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UBS taglia 180 posti di lavoro in Italia. Le posizioni interessate e quelle escluse

Un fulmine a ciel sereno per i dipendenti di UBS in Italia. La grande banca svizzera ha reso noto di voler tagliare 180 posti di lavoro, pari a circa un quarto del totale.

La banca guidata da Sergio Ermotti avrebbe inviato delle missive ai sindacati informando dei tagli di cui 18 su 34 posti di lavoro presso Ubs Fiduciaria, società di servizi di custodia patrimoniale. La maggior parte delle riduzioni  riguarda la filiale italiana di Ubs Europe.

La nota ufficiale di Ubs

Confermiamo che stiamo pianificando un allineamento del modello di business e un’armonizzazione operativa della struttura della succursale Italia e di UBS Fiduciaria, nonché delle funzioni allineate” è la dichiarazione ufficiale della banca.
L’Italia rimane per il gruppo una geografia strategica per la crescita futura. In questa fase non siamo autorizzati a rilasciare ulteriori commenti”.

I tagli seguono la centralizzazione di alcune funzioni, mentre parte delle riduzioni riguarda la gestione patrimoniale globale. Sarebbero escluse dai tagli le posizioni di consulenza aziendale (corporate advisory) e di front office, nonché l’investment banking.

 Sindacati sul piede di guerra

“Non è possibile che a soli tre mesi dalla partenza della nuova realtà (l’acquisizione e assorbimento della rivale Credit Suisse, ndr), periodo in cui lavoratrici e lavoratori hanno mostrato grande responsabilità, dedicandosi al processo di integrazione, in un contesto caratterizzato da un aumento esponenziale dei carichi di lavoro, dalla creazione di nuove strutture, dall’apprendimento di procedure e dalla conoscenza di nuova clientela, venga deciso che si può fare a meno di quasi un terzo delle persone dell’azienda” scrivono in un documento unitario i sindacati di categoria, Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin.

“Chiederemo sin da subito un incontro, il cui punto di partenza è per noi uno solo: la riduzione degli esuberi dichiarati e la volontarietà” prosegue la nota dei rappresentanti dei lavoratori. “Vogliamo chiarezza in merito alla strategia aziendale e conferma dell’utilizzo di tutti gli strumenti che il nostro contratto mette a disposizione per la salvaguardia e la tutela dell’occupazione, a partire dalla riqualificazione interna e dall’uso del Fondo di solidarietà”.

Ermotti è il banchiere più pagato in Europa

Il taglio arriva proprio mentre il ceo del colosso elvetico risulta il banchiere più pagato in Ue. Nella sua relazione annuale, l’istituto ha messo in luce la gestione solida ed efficace dell’a.d. Ermotti e la performance positiva in particolare nell’integrazione di Credit Suisse.

La retribuzione totale dell’amministratore delegato lo scorso anno è stata di 14,9 milioni di franchi svizzeri (16,9 milioni di dollari), di cui 2,8 milioni di franchi svizzeri di retribuzione fissa, più varie componenti variabili per 12,1 milioni.