Società

UN COLPO
AI PARADISI FISCALI EUROPEI

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(WSI) – Da oggi l´Unione europea dispone di una nuova arma per lottare contro le frodi fiscali. Scatta infatti in tutta la Ue, nei cosiddetti «paesi terzi», cioè Svizzera, San Marino, Monaco, Andorra, Liechtenstein e nei 10 territori dipendenti e associati di Regno Unito e Olanda (dalle Isole Vergini alle Antille alle Cayman) la direttiva sulla tassazione degli interessi del risparmio dei non residenti. Il provvedimento, che riguarda le persone fisiche e non le società, apre anche un primo squarcio nel segreto bancario, sia pure con alcune eccezioni.

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Le nuove norme, basate sul principio dello scambio di informazioni banche-paesi e/o sulla ritenuta alla fonte sugli interessi, erano in discussione da anni e, nel tempo, hanno subito una serie di rinvii perché per essere applicate ci voleva il consenso di tutti e, in qualche maniera, la reciprocità. Il timore era che i capitali uscissero dall´Unione e venissero calamitati dai piccoli paradisi fiscali capaci di offrire condizioni più vantaggiose. Solo il Principato di Monaco, tanto per fare un esempio, ha negoziato per quattro anni con le autorità di Bruxelles nel tentativo di conservare il principio del segreto bancario: adesso, le banche saranno tenute a fornire informazioni sui conti dei loro clienti solo su richiesta specifica dell´autorità competente del paese europeo di residenza e solo in relazione al sospetto di frode fiscale. Altrove, come nel caso della Svizzera, il negoziato è andato avanti anche più a lungo.

Comunque, la direttiva – «euroritenuta», in gergo – infrange il segreto bancario poiché prevede uno scambio d´informazioni tra autorità pubbliche degli stati membri sugli interessi pagati a clienti privati residenti in un paese diverso da quello in cui hanno il conto in banca. E´ una svolta per la tassazione del risparmio nell´Unione europea; finora c´era chi si rivolgeva ai paradisi fiscali per non pagare le tasse.

Ma ci sono appunto delle eccezioni: le banche di Austria, Belgio e Lussemburgo più quelle dei 5 paesi terzi e quelle di 6 dei 10 territori territori non comunicheranno i dati dei singoli clienti «stranieri» al paese di residenza. Sui loro conti però – ecco la novità – applicheranno una ritenuta alla fonte del 15%, (destinata ad aumentare fino al 35% nel 2011). Di questi denari, il 75% andrà versato ogni anno al paese di residenza del risparmiatore. «Per il settore bancario è una rivoluzione», commentano i funzionari della direzione generale fiscalità di Bruxelles.

Sul piano teorico, il meccanismo sembra perfetto. Il problema è che le nuove norme si applicano solo al concetto di «interessi», facilmente aggirabile dalle banche. Inoltre non è ancora scritto cosa accadrà dopo il 2011: si sa che la ritenuta alla fonte diventa del 35%, cioè altissima, ma non si sa se poi, alla fine, anche i paesi che oggi beneficiano di queste eccezioni saranno tenuti a svelare il segreto bancario, ovvero a fornire informazioni dettagliate sui propri clienti.

La direttiva Ue, recepita in Italia da un decreto legislativo, è frutto di un dibattito iniziato quindici anni fa. All´inizio si parlava di una aliquota armonizzata per tutti. Poi si è passati a studiare un meccanismo cosiddetto della «coesistenza» tra ritenuta e scambio di informazioni. Quindi si è arrivati alla stesura di quest´ultimo compromesso, che contempla le eccezione di Austria, Belgio, Lussemburgo più i paesi terzi, più alcuni dei territori, sancendo il principio della loro «temporaneità», ma senza fissare nuovi limiti.

L´obiettivo del provvedimento è comunque quello di permettere che i redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi corrisposti a«beneficiari effettivi» – vale a dire le persone fisiche residenti a fini fiscali in uno stato membro – siano soggetti ad una effettiva imposizione.

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