Società

UNA NUOVA CORSA ASIATICA
AL NUCLEARE?

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) –
La Corea del Nord ha effettuato il suo primo test nucleare, scatenando un’ondata di condanne da parte della comunità internazionale. Amy Goodman ne parla con il giornalista free-lance Tim Shorrock (‘The Nation’, ‘AlterNet’, ‘Asia Times’, ‘Mother Jones’…), che si occupa delle vicende Stati Uniti-Corea del Nord da oltre 20 anni.

Il test è stato effettuato alle 10:36 ora locale di lunedì mattina. Secondo le dichiarazioni di un ufficiale superiore statunitense, la Cina avrebbe ricevuto un avvertimento 20 minuti prima del test e a sua volta lo avrebbe riferito a Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. L’Istituto geologico statunitense ha comunicato di aver registrato una scossa sismica di magnitudo 4.2 della scala Richter nella penisola coreana.

Qualche minuto più tardi, l’agenzia di stampa ufficiale della Corea del Nord, la Korean Central News Agency (KCNA), ha reso noto che il test sotterraneo “è stato un trionfo” e “che non ha comportato nessuna dispersione di radiazioni”. L’agenzia lo ha definito “un evento storico, fonte di grande gioia per il nostro esercito e il nostro popolo”.

Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER

L’operazione ha suscitato dure condanne a livello internazionale. Gli Stati Uniti hanno definito il test un “atto provocatorio”. La Cina ha espresso il proprio “risoluto dissenso”, affermando che “si tratta di un gesto di sfida alla comunità internazionale”. Il primo ministro giapponese Shinzo Abe lo ha definito “un gesto imperdonabile” e ha dichiarato che la regione sta “entrando in un’era nucleare nuova e pericolosa “. Gli ufficiali militari della Corea del Sud hanno ordinato ai propri soldati di stare in allerta.

La settimana scorsa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva esortato la Corea del Nord a non effettuare alcun test, minacciando, in caso di rifiuto, conseguenze non meglio specificate. Pyongyang si è ritirata dal Trattato di non proliferazione nucleare nel 2003, rinunciando per un anno a partecipare a negoziazioni aventi lo scopo di arrestare le proprie ambizioni.

Il test effettuato cade in occasione del nono anniversario della nomina del leader Kim Jong Il a capo del Partito dei Lavoratori coreano. E arriva proprio un giorno prima dell’elezione del ministro degli esteri sudcoreano Ban Ki Moon a segretario generale delle Nazioni Unite.

AMY GOODMAN: Tim Shorrock è un giornalista indipendente, si occupa dei legami Stati Uniti-Corea da decenni. È in collegamento telefonico con noi dalla sua casa nel Tennessee. Benvenuto a Democracy Now!, Tim.

TIM SHORROCK: Grazie.

AMY GOODMAN: Potresti parlarci del significato di questo test nucleare?

TIM SHORROCK: Beh, si tratta di un evento di enorme rilievo per la Corea, per gli Stati Uniti e per tutti i paesi dell’estremo oriente, ma non credo sia stata una sorpresa per nessuno. Si sa che la Corea del Nord da anni sta sviluppando ordigni nucleari e sta cercando disperatamente di usare il suo plutonio e le sue armi per ottenere negoziazioni bilaterali e instaurare un nuovo legame, si dice, con gli Stati Uniti. Un paio di anni fa, i coreani hanno mostrato ad un gruppo di scienziati statunitensi che stavano producendo plutonio. Quindi, sappiamo che da tempo miravano a produrre armamenti, e alla fine l’hanno fatto. Questo fa della Corea del Nord l’ottava potenza nucleare del mondo (nota di WSI: in realta’ e’ la nona, dopo Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna, Israele, Cina, India e Pakistan) – il che rappresenta un balzo clamoroso, soprattutto nell’unica parte del mondo dove le armi nucleari sono state impiegate in una guerra.

AMY GOODMAN: Esiste qualche ragione per credere che ciò avrebbe potuto essere evitato?

