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USA 9/11: OBAMA, DIFENDERO’ L’AMERICA

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Non dimenticare. Sembra questo l’imperativo nell’anniversario dell’11 settembre. E coniugare il ricordo con la svolta rappresentata dall’elezione di Obama. Per l’ottava volta New York e gli Stati Uniti si sono stretti nuovamente nel ricordo delle vittime. Ma la voglia di andare avanti è forte.

Il presidente Obama usa parole nette per assicurare agli americani che l’impegno non è scemato: “Difenderò l’America, nessuna esitazione contro Al Qaeda”. La routine del cerimoniale è la stessa degli ultimi anni. A New York questa notte si sono accesi i grandi fari azzurri puntati al cielo, per disegnare sulla skyline della città il profilo delle torri gemelle abbattute dai kamikaze. E questa mattina, a Ground Zero, nella consueta cerimonia in memoria delle 2.752 vittime, sono stati posati dei fiori nelle due vasche quadrate, il simbolo delle torri. La cerimonia, alla presenza del vice presidente americano Joe Biden e dal sindaco della città Michael Bloomberg, è stata punteggiata da quattro momenti di silenzio, scanditi dal suono di campane per ricordare i momenti dell’impatto dei due aerei dirottati e il momento in cui gli edifici sono crollati.

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Le parole di Obama. Il presidente Barack Obama, con la moglie Michelle al Pentagono, ha ricordato con un minuto di silenzio le vittime dell’impatto del terzo dei quattro aerei dirottati da Al Qaeda. E poi un breve discorso: “Gli anni che passano non diminuiscono la pena. Per la difesa della nostra nazione non avremo esitazioni nel perseguire Al-Qaeda e i suoi alleati estremisti”. In contemporanea a Ground Zero, la lettura dei nomi delle 2,752 persone uccise nell’attentato. La quarta cerimonia ufficiale è invece in Pennsylvania, dove si schiantò il quarto aereo, dopo una rivolta dei passeggeri contro i dirottatori. Il jet era diretto contro la Casa Bianca.

Il giallo degli spari sul Potomac. Proprio in contemporanea con l’orario fissato per le commemorazioni (le 15, come 8 anni fa), a Washington si è diffuso l’allarme per la notizia, riportata da Cnn, che la Guardia costiera aveva sparato contro una imbarcazione sospetta. Nell’audio diffuso dalla Cnn si sentono le autorità marittime intimare alla barca di rallentare, “altrimenti spariamo”. Poi, riferisce la tv, “sono state sparate almeno dieci raffiche. Una misura senza precedenti” motivata, spiegano i giornalisti, “dalla delicatezza dell’anniversario”. Più tardi l’Fbi ha riportato la smentita della Guardia costiera, che nega di aver sparato su alcuna imbarcazione e sostiene che si trattasse di una “esercitazione”. La Cnn commenta: “Abbiamo le registrazioni delle conversazioni tra polizia e guardia costiera e la polizia non sembrava sapere che si trattasse di un’esercitazione. Quel che sappiamo è che quando il presidente è in giro c’è un sacco di gente armata e nervosa. Cos’altro e chi altro non sapeva?”.

Le polemiche. A New York tuttavia l’attenzione è soprattutto per i ritardi nei lavori di ricostruzione a Ground Zero. I cinque grattacieli che avrebbero dovuto prendere il posto del Wtc ancora non ci sono, e del più importante, la Freedom Tower, si comincia a vedere lo scheletro d’acciaio dei primi piani, ma servono gli occhi del direttore dell’autorità portuale di New York e New Jersey Chris Ward per vedere “un senso di rinascita”. Per tutti gli altri newyorchesi Ground Zero sembra congelata nel tempo, e i mille operai al lavoro nel cantiere.

Un sondaggio della Quinnipiac University condotto il mese scorso suggerisce che più della metà dei newyorchesi è convinta che la ricostruzione proceda male. Il sessanta per cento non crede che la Freedom Tower, alta 1.776 Piedi in memoria delle 1.776 Vittime del Wtc, sarà costruita entro i termini previsti.
Garbugli politici, complicazioni nella realizzazione e la recessione economica hanno allungato i tempi e gonfiato i costi.

“Ricordando un futuro di cui molti hanno (ancora) paura”, è il titolo del New York Times, secondo il quale all’indomani degli attacchi dell’11 settembre, molti newyorkesi vedevano un futuro cupo, che non è ancora stato superato. Per il Washington Post, invece, gli attentati “sono un ricordo troppo lontano per i teenagers”, otto anni dopo, sono già diventati pagine dei libri di storia, per una generazione troppo giovane per ricordarsene.

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