Società

UNA RAPINA
A LAVORATORI
E IMPRESE

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(WSI) –
«Questa è soltanto una rapina». Andrea Pininfarina, vicepresidente della Confindustria, ci tiene a ricordare che lui non ama ricorrere a espressioni così forti. Ma questa volta – aggiunge – non può farne a meno. Di fronte ad una Finanziaria che delude profondamente le attese del sistema delle imprese, «che, con il furto del Tfr, mette le mani nelle tasche dei lavoratori e delle imprese», che contraddice «la strategia virtuosa» contenuta nel Dpef, che allo sviluppo preferisce il «galleggiamento e il mantenimento dello status quo», la bocciatura – dice – non può che arrivare in questo modo. «E non perché i ricchi non debbano pagare di più. Anzi, devono essere i primi a pagare. Ma devono sapere per cosa lo fanno, per quale obiettivo. Non si può chiedere di pagare per lasciare tutto com´è, privilegi compresi».

Questa doveva essere la Finanziaria per rilanciare la competitività delle imprese. L´asse portante è, come promesso, la riduzione di cinque punti del cuneo fiscale. Perché la Confindustria ne contesta l´efficacia?

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«Dirò di più: questa doveva essere la Finanziaria capace di coniugare il risanamento con lo sviluppo. Ma è assolutamente mancato il coraggio di fare delle scelte strategiche, che orientassero il Paese verso uno scenario virtuoso, come era stato scritto nel Documento di programmazione economica e finanziaria. Invece il governo ha ceduto malamente diventando ostaggio del vecchio modo di galleggiare».

Veramente il ministro dell´Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, si è detto “orgoglioso” di essere il padre di questa Finanziaria.
«È davvero sorprendente lo scarto che c´è tra le indicazioni contenute nel Dpef, e che noi avevamo apprezzato, e la Finanziaria varata venerdì dal Consiglio dei ministri. Lì c´era scritto che per riportare sotto controllo la dinamica della spesa nei quattro capitoli nevralgici, e cioè sanità, pensioni, pubblico impiego e trasferimenti agli enti locali, era necessario intervenire con riforme strutturali.

Di tutto ciò non c´è traccia nella Finanziaria, tutta giocata sull´aumento delle tasse. Il Dpef si è dimostrato l´ennesimo libro dei sogni. Di fronte a questo non riesco davvero a comprendere come il governo possa essere orgoglioso. A meno che non lo sia proprio per lo scarto clamoroso che c´è tra le linee di una strategia virtuosa e un risultato di così basso profilo…».

Comunque avete incassato la riduzione del cuneo fiscale. Cosa cambia per le imprese visto che la prima tranche arriverà solo a marzo?
«Siamo delusi, fortemente delusi, per come è stata fatta questa operazione. La riduzione del cuneo fiscale era stato il cavallo di battaglia della campagna elettorale. Doveva essere la misura dei primi cento giorni per dare una scossa alla ripresa. È vero che è stato mantenuto l´impegno, ma la prima tranche, appunto, scatterà solo a marzo del 2007 e la seconda addirittura a settembre. Cosa cambia per le imprese? Che beneficeranno nel 2007 solo del 58 per cento di quanto stimato. Questo è il risultato».

Il presidente Prodi, tuttavia, ha sostenuto che con questa manovra è ripartita la concertazione.
«Mi pare difficile poter parlare di un ritorno della concertazione. Davanti ad un tema, anzi ad un furto, come quello del Tfr, mi sembra una provocazione parlare di concertazione».
Il “furto”, come dice lei, semmai è stato fatto ai danni dei lavoratori dipendenti perché il Tfr non è altro che una forma di retribuzione differita.
«Certo che è stato fatto ai lavoratori e mi sorprende come un´operazione di tale natura possa avere l´avallo delle organizzazioni sindacali».

Ritiene che il trasferimento del 65 per cento delle quote di Tfr non destinate ai fondi possa definitivamente compromettere il decollo della previdenza complementare?
«Non c´è dubbio che questa accelerazione avrà effetti negativi. Più in generale i problemi riguarderanno soprattutto le piccole imprese che hanno più difficoltà nell´accesso al credito bancario e che hanno sempre usato il Tfr per il proprio autofinanziamento. Ma si rende conto che le compensazioni per le imprese arriveranno solo nel 2008 mentre il prelievo forzoso scatterà subito?».

La Confindustria potrebbe ritirare la sua firma dal vecchio accordo sulla riforma del Tfr?
«È un´ipotesi che a questo punto va presa in considerazione».

In questa partita sulla Finanziaria il sindacato appare come uno dei vincitori, gli industriali, dopo tante promesse, sono rimasti al palo. Mentre l´editoriale del Manifesto di sabato sosteneva che «questa volta l´ha spuntata Bertinotti». Cosa pensa?

«Penso che chi perde, questa volta, è la competitività dell´intero Paese. Se i sindacati ritengono di guadagnarci mandando a fondo il sistema delle imprese hanno fatto male i loro conti. Quanto a Bertinotti non faccio dietrologie. D´altra parte non credo che sia uno specialista di rapine mentre constato che è stata fatta».

Il vertice della Confindustria aveva scommesso sul governo Prodi. Ora siete delusi? E il patto per la produttività lanciato pochi giorni fa da Montezemolo che fine farà?
«Noi non abbiamo scommesso su nessuno, è ora di finirla con queste letture. Avevamo indicato le nostre priorità che sono state assunte nella campagna elettorale. Chi ha vinto le ha anche scritte sul Dpef, poi le ha abbandonate. L´esigenza del patto non svanisce, essendo drammatica la nostra perdita di competitività».

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