TIM SHORROCK: Sì. Come ho detto, i nordcoreani hanno chiesto in tutti i modi possibili negoziazioni bilaterali con gli Stati Uniti, ma l’amministrazione Bush, sin dall’inizio del suo mandato, si è sempre rifiutata di dialogarvi. In un primo tempo, penso che l’idea fosse che la Corea del Nord sarebbe crollata sotto il suo stesso peso. Molti ricorderanno che quando l’ex presidente sudcoreano Kim Dae-Jung – a lungo dissidente del regime militare ed eletto presidente della Corea del Sud alla fine degli anni novanta, il primo a creare un vero legame politico-economico con la Corea del Sud, mai esistito dai tempi della guerra di Corea – arrivò alla Casa Bianca, subito dopo l’insediamento di Bush, quest’ultimo rifiutò pubblicamente le politiche del Presidente sudcoreano, le cosiddette “Sunshine Policies” (vedi nota 1 a fondo pagina), affermando di non potersi fidare in nessun modo dei nordcoreani. Dal quel momento in poi, i legami si sono deteriorati.

Poco dopo l’11 settembre, i nordcoreani decisero di abbandonare il precedente accordo stipulato con gli Stati Uniti, e ribadirono costantemente la richiesta di confronti e negoziazioni bilaterali con gli Stati Uniti. Bush si è sempre rifiutato.

AMY GOODMAN: Potresti illustrarci la sostanziale differenza tra il Clinton e Bush nel modo di trattare con la Corea del Nord?

TIM SHORROCK: Beh, l’amministrazione Clinton accettò di negoziare direttamente con il governo. Alla fine del 2000, poco prima del cambio di amministrazione, l’ex segretario di Stato Madeleine Albright si trovava a Pyongyang, dove si incontrò con il presidente nordcoreano. A quel tempo, la corea del Nord e gli Stati Uniti avevano stipulato un accordo secondo il quale la prima avrebbe sospeso il proprio programma nucleare in cambio di aiuti economici e di migliori rapporti con gli Stati Uniti. Mentre la Albright si trovava nella capitale nordcoreana, vennero avviate negoziazioni con l’obiettivo di bloccare i test nucleari e la produzione di missili. Tali negoziazioni franarono quando Bush s’insediò, e da allora la sua amministrazione ha regolarmente rifiutato qualsiasi trattativa diretta con i nordcoreani.

E tutti i paesi facenti parte di questi negoziati a sei – Russia, Cina, Giappone, soprattutto Russia, Cina e Corea del Sud, naturalmente – hanno sempre affermato la necessità di trattative e confronti diretti tra i due paesi. Si tratta dell’unico modo per risolvere la questione, perchè la Corea del Nord si vede in conflitto non con altri paesi ma direttamente con gli Stati Uniti. I nordcoreani considerano le armi nucleari l’unico modo per garantire la propria sopravvivenza.

AMY GOODMAN: È curioso che il trambusto attuale giunga in un momento in cui gli Stati Uniti hanno aumentato la pressione sull’Iran e non sulla Corea del Nord. È stata focalizzata l’attenzione su un paese che le armi nucleari non le possiede ancora, nonostante tutte le indicazioni portassero ad “occuparsi” di Pyongyang.

TIM SHORROCK: Certo. Penso che fossero già stati predisposti diversi piani, che fossero stati delineati diversi campi d’azione. Tuttavia, l’amministrazione Bush, talmente presa dall’Iraq e dalla pianificazione degli scenari in Iran, abbia deliberatamente tralasciato ogni cosa. Credo sia un grave errore, che mostra il fallimento delle politiche di Bush nel nord-est asiatico.

AMY GOODMAN: Tim, parliamo della Cina e del Giappone. È stata la Cina a mettere in guardia gli Stati Uniti non appena la Corea del Nord ha rivelato l’intenzione di condurre il recente test nucleare.

