(WSI) – Dopo sei mesi di tensioni, il presidente di Mediobanca Cesare Geronzi e l’amministratore delegato di UniCredit Alessandro Profumo tornano a parlarsi. L’incontro, programmato già da alcune settimane, è avvenuto ieri nel quartier generale di UniCredit a Milano. L’abbondante nevicata non ha impedito a Geronzi di realizzare una trasferta Roma-Milano che, evidentemente, non poteva essere rinviata. Da entrambe le parti, il clima della breve riunione (non più di un’ora) è stato definito «cordiale» e sarebbe servito per una disamina dei principali temi finanziari in agenda. A partire da quelli di carattere generale relativi a problematiche legate alla crisi finanziaria ed economica internazionale.Ma probabilmente non sono mancati gli argomenti legati all’attualità italiana, dal probabile intervento dello Stato nel capitale delle banche, al ruolo di Mediobanca nella ricapitalizzazione di UniCredit, fino ai giochi sul patto di sindacato di Piazzetta Cuccia che scade nel 2009.
I due banchieri hanno anche colto l’occasione dell’incontro per ribadire la smentita, già resa nota il giorno precedente su richiesta della Consob, all’ipotesi di una fusione tra UniCredit e Mediobanca. L’opzione dell’alleanza tra i due gruppi resta dunque confinata, per il momento, al dibattito tra i grandi soci dei due gruppi (e nei palazzi della politica a Roma). «Almeno in linea teorica non vedo motivi ostativi alla cooperazione fra la più grande banca retail italiana e la più grande banca d’affari del Paese. È un’ipotesi che ha senso», ha commentato ieri con l’agenzia AdnKronos Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Banco di Sicilia, azionista di UniCredit.
In ogni caso l’incontro tra Profumo e Geronzi, anche a prescindere dalle ipotesi su una futura alleanza tra i due istituti, rappresenta comunque una novità di indubbio interesse per i rapporti futuri tra i due istituti. Era da prima dell’estate, infatti, che i due banchieri non si incontravano a quattrocchi. A luglio, i rapporti si erano incrinati in occasione della riforma della governance di Mediobanca che aveva portato a un duro braccio di ferro, chiusosi poi con un sostanziale pareggio. Da allora, e per mesi, più nessun contatto tra i due banchieri. Neanche quando a ottobre, Mediobanca fu incaricata da UniCredit di gestire l’aumento di capitale da 3 miliardi finalizzato al rafforzamento patrimoniale del gruppo.
La ricapitalizzazione è partita lunedì scorso e, con ogni probabilità, non sarà sottoscritta dal mercato (dato il divario tra prezzo d’offerta e valore di mercato) e dunque scatterà la garanzia di Mediobanca, che poi collocherà obbligazioni convertibili di tipo cashes a una ristretta platea di investitori istituzionali (oltre alle Fondazioni azioniste di UniCredit, anche le stesse Mediobanca e Generali). In qualità di banca depositaria delle azioni sottostanti ai cashes, Piazzetta Cuccia avrà la nuda proprietà del 6,8% del capitale di UniCredit (senza diritto di voto) e per questo ha chiesto autorizzazione alla Banca d’Italia a superare la soglia del 5%. «Solo un fatto tecnico», hanno più volte ribadito negli ultimi giorni da Mediobanca. Non avendo di-ritti di voto, quelle azioni dunque non parteciperanno all’assemblea dei soci di UniCredit che a inizio maggio dovrà rinnovare l’intero consiglio di amministrazione e che vedrà il debutto dei nuovi soci libici che hanno rilevato quasi il 5 per cento.
Intanto, UniCredit approfitta del clima di tregua sui mercati per riprendere la normale attività di finanziamento. Ieri il gruppo guidato da Profumo ha lanciato un nuovo bond unsecured a 5 anni da un miliardo di euro (Aa3/A+/A+). L’emissione è avvenuta con uno spread di 210 basis points sopra il tasso Mid Swap di scadenza equivalente. Il bond con scadenza Gennaio 2014, offre cedola pari a 5,25% e prezzo di emissione di 99,708.
UniCredit Markets & Investment Banking e Societe Generale ricoprono il ruolo di joint bookrunners nel collocamento del prestito. L’operazione ha visto una larga partecipazione di investitori istituzionali: asset manager ( 44%), banche (46%) e società assicurative (10%). La domanda è arrivata principalmente da Germania ( 29%), Francia (27%), Italia (16%), UK/Irlanda (12%).
Copyright © Il Sole 24 Ore. All rights reserved