Sembrava il momento dei bancari, ma almeno per il momento il mercato ha deciso di prendersi una pausa di riflessione. A rovinare tutto ci ha pensato il Nasdaq che prima è scivolato a ridosso di 1.770 punti e poi non è riuscito a trovare la forza necessaria per rimbalzare.
Per il Mib30 un nulla di fatto. Trainato inizialmente dai principali istituti di credito italiani l’indice domestico prima si è portato a ridosso di quota 33.500 punti, livello che aveva ostacolato il movimento ascendente già nel dicembre 2001, per poi scivolare nuovamente, condizionato dall’andamento negativo di Wall Street, a ridosso dei 32.600 punti.
Il primo trimestre dell’anno è stato un periodo veramente duro per il sistema creditizio italiano costretto a ingenti accantonamenti per fronteggiare l’esposizione verso l’Argentina e verso alcune società in dissesto finanziario. Quel periodo grigio, però, sembra ormai superato.
Archiviato “l’effetto Argentina”, infatti, sul settore bancario si è scatenata una vera e propria corsa agli acquisti, grazie anche all’upgrade di Merrill Lynch. La Banca d’affari americana, infatti, ha comunicato nei giorni scorsi di aver alzato il peso sulle banche italiane da “neutral” a “overweight”.
Secondo Merrill Lynch gli istituti di credito domestici beneficeranno del favorevole scenario europeo sul fronte dei tassi di interesse e del clima più sereno dopo le difficoltà legate al Sudamerica e al caso Enron. Dopo giorni di “ordinaria follia”, però, i titoli bancari hanno deciso di prendersi una pausa di riflessione.
Nella così detta “trading list” del settore bancario, comunque, spiccano i nomi di Unicredito e IntesaBci. La prima dopo aver testato più volte il supporto posto in area €4,70 si è spinta con forza al rialzo superando l’importante livello grafico posto a quota €5 e raggiungendo il primo obiettivo individuabile a quota €5,15 (29 marzo).
Successivamente il titolo ha effettuato un veloce movimento di pull-back e ora si trova a ridosso dell’ex resistenza (neo-supporto) posta a quota €5. La tenuta di quest’ultimo livello consentirebbe al titolo di riprendere il precedente movimento ascendete e di sferrare un nuovo attacco a quota €5,15, livello al di sopra del quale si aprirebbero ampi margini di ascesa in direzione di 5,30-5,35 prima e di quota €5,50 successivamente.
I primi segnali di debolezza, invece, arriveranno dal cedimento di €5-€4,90; in tal caso, infatti, le quotazioni di Unicredito potrebbero scivolare in direzione del supporto a €4,70, il cui eventuale cedimento introdurrebbe i corsi al test di €4,60-4,55 (media mobile a 40 giorni). I livelli critici, comunque, rimangono lontani e soltanto una discesa dei prezzi al di sotto di €4,45-4.40 comprometterebbe definitivamente il trend rialzista in atto dai minimi del 21 settembre.
Si divide, invece, il giudizio degli analisti su IntesaBci. Per Credit Lyonnais, infatti, il rating rimane “reduce”; Morgan Stanley, invece, ha alzato il rating da “equal weight” a “overweight”. La Banca d’Affari americana ha ritoccato anche le stime sugli utili per azione incrementandole di circa il 15% sia nel 2002 (€0,21) sia nel 2003 (€0,28). Secondo gli analisti di Morgan Stanlay la nuova strategia di IntesaBci sarà incentrata su un taglio dei costi e su uno spostamento del “mix produttivo” verso la clientela italiana al dettaglio e le piccole e medie imprese. Questo consentirebbe all’istituto di credito italiano di cogliere i frutti di un lungo processo di ristrutturazione. Target price a €4,20.
Non sono dello stesso avviso, invece, gli analisti di Credit Lyonnais che vedono le azioni troppo care rispetto ai fondamentali della società. Confermando il rating “reduce”, dunque, la Banca d’affari francese consiglia di prendere profitto.
E l’analisi tecnica sembra “baciare” la tesi di Credit Lyonnais. Dopo aver raggiunto un massimo relativo a €3,63, infatti, il titolo ha disegnato una pericolosa figura di inversione ribassista, nota con il termine di “shooting star”, successivamente confermata dal cedimento di €3,45.
Il titolo ora potrebbe portarsi immediatamente a ridosso di quota €3,30. L’eventuale cedimento di quest’ultimo livello, se confermato in chiusura di seduta, farebbe scattare una serie di “stop and reverse” che potrebbero riportare i corsi in area €3,10. Una chiusura di seduta inferiore a tale supporto rappresenterebbe un pericoloso segnale di debolezza. In una siffatta ipotesi, infatti, il titolo potrebbe proseguire nel suo movimento correttivo andando a testare prima l’area di supporto a €2,90, media mobile a 40 giorni, e successivamente quota 2,80.
Anche per Intesa Bci, comunque, così come per Unicredito i livelli critici rimangono molto lontani. L’uptrend che trova origine nei minimi fatti registrare nel mese di settembre 2001 (€2,10), infatti, sarebbe compromesso soltanto da una improbabile discesa dei prezzi al di sotto di €2,45. La tenuta di €3,45-€3,40, al contrario, potrebbe consentire al titolo di sferrare un nuovo attacco alla resistenza posta a quota €3,70, livello al di sopra del quale si aprirebbero ampi margini di ascesa prima verso 3,85 e successivamente verso quota €4.
*Gabriele Petrucciani è analista finanziario indipendente di Milano.