UMTS: IL FUTURO SI FA ATTENDERE

di Redazione Wall Street Italia
1 Giugno 2001 12:45

Soldi spesi tanti. Ritorni: ancora nulli. Tra questi due estremi sono stretti gli operatori di telefonia mobile, in Italia come in Europa, che in molti casi si sono indebitati fino al collo per accaparrarsi le licenze UMTS (tecnologia per i telefonini di terza generazione). Salvo poi ritrovarsi in panne, con l’UMTS che ritarda, con i conti sofferenti e con la consapevolezza di dover restare bloccati almeno fino al 2004.

Anche gli investitori sono in imbarazzo. Tra gli analisti interpellati da WallStreetItalia è comunque emersa una preferenza per TIM come titolo sui cui puntare.

“In un ottica di basso rischio, TIM è infatti la migliore, o una delle migliori – dice Stefano Vulpiani, analista di Banca Sella – Chi invece vuole cavalcare, o meglio, anticipare l’onda, deve allora indirizzarsi sulla britannica Vodafone, leader mondiale, o meglio ancora su Orange che ha una strategia molto aggressiva, fatta di rischi ma anche di potenziale crescita più elevata.”

Tutto questo però è ancora nelle scommesse. E così, nell’attesa, alcuni gestori
come TIM in Italia, hanno deciso di puntare sui telefonini di seconda generazione e mezzo, su ciò che sarà disponibile a breve, cioè dati e informazioni su rete a pacchetto GPRS, con una nuova classe di telefonini in grado di offrire un’esperienza concreta di multimedialità.

Insomma, meglio un presente a portata di mano che un futuro ancora incerto. Quando – si prevede per fine 2003 o inizio 2004 – i nuovi telefonini saranno lanciati, è possibile infatti che lo scenario sarà diverso da quello attuale:
“una Europe Telecom? A mente fredda non si può escludere”, azzarda WallStreetItalia Riccardo Cavallero, gestore di Gestnord Intermediazione Sim, interpellato da WallstreetItalia.

E’ possibile, insomma, che almeno sulla carta i big della telefonia finiscano per dividersi i costi per le infrastrutture, risucchiando al proprio interno i piccoli operatori che rischiano di non sopravvivere al ritardo dell’UMTS. Del resto, solo 2 anni fa il mercato scommetteva sulla fusione tra Deutsche Telekom e Telecom Italia.

“Quella delle fusioni tra big o di accordi sui costi resta comunque, al momento, una strada difficile da percorrere – avverte l’analista di una primaria Sim che preferisce non essere citato – non fosse altro per il debito elevato che già pesa sui conti delle aziende e che ostacolerebbe nuove operazioni di tale portata”.

Aggiunge Cavallero che “sebbene sia un’ipotesi percorribile, si tratta pur sempre di business strategici a livello nazionale, nei quali i governi sono ancora molto presenti”.

Secondo Vulpiani le società telefoniche potrebbero adottare anche altre strategie. “Il consolidamento a livello europeo? Non si può escludere, ma ci sono anche altre possibilità, come la condivisione delle reti UMTS per abbattere i costi.”

Questa ipotesi è allo studio principalmente nei paesi dove le licenze UMTS sono state pagate a peso d’oro, come in Gran Bretagna e Germania.

Perché l’UMTS ritarda. “La questione è che oggi è difficile stabilire uno standard di mercato unificato – dice a WallStreetItalia un’analista – inoltre a complicare tutto c’è l’obsolescenza di certa tecnologia; si fanno progetti per i prossimi tre anni, sui quali investire pesantemente, ma in tre anni quello che è all’avanguardia oggi diventa stravecchio”.

Oggi sono i vendor, cioè coloro che producono telefonini cellulari e forniscono le infrastrutture, a dettare legge sullo standard di requisiti tecnici necessari alla fornitura dei nuovi servizi che saranno offerti con l’UMTS. In pratica le aziende che investono in ricerca e sviluppo tendono poi a far valere i propri standard. Ne è derivata una grande confusione e, come già è stato sperimentato in Italia con il WAP, è capitato che i servizi innovativi potevano essere usufruiti solo con alcuni telefoni, e con altri no, provocando un disagio a milioni di clienti.

Si tratta ora di attendere i tempi tecnici per l’immissione sul mercato di un numero sufficiente di telefonini con standard definiti e adatti alla richiesta. Questo dovrebbe intanto permettere il lancio su larga scala, almeno in Italia, del GPRS, che permetterà anche di creare un mercato preparatorio all’UMTS.

“Sarà un passaggio importante – commenta l’analista della primaria Sim – perché quanto più l’UMTS è lontano, tanto più il GPRS avrà i numeri per diventare una tecnologia di massa, secondo regole nuove”. Dal prossimo anno con il GPRS si potrà prepagare non in base al tempo di utilizzo, ma in base ai contenuti secondo tariffe differenziate, e si potrà accedere a servizi di intrattenimento, giochi, contenuti musicali, informazione.

Su questa base, dice l’analista di una banca italiana, “è difficile che in borsa i titoli delle aziende telefoniche possano essere considerate, e questo in teoria è un rischio reale, vista la situazione attuale, come appartenenti al settore delle utility. Ciò è vero negli Stati Uniti, ma in Europa i telefonici con tutte le loro potenzialità di collegamento a Internet, sono considerati tecnologici e con un appeal forse maggiore”.

Un fatto è certo, sottolinea un operatore di mercato che preferisce non essere citato: “l’arrivo dei nuovi servizi via cellulare è stato esageratamente enfatizzato e ci hanno creduto un po’ tutti, compresi i governi che hanno intravisto un modo per fare cassa, attraverso la vendita delle licenze UMTS; oggi invece ci si trova con le aziende di telefonia pericolosamente esposte finanziariamente”.

L’analista della primaria Sim osserva che tra tutti, in Europa, TIM rispetto a Vodafone o Telefonica Moviles, Orange, o le stesse case madri continentali, è forse la meno esposta: “questo lo si deve al fatto che la licenza UMTS che si è aggiudicata in Italia per 4.700 miliardi di lire è stata più a buon mercato che in altri Paesi, come Gran Bretagna o Germania; inoltre – aggiunge l’analista – l’estensione limitata del territorio italiano rispetto agli altri europei richiede un minore investimento per le infrastrutture; infine, con un’opportuna opera di ‘education’, sfruttando il GPRS può crearsi il mercato futuro dell’UMTS”.