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USA: ATTESA PER IL PIL, LA BORSA CREDE ALLA SVOLTA

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(ANSA) L’ attesa non è di quelle da fiato sospeso ma, tra 24 ore, l’ economia americana potrebbe salutare, almeno per un trimestre, il ritorno al clima festoso degli anni novanta. Archiviata una crescita del prodotto interno lordo pari al 3,3% nel secondo scorcio dell’ anno, gli Stati Uniti – corroborati da una ripresa iniziatasi nello scorso marzo – aspettano con malcelato ottimismo che il Dipartimento del Commercio comunichi giovedi’ alle 14:30 ora italiana i dati per il terzo trimestre del 2003 considerato – da analisti ed esperti – il momento della svolta.

Dopo la recessione vissuta nel 2001 e la stagione di scandali abbattutasi su Wall Street nel 2002, a giudizio delle banche d’ affari e dei loro ricercatori, è giunto il tempo del rilancio, condotto ad un ritmo di crescita che – con rare eccezioni – tutti considerano non inferiore al 4%, con puntate oltre il 6%.

A guidare l’ esercito dei fiduciosi è la società finanziaria Goldman Sachs la quale, dopo avere a lungo sostenuto come il Pil per il quarto trimestre dovesse crescere intorno ai cinque punti percentuali, ha rotto ogni indugio individuando un balzo non inferiore al 6,5% superando così le stime presentate da Thomson Global Market la quale – stilando una media delle previsioni rilasciate dalle principali società finanziarie e banche d’ investimento degli Stati Uniti – ha scodellato una crescita del prodotto interno lordo pari al 6,2%.

Stime – senza considerare, poi, la previsione di Wells Fargo, sicura di un incremento al 7% – capaci di rimandare l’ economia americana indietro nel tempo, alla fine del 1999 quando mise a segno l’ ultimo trimestre di forte progresso prima del rallentamento segnato dallo scoppio della bolla di Internet.

Tuttavia, nonostante l’ entusiasmo, una crescita trimestrale di oltre il 6%, non dovrebbe essere replicato nel prossimo futuro. Secondo gli stessi addetti ai lavori, dopo i picchi del trimestre, l’ economia statunitense dovrebbe continuare a salire ma ad una velocità più contenuta. Il 6%, infatti, dovrebbe scolorare in un 3,5%-4% nell’ ultimo spicchio dell’ esercizio fiscale prima di attestarsi ad un 3,5% nei primi tre trimestri del 2004.

Numeri, comunque, di estremo rilievo destinati a sancire il rientro in carreggiata dell’ economia a stelle e strisce – grazie alla concomitanza di tre fattori come i tagli al fisco decisi dall’ Amministrazione Bush, i tassi di interesse contenuti e la debolezza del dollaro – su cui potrebbe pesare una sola ombra: il mercato del lavoro.

Malgrado il recente contenimento sotto le 400.000 unità delle richieste di sussidio di disoccupazione settimanali, il lavoro appare come la variabile in grado di trasformare una ripresa piena e soddisfacente un una ripresa buona ma a metà.

“Il grande fattore di rischio – spiega al sito della rete televisiva Cnbc, l’ economista di Goldman Sachs, Ed McKelvey – é il mercato del lavoro e la sua capacità di entrare in gioco per cementare il rilancio in corso. L’ occupazione – aggiunge – non è un indicatore dominante ma è la colla” che permette di mantenere saldo il percorso di ripresa.

Non a caso, pur mostrandosi ottimista, la Business Roundtable, l’ associazione che raggruppa i numeri uno delle prime 150 società dell’ Unione, ha presentato previsioni meno brillanti. Contrariamente alle stime degli analisti delle banche d’ affari, i capitani d’ industria appaiono più misurati, indicando un prodotto interno lordo al 3,3%, comunque superiore al 2,3% indicata nel precedente sondaggio dello scorso luglio.

Sulla svolta e sulla bontà della marcia dell’ economia statunitense depone, infine, la decisione della Federal Reserve, di lasciare invariato il costo del denaro al livello più basso dal 1958. Una soglia – è stato detto – destinata a reggere a lungo, il che continuera’ a fornire linfa alla ripresa ormai avviata.(ANSA)