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Unicredit-Libia: la love story araba potrebbe avere nuovi risvolti

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“Unicredit potrebbe parlare ancora più arabo”. E’ quanto scrive oggi ‘Mf’ affermando che i legami tra la banca di piazza Cordusio e Tripoli, già complessivamente socia al 7%, potrebbero ulteriormente rafforzarsi con l’ascesa di questa fino a sfiorare il 10% del capitale dell’istituto guidato da Alessandro Profumo.

L’ascesa potrebbe avvenire attraverso la Libyan investment authority: il fondo sovrano libico, già azionista con una quota poco superiore al 2%, potrebbe portarsi al 4,99%, la soglia massima consentita dalla Banca d’Italia senza necessità di autorizzazione, con un esborso, ai prezzi attuali, (ieri 2,095 euro per azione) di circa 1,2 miliardi di euro.

Fonti definite “molto addentro” Unicredit hanno accolto l’ipotesi, sempre secondo quanto riportato da Mf, con un “vedremo”. Unicredit, unica banca straniera, ha appena ottenuto dalla Libia la licenza bancaria per operare nel Paese.

La concorrenza della Britannica HSBC è stata superata e Profumo si appresta ad aprire una banca di diritto libico con il 49% del capitale riservando il 51% a investitori locali.

Al momento, a contar bene, circa il 12% del capitale di Unicredit è di matrice araba, sommando alla quota detenuta dal governo di Gheddafi il 4,9% in mano allo sceicco di Abu Dhabi: ma tutto questo provocherà sicuramente degli attriti tra i soci storici che insieme cumulano una partecipazione del 12% circa.