Società

UNA TELE-LEZIONE DALLA CINA ROSSA

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

La Cina, ancora ufficialmente comunista, ci dà una lezione nel campo delle utility e nel lancio in Borsa di nuove imprese.

Il ministro delle Comunicazioni Wu Jichuan annuncia che China Telecom, la compagnia statale che organizza un po’ più del 50 per cento della telefonia fissa, sarà divisa in due per ridurne la posizione dominante sul mercato, promuovere la concorrenza tra operatori (sia pure in aree diverse) e confrontare così costi di gestione, tariffe e qualità del servizio.

Nella parte nordoccidentale continuerà a operare China Telecom, con il 33 per cento del mercato nazionale, l’altro troncone, fuso in ChinaNetcom con una compagnia di trasmissione di dati a lunga distanza, opererà nel resto del Nord sul 17 per cento del mercato. Le due nuove compagnie saranno portate in Borsa, a Hong Kong e a New York, per una parziale privatizzazione.

Le due ipo dovrebbero raccogliere tra i 3 e i 5 miliardi di dollari, in un periodo in cui a Londra falliscono pure operazioni minori come quella di Hmv e di Punch Tavern. Ovviamente giganti come China Telecom e ChinaNetcom, non sono paragonabili a una società di pub come Punch Tavern, che peraltro assicura un reddito garantito e libero dalle fluttuazioni del ciclo economico.

Intanto compagnie come Deutsche Telekom, Télécom France e BT vedono cadere i loro titoli. Mentre l’impero di WorldCom si sfalda. Le imprese troppo grosse nel campo delle telecomunicazioni possono rivelarsi fonte di diseconomie anziché di economie di scala.

Certo la Cina ha un miliardo di abitanti e il 50 per cento del suo mercato copre uno spazio potenziale di 500 milioni di persone, più dell’intera Unione europea.

Ma la densità di linee di telefonia fissa della Cina è di 25 su 100 famiglie, contro il 130 per cento degli Stati Uniti e il 100 per cento dell’Italia, che ha poi un’impressionante dotazione di telefoni mobili. E il fatturato telefonico cinese è quello di un paese con un pil di metà di quello italiano.

Sicché le due nuove compagnie telefoniche sono meno grandi delle compagnie che dominano sui nostri mercati che sino a due anni fa venivano considerati di dimensioni non adeguate. Insomma la Cina ci dà una lezione.

Copyright © Il Foglio