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UNA SOLA RICETTA: MENO TASSE

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(WSI) – I primi incontri per il varo del decreto legge sul rilancio della competitività si sono risolti in un nulla di fatto. La bozza del governo, elaborata dal ministro Antonio Marzano, con un pulviscolo di norme e interventi che ricordano lo stile compromissorio degli anni 80 non è riuscito a convincere nessuno fra i membri del governo, forse perché ciascuno si aspettava qualcosina di più per il proprio ministero. E neanche il presidente del Consiglio ne è rimasto convinto, forse perché è difficile capire, per chi non ha perduto il rapporto con la realtà, come si possa imprimere competitività all’economia di mercato, mediante un decreto legge.

Ora la discussione riprenderà, con un nuovo testo, predisposto dal ministro dell’Economia. La Confindustria, che è il principale interlocutore del governo, non è di molto aiuto. Forse perché la decisione del governo di intervenire nasce soprattutto dai tanti e fumosi dibattiti promossi dalla stessa Confindustria. Moltissimi imprenditori nei convegni sono maestri nello spiegare perché c’è il declino e perché occorre accrescere la competitività. Ma se si passa alla prosa dei rimedi, l’elenco ricorda in modo desolante le cattive abitudini della cosiddetta Prima repubblica.

Al titolo “concentrare le risorse sulle priorità vere”, segue, nei documenti confindustriali, un elenco molto vasto di misure e misurine, che riguarda ogni specie di riduzione particolare di imposte e aumenti di spese. E l’elenco delle “priorità vere” non contempla più quella che pareva la maggior priorità, sino a pochi mesi fa, cioè la ricerca scientifica e tecnologica. Adesso, nell’elenco c’è la riduzione dell’Ici sui capannoni industriali e la riforma dell’Enit, allo scopo di rilanciare il turismo.

Per il Mezzogiorno, accanto agli sgravi contributivi per i neo assunti, spunta la richiesta di un costo dell’energia elettrica più basso: come se l’elettricità non fosse un bene di mercato. Il rilancio della competitività non è una questione di cui possa occuparsi un governo, con politiche concertate. Riguarda essenzialmente le imprese. Il governo può fare però una cosa fondamentale. Ridurre le aliquote delle imposte sulle imprese, compensando la riduzione con il taglio di sovvenzioni prive di senso. Lo aveva sostenuto pure Luca Cordero di Montezemolo, quando era stato da poco eletto presidente della Confindustria e non aveva ancora imparato le noiose abitudini della concertazione.

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