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Uk: Economist, Parmalat superato lo scandalo

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Parma è un polo alimentare che ha saputo digerire lo scandalo Parmalat in ragione di una secolare tradizione e di un’attività che, prima ancora che economica, è radicata nel cuore della gente. Lo afferma l’Economist, fornendo un’anticipazione dell’articolo Buon Appetito, che comparirà nel numero di questa settimana dedicato a Parma e ai risvolti del caso Parmalat. “Sia la produzione del parmigiano reggiano che quella del prosciutto di Parma a cui si dedicano con certosina cura centinaia di aziende – rileva l’Economist – sono radicate in secoli di tradizione e strettamente regolate da agenzie di certificazione”. Perciò, osserva il settimanale, i produttori sono rimasti in larga parte poco scalfiti dal crac Parmalat esploso in tutta la sua gravità nel dicembre 2003 con un buco nelle casse di 13,2 miliardi di euro. Altre aziende locali tuttavia hanno contraccolpi dal crac, aggiunge il settimanale, e Barilla è tra queste. “E’ stato terrificante – dichiara al settimanale Guido Barilla -. Molti hanno pensato che eravamo come Parmalat. Per molti mesi abbiamo conosciuto l’amara esperienza di dover spiegare che il nostro gruppo non aveva falsificato i libri contabili”. “In effetti la crisi Parmalat ha creato uno shock enorme e leso l’immagine della citta”, afferma sempre all’Economist il sindaco di Parma, Elvio Ubaldi, agggiungendo che “ci fu anche un problema di credito alle imprese per i sospetti delle banche”. L’Economist sottolinea come il salvataggio di Parmalat porti la firma di Enrico Bondi, riuscito a mantenere distinta quella che era la selva di problemi legali e finanziari del gruppo dalla produzione, che ha continuato a marciare solidamente. Bondi, continua l’Economist, riporta alla profittabilità il gruppo alimentare attraverso una ristrutturazione che ha portato al dimagrimento delle divisioni e dei marchi. “E si concentra ora – osserva il settimanale – su prodotti di alti margini tra cui latte, yogurt e succhi di frutta arricchiti di principi salutari”.