Società

UN ALTRO
BELL’ ATTACCO
AL PESSIMO FAZIO

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(WSI) – C’è o non c’è un problema, che il regolatore bancario poteva riscontrare nell’atteggiamento tenuto dalle banche italiane nella dolorosa vicenda dei bond argentini rifilati a 450 mila risparmiatori italiani? E’ una domanda scottante. Assai più di quanto non si sia compreso sinora, per il fatto che il tema finisce giocoforza nelle pagine finanziarie dei quotidiani, senza troppa attenzione.

La domanda non è affatto peregrina. I dati della centrale rischi di Bankitalia anticipati giorni fa dal quotidiano Finanza&Mercati, infatti, fanno intendere che al regolatore era chiaro come gli istituti bancari italiani si alleggerissero nel proprio portafoglio di oltre due terzi dei titoli argentini che detenevano in precedenza, proprio nei mesi del 2000 e 2001 che preludevano al default, e proprio mentre ai propri sportelli invece le obbligazioni venivano offerte al risparmiatore retail italiano. Il ministro Giovanardi, rispondendo a un’interrogazione dell’onorevole Tabacci, ha precisato che il governo resta in attesa di sapere l’esito degli accertamenti più generali che la Banca d’Italia sta compiendo. E resteremo tutti in fiduciosa attesa, per carità.

Ma quei dati della centrale rischi – se confermati, e per il momento comunque non sono stati smentiti – fanno singolare e stridente contrasto con l’atteggiamento che il governatore Fazio tenne in parlamento un anno fa, quando avvenne la sua audizione in occasione dell’indagine sul risparmio tradito. All’epoca il governatore considerò i titoli argentini rigorosamente fuori dall’ambito dei temi trattati, come se il default non avesse affatto colpito quasi mezzo milione di italiani. Come se non fosse singolare e strano che due terzi dell’intera sottoscrizione retail mondiale dei titoli argentini fosse avvenuta nella sola Italia, per opera delle banche italiane, mentre nel resto del mondo la maggior parte dei sottoscrittori di titoli a così alto rischio erano investitori istituzionali.

Quando il senatore Giampiero Cantoni cercò di incalzare il governatore chiedendogli dei bond argentini, il suo rifiuto a parlarne fu assoluto. Fazio se ne uscì con la famosa testuale frase «se i risparmiatori italiani coinvolti fossero un milione, si tratterebbe di quattro soldi a testa». Non proprio un frasario di sensibilità squisita, verso il mezzo milione di connazionali che ci hanno rimesso i denari, e che oggi hanno pochi giorni residui per decidere definitivamente se accettare l’offerta capestro argentina di accettare una volta per tutte di averci rimesso il 70 per cento del capitale, oppure ciccia.

Quando il senatore Cantoni cercò di replicare, sopravvenne in aiuto del governatore il fidato senatore Pedrizzi che presiedeva la riunione, e che interruppe Cantoni ingiungendogli di piantarla «perchè lei sta facendo un comizio».
Ieri Bankitalia ha dovuto incassare un ennesimo colpo sotto la linea di galleggiamento proveniente dall’Europa, visto che i portavoce del commissario McCrevy, ricevuta la lettera di risposta di Fazio in materia di rispetto delle normative comunitarie, hanno pesantemente ironizzato sulle spagnolesche attenzioni che via Nazionale è abituata a ricevere in Italia, e che lamenta Bruxelles non le usi. Soprattutto, Bruxelles ha sottolineato che Fazio sostiene di attenersi in pieno alla regola di non discriminazione nazionale nel capitale di controllo di aziende bancarie.

Dunque, da ieri se Abn Amro o Bilbao o Santander decideranno di lanciare un’opa sull’istituto italiano in cui da anni sono impediti a crescere da Fazio, il governatore non potrà più opporre il suo no perché a Bruxelles la sua risposta costituirà formale precedente. Ma anche sui bond argentini, le Camere e il paese a questo punto restano in attesa di una risposta. Sapeva e sa, il regolatore, che le banche italiane attuavano uno shift delle proprie posizioni rischiose a danno del mercato? Lo sapeva e ha taciuto? Lo ha saputo solo dopo? Ma dopo quanto, visto che un anno fa audito in Parlamento dal defualt erano già passati due anni? E ha attinenza tutto questo, con il consiglio che le banche italiane danno ai risparmiatori di rifiutare la conversione capestro offerta dagli argentini?

Quanto sta avvenendo è contemplato come caso da manuale, nel paper appena uscito a opera di Rene Stultz, della Ohio State University, sui «limiti della globalizzazione finanzaria». Stati sovrani dalle finanze deboli e insider finanziari finiscono oggettivamente per colludere a danno dei soggetti deboli del mercato: è il cosiddetto twin agency problem. In Italia, a pagare sappiamno chi è stato, ancora una volta.

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