
Più flessibilità per l’Italia dall’Unione europea? In occasione del vertice dell’Eurogruppo che si sta svolgendo a Bratislava, il commissario europeo agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, gela le ambizioni del premier Matteo Renzi.
L’Italia ha già beneficiato di molta flessibilità e deve rispettare le regole, che sono flessibili e intelligenti. Ne discuterò in un incontro bilaterale con il ministro Pier Carlo Padoan, ma non bisogna avere troppa fretta”. Alla domanda se la Commissione Ue sia disponibile a concedere la flessibilità che l’Italia chiede, Moscovici afferma:
“Vedremo il piano di bilancio che devono notificare entro il 15 ottobre”, invitando a non correre troppo. Intanto il Wall Street Journal esamina la situazione in cui versano i bond italiani, quasi in concomitanza con la decisione della Bce di non estendere il piano Qe: piano, appunto, che prevede l’acquisto dei titoli di debito dei paesi dell’Eurozona.
I bond di cui scrive il quotidiano finanziario, precisiamo, non sono quelli del debito pubblico: non sono dunque titoli di Stato. Sono i corporate bond, ovvero bond che vengono emessi da aziende che ora, dopo l’ampliamento del piano QE annunciato sei mesi fa, vengono acquistati insieme ai debiti sovrani e agli asset-backed securities.
Così il Wsj:
“I rendimenti dei corporate bond sono scesi in tutta l’Eurozona da quando la Bce ha annunciato che avrebbe acquistato anche obbligazioni societarie, sei mesi fa. Ma alcuni paesi ne stanno beneficiando meno di altri, e tale fattore mette in risalto come ci vorrà qualcosa, oltre la Bce, per allineare le traiettorie economiche differenti dell’Eurozona”.
“In particolare, i rendimenti dei corporate bond italiani, sono rimasti indietro, scendendo appena la metà rispetto ai rendimenti dei corporate bond di Spagna, un’altra economista del Sud Europa che ha avuto difficoltà economiche dalla crisi finanziaria globale”.
Il punto, è che “il rischio rappresentato dall’imminente referendum costituzionale, unito alle preoccupazioni su una economia debole e stagnante e a un sistema bancario fragile rende gli investitori esitanti a detenere debito corporate italiano”.
E così, se stando a quanto si evince dagli indici Bloomberg Barclays Global Corporate, i rendimenti dei titoli corporate spagnoli sono scesi all’1,54%, convergendo verso quelli dei titoli francesi (1,44%) e tedeschi (1,52%), i rendimenti dei titoli corporate italiani si attestano al momento al 2,14%.
“L’italia rimane indietro all’Europa anche in termini di emissioni di corporate bond, che il programma di acquisti di bond della Bce vuole invece stimolare. Dall’inizio dell’anno, le aziende italiane hanno raccolto sul mercato dei bond $12,48 miliardi, in calo rispetto ai $20,84 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno, stando ai dati di Dealogic. (..) E tra l’altro, il 2016 sembra confermarsi uno degli anni più deboli dell’ultimo decennio in termini di emissioni, superato solo dal 2008 e dal 2010, quando la crisi finanziaria globale e quella dei debiti sovrani in Europa hanno rispettivamente colpito i mercati”.