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UNICREDIT CAPITALIA OTTIMA MERGER MADE IN ITALY

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La fusione da 100 miliardi tra Unicredit e Capitalia è praticamente già pronta ed il piano potrebbe essere chiuso e consegnato ai soci per l’approvazione questa sera o al massimo domani mattina. Poi, domani, a mercati chiusi potrebbe essere data comunicazione della convocazione per domenica dei cda straordinari delle due banche. Anche se l’accelerazione dell’operazione registrata negli ultimi giorni potrebbe modificare il calendario, nel senso di anticipare l’annuncio al mercato, tanto da ipotizzare una sospensione dei titoli già domani mattina.

“Finchè non si firma non si può mai dare per certa la conclusione dell’accordo”, sottolineano fonti finanziarie vicine al dossier, mostrando tuttavia ottimismo ormai sull’esito dell’accordo e mettendo in evidenza come al momento si stia ancora trattando soprattutto sul nodo Mediobanca e sull’eventualità di cedere la quota romana in Piazzetta Cuccia.

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Se il sacrificio della quota può essere digerito nell’ottica di mantenere lo status quo nella galassia finanziaria del Nord su come indirizzare la partecipazione c’è ancora qualche dubbio, anche se sarebbe stata definitivamente scartata l’ipotesi di cessione a Intesa Sanpaolo o al ‘gruppo francese’ azionista di Mediobanca. Si cerca in ogni caso di mantenere inalterata la quota complessiva in mani italiane per non rischiare di servire un atout ai soci d’Oltralpe per rovesciare gli attuali equilibri. Si starebbe quindi lavorando per attribuire le quote ad altre banche (tra cui le popolari) o, secondo le stesse fonti finanziarie, alle Fondazioni (Cariverona e Crt in particolare).

Tutto sarà comunque composto a brevissimo termine visto che sono stati convocati per mercoledì 23 maggio l’assemblea del patto di Mediobanca e il cda. La prima servirà, tra l’altro per adeguare lo statuto alla nuova governance dualistica. Il board servirà invece per convocare l’assemblea dei soci entro fine giugno, con ogni probabilità il 29. Ma le riunioni serviranno comunque anche a fare il punto sull’effetto che produrrà l’aggregazione tra Unicredit e Capitalia sugli equilibri di Piazzetta Cuccia, di cui sarà garante lo stesso Cesare Geronzi, per il quale è pronta la carica di presidente del consiglio di sorveglianza di Mediobanca, nonchè quella di vice presidente della nuova banca che nascerà dall’unione tra i due principali azionisti di merchant bank milanese.

Anche oggi sono intanto proseguiti i contatti sul fronte dell’aggregazione, soprattutto sul versante romano dopo i vertici di ieri a Milano. A Via Minghetti si sono recati Roberto Colaninno, componente del Patto e consigliere di Capitalia e nel tardo pomeriggio Claudio Costamagna, il consulente per le alleanze strategiche nominato appena pochi giorni fa. In ogni caso i soci forti dell’istituto romano, consultati nelle ultime ore, avrebbero già dato un orientamento favorevole all’operazione. Anche Abn Amro non ostacolerebbe l’operazione sebbene, per ragioni di opportunità vista la sua posizione di fronte alle due offerte concorrenti, di Barclays e Rbos-Santander potrebbe astenersi.

Se la banca spagnola di Emilio Botin dovesse conquistare la banca olandese potrebbe guadagnare una posizione importante anche nel futuro azionariato della nuova banca, soprattutto se all’8,6% portato in dote da Abn potrà sommare la partecipazione già dichiarata (2%) e quelle di cui viene accreditato.
A prescindere dall’orientamento degli olandesi, nella riunione del Patto capitolino non troverebbe comunque ostacoli l’approvazione del progetto. Un piano che intanto ha preso forma.

Secondo quanto si è appreso dovrebbe trattarsi di una fusione per incorporazione della banca romana in quella milanese con una operazione carta contro carta che valutando l’istituto di via Minghetti un quarto della nuova realtà bancaria consentirà ai soci capitolini di esprimere fino a cinque consiglieri nel board della nuova banca, che dovrebbe rimanere con l’attuale numero di rappresentanti.

La realtà nata dalla fusione delle due banche non prevede una governance duale, anche perché su questo punto sarebbe molto netta la posizione di Alessandro Profumo e non sarebbe prevista la definizione di un patto di sindacato. A Cesare Geronzi dovrebbe essere affidata appunto la vicepresidenza del colosso. Il modello operativo dovrebbe essere ispirato ad una divisionalizzazione delle attività anche se Banca di Roma e Banco di Sicilia dovrebbero mantenere autonomia di marchio e di sede. Unica concessione territoriale per un’operazione che consente a Profumo di sfiorare i 10 mila sportelli in Europa.

