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(WSI) – Il dossier Unipol-Bnl non è ancora definitivamente chiuso, ma la compagnia assicurativa è pronta a mollare gli ormeggi per salpare verso acque meno agitate. «Abbiamo intenzione di proseguire nella linea intrapresa per cercare soluzioni idonee alla tutela degli interessi della società, degli azionisti e dei partner», si legge nel comunicato successivo al cda di ieri. «È la prima volta che in una nota ufficiale non si ribadisce esplicitamente la volontà di proseguire nell’Opa su Bnl», spiega una fonte vicina a Bologna.
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Insomma, sono in molti a pensare che sia giunta l’ora di rinunciare alla scalata sulla banca romana e di cercare la exit strategy migliore per ottimizzare l’investimento. E per quanto riguarda le risposte da presentare a Bankitalia dopo il no all’Opa, il cda non avrebbe nemmeno discusso le cosiddette controdeduzioni, che entro questa sera verranno depositate a Via Nazionale. «La risposta alla Banca centrale è un atto dovuto – hanno spiegato le stesse fonti – Di certo non verrà introdotta alcuna modifica sostanziale; al più si potrebbe rimodulare qualche passaggio».
In altre parole in Via Nazionale verrà recapitato un documento molto soft che ha tutte le caratteristiche per essere nuovamente respinto. Anche perché i rilievi mossi da Bankitalia non riguardano soltanto l’aspetto patrimoniale (sanabile solo qualora i partner finanziari di Unipol fossero disposti a mettere sul piatto ulteriori mezzi finanziari), ma investono anche aspetti relativi alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto i manager e la società stessa, indagata per responsabilità oggettiva nella vicenda Antonveneta. Ecco perché la compagnia avrebbe deciso di non muovere, per ora, altre pedine né di correggere in termini sostanziali la sua offerta fino alla pronuncia definitiva di Bankitalia. Solo a quel punto i vertici dell’istituto prenderebbero una decisione: ricorrere al Tar o azzerare tutto, uscendo col minor danno possibile.
In quest’ultimo caso, la soluzione naturale potrebbe essere la cessione della quota in Bnl (ma a caro prezzo) al Bbva. Se Unipol non potrà procedere all’offerta sarà tenuta a ridurre la partecipazione detenuta direttamente e/o attraverso accordi con partner finanziari (tra cui Nomura, Deutsche Bank, Carige e quattro società cooperative) al di sotto della soglia del 30 per cento. La compagnia detiene il 14% di Bnl, ma gli accordi che la legano agli altri soggetti, farebbero lievitare la partecipazione complessiva al 51 per cento.
La quota Unipol potrebbe diventare, dunque, oggetto di trattativa qualora ci fossero altri player interessati alla partita. La questione dovrebbe essere al centro del cda di Bnl, previsto per oggi. In ogni caso, tutte le indicazioni portano verso gli spagnoli del Banco Bilbao, pronto a tornare all’attacco sull’istituto di Via Veneto. Comunque, Unipol non rinuncerà a crescere nel mercato bancario (in cima alla lista ora c’è Mps). Lo ha sottolineato ieri il presidente di Legacoop, Giuliano Poletti, spiegando che la compagnia andrà avanti con o senza Bnl.
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