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Ue: Vino, qualità al centro della riforma

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Per dare un futuro di sviluppo e di successo al settore vitivinicole europeo “la strategia complessiva” deve essere dietro la parola rafforzamento: della competitività, della capacità organizzativa, facendo ulteriori passi avanti nel miglioramento della qualità, del rafforzamento dell’immagine della vitivinicoltura europea. La strategia da seguire non puo quindi essere l’estirpazione di 400mila ettari di vigne, come suggerito nella comunicazione della Commissione Ue, in modo da risolvere il problema delle eccedenze e della concorrenza con i nuovi produttori esteri. E l’approccio che tiene a sottolineare a Bruxelles il ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, in occasione del primo confronto ministeriale sulla futura riforma del vino in Europa. Un confronto da cui emerge con forza che almeno nove partner europei tra cui i grandi Paesi produttori Italia, Francia e Spagna, si oppongono al ricorso alla leva dell’estirpazione, così come viene presentata dalla commissaria Fischer Boel. In linea generale comunque tutti i partner europei convengono sulla necessità di una riforma, sottolineando pero l’importanza di garantire una maggiore flessibilita agli Stati membri sulla gestione delle dotazioni nazionali e una rete di sicurezza sulle misure di gestione. La commissaria Fischer Boel, illustrando al Consiglio Ue le opzioni possibili di riforma, sottolinea che “senza cambiamenti urgenti la situazione peggiorerebbe e l’eccedenza di produzione potrebbe raggiungere il 15 per cento nel 2011”. A Fischer Boel De Castro ricorda che “il settore vitivinicolo in Europa sta migliorando, la qualità del vino italiano è fortemente migliorata, le esportazioni continuano a crescere, per cui – sostiene – non vorremmo avere nella riforma del mercato delle sorprese che mettano in discussione fortemente l’impianto oggi presente”. De Castro ricorda l’importante appuntamento odierno a Roma all’auditorio della Conciliazione, per ascoltare tutti i pareri in modo da avviare a settembre la concertazione vera e propria e definire quelle priorità negoziali che saranno al centro dell’azione negoziale dell’Italia a Bruxelles. “Noi come Italia – precisa – ne facciamo anche una questione di immagine, in quanto non si puo presentare una riforma così importante in un settore cosi strategico mettendo tanti fondi sull’estirpazione come se fosse la leva strategica della Commissione”. E aggiunge: “Non siamo contrari a tutti i costi all’estirpazione e capiamo che può essere utile lasciando molta flessibilita agli Stati membri in modo da poter intervenire dove queste condizioni persistono per poter correggerle”.