All’attuale legacy dell’ambasciata italiana a Londra sento personalmente il dovere e il piacere di accreditare il riconoscimento dell’importante impegno che essa sta dimostrando nel facilitare i rapporti fra connazionali in terra britannica, nel favorire iniziative socio-culturali e commerciali, quali ad esempio la rappresentanza a eventi annuali come la promozionale fiera — tutta italiana — della Dolce Vita, nel dimostrare grande sensibilità alle problematiche affrontate dalla comunità italiana in Gran Bretagna ma, soprattutto, nel sostenere e accrescere sempre più quell’impegno di favorire e promuovere il dialogo interculturale fra il mondo anglosassone e il nostro, con quante più iniziative mirate sia possibile. L’attuale ambasciatore in carica, Giancarlo Aragona, ha introdotto, in sede dell’annuale conferenza bancaria diretta dalla Camera di commercio e tenutasi il 29 settembre di quest’anno al Savoy di Londra, un programma di proposte di finanziamento per l’attività di ricerca in Italia proveniente dal Regno Unito. Il tema, come sappiamo, è attualmente al centro di animati dibattiti nel nostro Paese ed è finalmente emerso il dato più importante (per quanto spinoso) che bussava da anni alle nostre porte senza essere ascoltato, ossia quello che l’attività di ricerca nel nostro Paese, scientifica e medica in particolar modo, è ad un livello pericolosamente basso; quasi inversamente proporzionale all’enorme rilevanza che tale variabile invece riveste nell’equazione risolutiva del futuro. Un futuro che, per i più pessimisti, sembra essere davvero in bilico. Salvator Roberto Amendolia, addetto scientifico dell’Ambasciata d’Italia, insieme al direttore dell’Istituto italiano di Cultura, Pierluigi Barrotta, hanno selezionato circa 14 proposte in settori quali il campo medico, dell’Ict, delle nanotecnologie, del management, nonché della letteratura e della cultura italiana, avanzate da alcune fra le più prestigiose università britanniche. Come commenta Roberto Cipolla, del dipartimento di Ingegneria dell’Universita di Cambridge, “La visione è forse il senso più importante che l’uomo possiede. Essa ci permette di inferire il mondo tridimensionale, di riconoscere e localizzare gli oggetti presenti in una scena, di percepire i rapidi cambiamenti dell’ambiente, etc.”. Il Computer Vision e la Machine Learning rappresentano termini sempre più frequenti nell’ambito della robotica e descrivono, rispettivamente, la disciplina che studia come abilitare i computers alla comprensione e alla interpretazione delle informazioni visuali presenti in immagini o video e la scienza dello sviluppo di procedure che permettono ai computers di imparare dall’analisi dei dati. Tali e altre proposte sono attualmente in attesa di contributi e finanziamenti esterni e, con il vivo auspicio dell’Ambasciata d’Italia nel Regno Unito, potranno presto ricevere l’attenzione che meritano e sfociare in contributi concreti.
Mariarita Iannone-de Tollis