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Unicredit-Capitalia, l’ora dei consigli

Si riuniranno domenica. Geronzi alla vicepresidenza con deleghe sulle partecipate

MILANO — Il piano è pronto. Oggi verrebbe illustrato dai vertici a Bankitalia, Consob e governo. Domenica si terrebbero in via straordinaria patto e consiglio di Capitalia e il board di Unicredito. Subito dopo in una conferenza stampa congiunta Alessandro Profumo e Cesare Geronzi illustrerebbero la fusione.

UniCapitalia, la nuova superbanca che con 100 miliardi di capitalizzazione sarebbe la seconda in Europa dopo Hsbc, potrebbe dunque nascere in tempi brevi. Attraverso un’offerta pubblica di scambio a valori rispetto ai quali la Borsa si è già allineata, con un rialzo di Capitalia in sette giorni superiore al 17%: anche ieri il titolo di Piazza Cordusio ha perso leggermente (0,40%) portandosi a 7,48 euro, mentre le azioni romane sono salite dello 0,65% a 7,91. Sempre fra scambi compresi fra il 2 e il 3% del capitale per ciascun istituto.

L’accelerazione degli ultimi giorni, testimoniata dal vertice che si è tenuto ieri a Roma fra il presidente di Capitalia Geronzi e il consulente Claudio Costamagna, dovrebbe aver portato ormai a un quadro abbastanza definito dell’operazione. Unicredito acquisirebbe Capitalia valorizzandola circa 8 euro ad azione, il modello sarebbe quello federale: il gruppo si chiamerebbe Unicredit e verrebbero conservati i marchi. Gli analisti si esercitano da giorni nelle possibili sinergie e l’orientamento oscilla fra i 700 milioni e 1 miliardo di euro. Per quanto riguarda la governance (che resterebbe tradizionale) si andrebbe verso la conferma dei rumor che circolano da tempo: nel nuovo supergruppo Profumo sarebbe l’amministratore delegato, il tedesco Dieter Rampl (Hvb) resterebbe presidente e a Geronzi andrebbe la vicepresidenza con delega sulle partecipazioni, incarico che potrebbe probabilmente essere affiancato dalla presidenza del futuro consiglio di sorveglianza di Piazzetta Cuccia. Nel board di Uni- Capitalia entrerebbero infine 4 o 5 componenti romani.

Per Matteo Arpe sembra invece profilarsi l’uscita: secondo i rumors resta da vedere se il passo avrà luogo prima o dopo i consigli che daranno vita alla superbanca. Il «golden boy» apprezzato dalla City (che si dice possa essere la sua prossima tappa) non avrebbe ancora preso una decisione. Raggiunto in tarda serata telefonicamente Arpe ha dichiarato: «L’attenzione oggi è su temi più rilevanti. La mia posizione è dunque secondaria e non è oggetto di alcun negoziato».

La superbanca sarebbe una public company. Sulla base di stime che tengono conto delle dimensioni dei due istituti (Unicredito capitalizza oggi 80 miliardi, Capitalia 20) e del possibile valore di scambio, i maggiori azionisti resterebbero quelli di Piazza Cordusio, le fondazioni, che si diluirebbero di poco rispetto a oggi: Cariverona, Crt e Carimonte avrebbero in portafoglio rispettivamente circa il 4%, il 3,8% e il 3,5%. Munich Re sarebbe più o meno allineata al 3,8%, Allianz avrebbe il 2,5% e Abn Amro l’1,7%. Complessivamente ciò che oggi è compreso nel patto Capitalia, che andrebbe a sciogliersi, si diluirebbe nel capitale del supergruppo da circa il 30 al 6% circa.

Così, mentre da Roma arrivano ulteriori via libera (il ministro per lo Sviluppo economico Pierluigi Bersani ha detto che i consolidamenti bancari «sono sempre benvenuti se hanno l’obiettivo di prestare servizi migliori»), l’aggregazione sembra procedere verso il traguardo senza ostacoli. Qualche interrogativo ieri l’ha destato la notizia che Intesa-Sanpaolo nei giorni scorsi ha superato il 2,5% di Unicredito. Un segnale? L’altra superbanca entra nella partita? Sembra proprio di no. Si tratterebbe di operazioni di trading realizzate dalla controllata Caboto che prevederebbero il rientro nel giro di un paio di settimane. Sergio Bocconi Governance tradizionale e modello federale. Tre i marchi: Unicredit al Nord, Banca Roma al Centro, Banco Sicilia al Sud Oggi i vertici del nuovo istituto illustreranno il piano a Bankitalia, alla Consob e al governo.

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