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(WSI) – Sintonizzandoci ieri sui titoli
di testa del Tg1 delle
13,30 siamo caduti in un
colossale equivoco. Uno dei titoli
recitava infatti: «Commuove,
ma non convince». E noi
siamo rimasti insieme ammirati
dall’efficacia della descrizione
e sorpresi dalla sua irriverenza:
eravamo convinti che
fosse il commento all’apparizione
televisiva del presidente
del Consiglio a Porta a porta.
Quando sono partiti i servizi, il
nostro lapsus è stato immediatamente
chiarito: il titolo si riferiva
alla deposizione in aula di
Annamaria Franzoni.
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Però i lapsus, come insegnava
Freud, sono sempre rivelatori
di una inconscia percezione
della realtà. Evidentemente
nel nostro inconscio la
performance di Berlusconi nel
salotto di Vespa aveva fatto
quell’effetto: commovente,ma
non convincente. Commovente
perché si è trattato forse del
peggior trattamento pubblico
mai riservato al premier da
quando è tale. E siccome l’abbiamo
visto soffrire, sbandare,
reagire, innervosirsi, tutta la
gamma dei sentimenti umani
di chi è quasi incredulo di
fronte all’accanimento nei
suoi confronti, Berlusconi ci
ha fatto simpatia: è parso
umano, troppo umano.
Non convincente, però, è
stato il premier, perché il modo
in cui si è difeso dagli attacchi
che gli provenivano da destra e
da manca, ci è parso quasi sorprendente
nella sua ingenuità.
Come si può immaginare di poter
andare al giudizio degli elettori
sostenendo che se due su
tre non credono che il suo contratto
sia stato realizzato questo
è solo perché la stampa è
tutta ostile e inganna gli elettori?
O che basti un’esibizione di
cartelli da sussidiario di prima
elementare per capovolgere il
giudizio sull’operato del governo?
Come è possibile fare una
campagna elettorale che nega,
o quantomeno bypassa, il sentimento
prevalente nel paese,
che è di allarme, preoccupazione
e fatica per il declino economico?
E proprio da parte dell’uomo
che così efficacemente
individuò quel sentimento negli
italiani cinque anni fa, prendendolo
di petto e proponendo
una soluzione? C’è una debolezza
grave nella campagna
elettorale impostata da Berlusconi
cui finora nessuno ha fatto
la necessaria attenzione: essa
si svolge su un contratto di cinque
anni fa, ma non c’è il contratto
per i prossimi cinque anni.
Come se il premier avesse
esaurito le idee e contasse solo
sulla sua capacità di convincere
gli italiani che quelle che aveva
cinque anni fa erano buone.
Una campagna elettorale sul
passato è perdente in partenza.
La puntata di Porta a porta,
capitata per caso in coincidenza
con una delle più gravi crisi
vissute dalla Repubblica con le
dimissioni di Antonio Fazio, è
stata dunque certamente il
punto più basso toccato dal
Cavaliere nella sua comunicazione
televisiva, per il fuoco di
fila di critiche cui è stato sottoposto.
Però, una volta toccato il
fondo, si può solo risalire. E ieri
Berlusconi ha dato prova di
essere ancora abbastanza vitale
per tentarla, quella risalita.
Lo share altissimo ha dimostrato
un interesse che sembrava
scemato nei confronti delle
sue apparizioni, forse anche
grazie al fatto che, finalmente,
si è sottoposto a un contraddittorio
vero, talvolta perfino all’alterco.
E chi ha visto lo spettacolo
da casa ha avuto, a differenza
di chi l’ha vissuto in studio,
la sensazione che sotto attacco
il premier sa ancora reagire,
e con efficacia. C’è infine
un elemento che può giocare a
favore del Cavaliere nel suo
tentativo di riportare la partita
in condizioni almeno giocabili,
ed è quella reazione psicologica
che segnalavamo all’inizio.
Berlusconi rende moltissimo
nel ruolo di vittima. E se si eccede
nelle scudisciate, un po’ di
simpatia personale, da sempre
il suo più formidabile atout,
può anche riconquistarla.
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