di Lorenzo Daglio ed Emanuele Furlan*
La giornata di ieri è stata caratterizzata e influenzata dalle decisioni in materia di tassi da parte della Bank of England (Boe) e della Banca centrale europea. La Boe ha alzato il rate a 5,75 punti percentuali e si attesta come uno dei più alti valori degli ultimi cinque anni. La decisione era prevista anche dopo una serie di indicatori sui prezzi che risultavano ampiamente sotto pressione. Se la crescita, stando alle dichiarazioni del board, risulta in conformità con le previsioni, ciò ha presagito una più opportuna stretta monetaria. Il rialzo attuato contribuirà a quello che è stato definito come un “gradual slowdown” nel mercato immobiliare inglese e darà fiato alle spirali sia sui prezzi degli immobili sia sui servizi. Sarà interessante capire se tale rialzo sia stato preso all’unanimità oppure no, specialmente dopo alcuni pareri contrastanti che avevano caratterizzato le precedenti minute. Non sono state date indicazioni di termine del ciclo di high-policy e i mercati hanno reagito con un nuovo rialzo, almeno nella prima parte di giornata, contro dollaro americano, che ha testato i 2,02 dollari per sterline, molto vicino al massimo assoluto da 26 anni posto a 2,0206. Diverso lo scenario attuato dalla Bce, che ha mantenuto inalterato il tasso repo al 4 per cento. Jean Claude Trichet ha messo in evidenza la consueta importanza che l’istituto centrale possiede nel controllo dei rischi inflazionistici e ha utilizzato frasi come “monitor closely”, che avvertirebbe di un probabile aumento verso la fine dell’anno, quando tra l’altro gli stessi prezzi sono previsti in fase ascendente, a causa di una diminuzione del tasso di disoccupazione e di un aumento della spesa per consumi. Visto l’orizzonte di policy proiettato nel medio termine, l’euro ha perso terreno contro il dollaro, rompendo il supporto degli 1,35. Il greenback dopo un inizio in difficoltà ha recuperato terreno sia sullo stesso euro sia sul pound, che ha testato valori sotto i 2,01, portandosi a un minimo relativo di seduta a 2,0091. L’apprezzamento del pomeriggio del dollaro è stato anche supportato dall’uscita positiva dell’Indice Ism-Servizi, che ha registrato un aumento dell’1,6 per cento, incrementando l’index da 59,7 basis point a 60,7 contro un consenso di 58,1. Rammentiamo che questo dato riveste una notevole importanza, visto che il rapporto sui servizi rappresenta l’80 per cento dell’attività economica e copre settori quali banche, costruzioni, vendite dettaglio, operazioni estrattive, agricoltura etc. Tutte e 14 le industrie esaminate dall’Ism hanno segnalato uno sviluppo mentre nessuna ha segnalato una diminuzione.
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