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UN TESORO NASCOSTO DIETRO L’ENERGY EUROPEA

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*Pierpaolo Scandurra è Managing Director di www.certificatiederivati.it. I suoi commenti non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.

(WSI) – Tra i tanti strumenti che un investitore ha a disposizione per investire sul petrolio o sulle aziende impegnate nell’estrazione produzione o raffinazione dell’oro nero ce ne sono alcuni che , sconosciuti ai più, permettono di portare a casa rendimenti interessanti in molteplici scenari di mercato. Uno di questi è un certificato di investimento, liberamente negoziabile da chiunque abbia accesso al mercato degli strumenti derivati di Borsa Italiana anche con una cifra minima di circa 100 euro, che per le sue caratteristiche potrebbe regalare un rendimento a doppia cifra in soli nove mesi anche se i conti delle compagnie oil&gas non dovessero andare troppo bene.

Il certificato è un Bonus con Cap ( codice ISIN NL0006298838 ) emesso il 29 ottobre 2008 da BNP Paribas ad un prezzo unitario di 100 euro e ha come sottostante il Dj Eurostoxx Oil&Gas, l’indice rappresentativo delle 16 maggiori aziende europee operanti nel settore dell’energia. L’indice, che ha chiuso il 2008 con un calo del 39,38% ( inferiore al 44,37% perso dal più completo Dj Eurostoxx 50) da inizio anno segna un progresso di quasi il 4% , in linea con le performance realizzate dai due titoli più pesanti nell’indice, ovvero Total ed Eni, presenti con una percentuale di azioni rispettivamente pari al 52,66% e 26,10%. Tornando al certificato, alla scadenza del 26 ottobre 2009 verrà riconosciuto ai possessori il rimborso dei 100 euro nominali maggiorati di una percentuale fissa di guadagno del 16,20% se nel frattempo non sarà mai stato quotato dall’indice un livello di 170,42 punti, ovvero il 35% in meno del livello strike fissato in chiusura di seduta del 24 ottobre scorso a 262,19 punti. Attualmente l’indice settoriale europeo quota circa 290 punti e pertanto il risk buffer, ovvero il margine di distanza dalla barriera, è di poco più del 41%. Un margine di tutto rispetto se si considera che nel momento di maggior flessione dell’ultimo anno l’indice ha quotato ad un livello minimo di 243,73 punti ( il minimo dello scorso 10 ottobre).

Sul Sedex di Borsa Italiana il certificato presenta al momento una quotazione di circa 100,05 euro in lettera, un prezzo ancora del tutto allineato con i 100 euro di emissione. Ne deriva che se l’indice sottostante dovesse riuscire a mantenere inviolato il livello di 170,42 punti fino alla fine, il guadagno che si potrebbe ottenere acquistando il certificato sarebbe del 16,14% lordo ( il rendimento diventa netto se si hanno minusvalenze azionarie pregresse ) in 266 giorni, ossia del 22,45% composto annualizzato. Due domande che hanno bisogno di una risposta a questo punto sono: è corretta la quotazione che il market maker sta esponendo sul Sedex? Quante possibilità ci sono che si possa ottenere un buon guadagno anche prima della scadenza?

Per quanto riguarda la prima domanda, prezzando le opzioni interne alla struttura sulla base del valore dell’indice fotografato a 278,62 punti alle ore 16:00 di lunedì 2 febbraio e di una volatilità del 44,447% si ha che le tre opzioni opportunamente combinate per dar vita alla struttura Bonus con Cap presentavano i seguenti valori:

Call strike zero 101,7513
Put Down&Out 9,6129
Call venduta – 10,4818

Totale 100,8824

In pratica l’opzione call che replica linearmente l’indice segnava un valore di 101,7513 euro sui 100 di emissione, nonostante il 6% abbondante di rialzo dall’emissione, perchè da qui alla scadenza sono previsti circa 13 punti indice di stacco dividendi. L’opzione esotica put Down&Out , cioè quella che permetterà di incassare il Bonus del 16,20%, vale poco meno del 10% perché il tempo mancante alla scadenza rende ancora non certo l’esito positivo. Infine ciò che sta zavorrando la quotazione complessiva sui 100 euro di partenza è la vendita dell’opzione call con strike pari al livello Bonus.
Ma fino a quando la call venduta appesantirà la valutazione del certificato rendendolo poco reattivo al buon andamento dell’indice sottostante ma lasciando nel contempo agli investitori la possibilità di incassare un buon guadagno in pochi mesi?

In questo caso occorre far riferimento al tempo e alla volatilità. Si ipotizzi per semplicità di calcolo che l’indice resti sostanzialmente immutato da qui alla scadenza, ovvero che sconti semplicemente i dividendi stimati in 8,657 punti nel mese di maggio e in 2,83 punti nel mese di settembre , che la volatilità resti invariata all’attuale 44,447% e il tasso resti fermo al 2,15%. I 100,88 euro di fair value dei primi giorni di febbraio diventeranno 104,32 ai primi di aprile, con indice praticamente immobile. Il 2 giugno , ad avvenuto stacco dei primi 8 punti di dividendi, la quotazione del certificato sarebbe già di 108,53 euro mentre due mesi più tardi il prezzo tenderebbe ad allinearsi con i più che probabili 116,20 euro di importo di rimborso a scadenza.

Per ciò che riguarda i rischi va opportunamente considerato il rischio che da qui a nove mesi l’indice settoriale energetico europeo possa perdere oltre il 40% del proprio valore. In tal caso il rimborso a scadenza, tenendo conto della variazione effettiva dell’indice, porterebbe ad una sostanziosa perdita in conto capitale dai 100 euro necessari per l’acquisto. Nella pratica un -40% dell’indice dai 262,19 punti dello strike produrrà un rimborso di 60 euro ma se l’indice, dopo aver infranto la barriera dovesse recuperare e chiudere a -20% dallo strike, il rimborso sarebbe pari a 80 euro. Ma per chi crede che il 40% di risk buffer sia per questo indice di settore una percentuale sufficiente a far dormire sonni tranquilli, anche e soprattutto in considerazione della breve durata residua il certificato si presta ad un’opportunità di investimento a breve termine decisamente interessante.


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