Alessandro Profumo sempre più nell’occhio del ciclone per la questione libera.
Secondo quanto riportato da Mf-Dj, il caso Libia sta mettendo infatti a dura prova le relazioni al vertice di Unicredit e i rapporti tra l’a.d., Alessandro Profumo, e i grandi azionisti italiani. Questi ultimi, secondo quanto si legge sui principali quotidiani, avrebbero chiesto al banchiere di fermare l’avanzata dei fondi del governo di Muammar Gheddafi che hanno ormai assunto una posizione da primo socio con circa il 7,5% del capitale, un compito che Profumo – scrive il Corriere della sera – non intende o non puo’ assumersi.
E intanto arriva la dichiarazione di Andrea Comba, presidente della Fondazione torinese Crt, azionista in Unicredit con il 3,3%. “Noi siamo stati storicamente i più fedeli alla linea di Profumo, anche a costo di gravi sacrifici per la Fondazione Crt. Occorrerà verificare in assemblea dove parteciperemo se il suo operare è stato più o meno conforme ai nostri interessi”.
In ogni caso è innegabile, secondo le indiscrezioni, che l’ad Profumo sia ormai sotto pressione per l’ascesa dei libici nel capitale della banca.
Comba spiega, a proposito del ruolo delle fondazioni, che “c’è un aspetto di natura legislativa che raramente viene messo nella giusta evidenza e che invece determina il nostro comportamento: l’incompatibilità tra l’essere membro delle fondazioni e la partecipazione al consiglio di amministrazione della banca conferitaria. Il punto fondamentale è questo”.
“Noi – aggiunge- non possiamo minimamente intervenire nella gestione di Unicredit proprio perchè c’è questa separazione di origine legislativa, stabilita dalle legge Ciampi. Quindi davanti a queste preclusioni (nei confronti dei libici, ndr.) le fondazioni possono fare, ma non molto”.
Lo scorso 6 settembre il numero uno dell’istituto di Piazza Cordusio si è difeso I soci libici, ha precisato, “hanno scelto in autonomia di aumentare le loro quote, non sono stato io a sollecitarli”. Il riferimento è stato per l’appunto all’oggetto della polemica in corso, scatenatasi nel momento in cui Lybian Investment Authority ha comunicato alla Consob di aver superato in Unicredit la soglia del 2% del capitale (2,07%), quota che va ad aggiungersi al 4,98% gia’ in mano alla Banca Centrale libica.
(Art. in fase di scrittura)