New York – La banche europee sono le protagoniste della strategia di arbitraggio finanziario che sta portando lentamente, ma inesorabilmente, a un eccessivo spostamento dell’ammontare di debito sovrano verso la Banca centrale e l’Unione europea. Ma qualcuno alla fine sarà costretto a ripagarlo quel debito, e i “fortunati” indovinate chi saranno? Ovviamente spettera’ ai contribuenti europei. E’ questo l’obiettivo dichiarato.
Nelle euforiche fasi iniziali del sogno dell’euro, tutti erano in grado di trarre in qualche modo vantaggio dal sistema. Come l’euforia di chi assume farmaci prima che incomincino a emergere in superficie i problemi legati alla dipendenza.
Ma quando l’euforia diventa dipendenza, ecco allora che il debito cresce in maniera sproporzionata e va a finanziare ville nelle scogliere della Spagna e del Portogallo, pensioni e benefit sociali in Grecia che visti con il senno di poi sono a dir poco imbarazzanti, per non parlare degli sgravi fiscali per le aziende offshore irlandesi e spese governative segrete e ingiustificate in Italia.
È stato un mercato prigioniero della strategia mercantilistica adottata dall’Asia e al contempo una mecca per gli strumenti derivati Usa creati da ondate di denaro virtuale. Abbiamo assistito all’aumento sproporzionato di strumenti finanziari supportati da una politica monetaria eccessivamente accomodante, che non ha fatto altro che stampare moneta e stampare ancora altra moneta.
Tenete bene a mente che i finanzieri che fanno da intermediatori sono cosi’ poco esposti al rischio, che operando come detentori delle obbligazioni di tipo secured delle banche, intascano i profitti dalle banche e non dagli azionisti.
Questi finanzieri prendono sempre la prima porzione degli utili e per questo sono sempre coperti. Il pubblico generalmente se la prende con le banche, non con quelli che astutamente controllano e traggono profitti da queste agendo nell’ombra. Ovvero proprio coloro i quali detengono le obbligazioni di tipo senior secured.
Sono questi che dovrebbero portare sulle spalle il peso della ristrutturazione della Grecia, ma una delle colonne portanti della loro strategia prevede che parte dei politici offrano loro sostegno, opponendosi a una simile opzione.
Forzare la Grecia alla vendita di quello che è rimasto dei “gioielli di famiglia” sembra a ora essere una delle soluzioni politiche chiavi della crisi.
Ma allora a questo punto sorge un’altra domanda. Chi vorrà comprare questi asset ora che aumenta sempre piu’ la possibilità che la Grecia esca dall’area euro? Ora che i capitali in uscita dal paese sono in continuo aumento, c’è davvero la possibilità di farli ritornare con la vendita di questi asset?
Una cosa sembra certa: sarà una svendita enorme.