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UNA RIPRESA ”BURRO E CANNONI”

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Nel secondo trimestre il ricostituente «burro e cannoni» ha ridato un po’ di tono all’economia statunitense. A tirare la crescita del prodotto lordo è stato soprattuto il forte incremento dei consumi di beni durevoli e il boom (in tutti i sensi) della spesa pubblica per gli armamenti che ha fatto segnare un tasso di crescita di quasi il 46%, come non accadeva dai tempi della guerra in Corea. Wall street, però, non ha reagito con euforia ai dati della crescita superiore al previsto che, secondo alcuni analisti, potrebbe segnare l’inizio della tanto attesa ripresa. Quello che sembra preoccupare di più è la scarsa qualità della crescita. La reazione positiva dei consumatori Usa nel secondo trimestre è infatti il risultato di due elementi abbastanza irripetibili. Uno psicologico, legato alla «fine» della guerra in Iraq; l’altro finanziario, conseguente la politica espansiva della Fed sul fronte dei tassi di interesse. Certo, la Fed può manovrare unicamente sul fonte dei tassi «a breve», però per parecchi trimestri la discesa dei rendimenti sui Fed funds (che influenzano e non poco le vendite rateali) è stata accompagnata da una diminuzione altrettanto rapida dei tassi a medio-lungo periodo. Il tutto creando condizioni favorevoli agli investimenti delle imprese (pochi, vista l’abbondanza di capacità produtiva non utilizzata) e anche agli investimenti nel settore immobiliare che, grazie anche al tracollo dei mercati borsistici, ha vissuto una delle fasi più favorevoli del dopoguerra.

Ma la riduzione dei tassi sui mutui ha prodotto anche un altro effetto: grazie alla rinegoziazione con le banche di precedenti mutui, milioni di statunitensi si sono messi in tasca molto denaro utilizzato per matenere il livello dei consumi o, molto più spesso, a pagare le rate delle assicurazioni sulla sanità. Insomma, ci si indebitava sul lungo periodo per consumare nel breve periodo. Ora questa possibilità si sta esaurendo: i rendimenti stanno risalendo (e questo spiega anche la ripresa delle quotazioni del dollaro) e anche i tassi sui mutui crescono.

Certo, Bush ha iniettato nel sistema una nuova droga, i tagli fiscali per sostenere la domanda, ma le possibilità di consolidamento della ripresa sono tutte legate alla ripresa del processo allargato di riproduzione e a una nuova fase di crescita dell’occupazione. Le imprese un po’ hanno ripreso a investire. In particolare in sistemi informatici avanzati che favoriscono forti incrementi di produttività, ma non dei salari e tanto meno di occupazione, tanto che l’emorragia dei licenziamenti, come hanno confermato i dati di ieri sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, non accenna a diminuire. E questo significa che anche in presenza di alleggerimenti fiscali, la domanda per consumi nei prossimi potrebbe indebolirsi allontanando la ripresa.

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