TIM SHORROCK: Esatto. Gli Stati Uniti contano sulla Cina per limitare ogni ambizione di Pyongyang, per metterle pressione. La Corea del Nord e la Cina sono alleati. Durante la guerra di Corea, i cinesi entrarono nel conflitto per impedire agli Stati Uniti di occupare e prendere il controllo dell’intera Corea. Respinsero gli Stati Uniti al 38° parallelo e persero milioni di soldati. Quel legame è stato molto forte, e in realtà continua ad esserlo. I cinesi sono ovviamente preoccupati su cosa potrebbe succedere se la Corea del Nord acquisisse armi nucleari, sul fatto che il Giappone potrebbe in seguito procurarsene, e così via. E oggi hanno assunto una posizione molto critica riguardo questo il test in questione.

Ciononostante, poiché esiste questo legame – dobbiamo ricordare che gli stessi neocon che ci hanno portato in Iraq, e premono affinché gli Stati Uniti intervengano in Iran, vedono la Cina come la sfida strategica, ossia il vero nemico – negli ultimi 5-10 anni in Asia è in corso questo infinito balletto tra cinesi e americani, ognuno vuole imporre la propria influenza. Da una parte abbiamo la Cina, non direttamente alleata, ma ora più o meno sorprendentemente coinvolta economicamente e politicamente sia con la Corea del Sud sia con la Corea del Nord. Anche numerose nazioni del sud-est asiatico hanno instaurato stretti legami con la Cina. Dall’altra parte, invece, abbiamo Stati Uniti e Giappone che stanno congiuntamente fortificando i propri eserciti per cercare di contrastare l’avanzata di Pechino. Esiste questa dinamica per cui i cinesi sono preoccupati sia per sé che per il fatto che la Corea del Nord possa essere loro alleata in questa disputa.

C’è un articolo molto interessante oggi molto citato, scritto da uno studioso cinese di nome Shen Dingli, che ripercorre la storia dei legami della Cina con la Corea del Nord e il motivo per cui un test nucleare potrebbe risultare vantaggioso sper entrambi i paesi. Si rivela come la Corea del Nord abbia obbligato gli Stati Uniti a collocare centinaia di truppe e missili ed altre forze in Corea del Sud, in prossimità del nord-est cinese – il che rassicura la Cina. Credo sarà molto difficile che la Cina rinneghi definitivamente il proprio legame con i nordcoreani e insorga contro il loro paese.

Sarà interessante vedere nei prossimi giorni e nelle prossime settimane cosa in effetti succederà, poiché non credo che la Cina trasformerà la Corea del Nord in un proprio nemico. Magari appoggeranno qualche tipo di sanzione economica, ma oltre a ciò dubito davvero che possano votare a favore dell’impiego della forza o di blocchi navali e cose del genere.

AMY GOODMAN: Tim, concludendo… tutto ciò è accaduto un giorno prima dell’elezione del ministro degli esteri sudcoreano Ban Ki Moon a segretario generale delle Nazioni Unite…

TIM SHORROCK: L’ultima volta che i nordcoreani hanno testato missili nucleari è stato il 4 luglio – è evidente che sono ben coscienti del valore simbolico temporale. È anche interessante sapere che il primo ministro giapponese Abe si è trovato in visita a Seul lo stesso giorno del test. Credo che il ruolo del Giappone sia piuttosto critico. Il predecessore di Abe, dopo tutto, aveva mandato su tutte le furie la Cina, la Corea del Sud e molti altri paesi per aver visitato il sacrario dove sono sepolti i criminali di guerra giapponesi. Penso che i legami tra il Giappone e la Cina e tra il giappone le due Coree siano labili proprio per questo. Perciò, non è un buon momento per dare vita a un’alleanza contro la Corea del Nord capeggiata dagli Stati Uniti . Ci vorrà tempo. Ma credo che l’unica cosa che impedirà di arrivare ad una crisi vera e propria sia che gli Stati Uniti accettino di negoziare direttamente con Pyongyang.

AMY GOODMAN: Tim, grazie per essere stato con noi.


nota 1. Con “Sunshine Policy” si intende il fondamento delle politiche della Repubblica di Corea che hanno lo scopo di raggiungere pace nella penisola coreana per mezzo della riconciliazione e della cooperazione tra il Nord e il Sud (NdT).

Fonte: Democracy Now!

Traduzione a cura di Arianna Ghetti per Nuovi Mondi Media, che ringraziamo.