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Ubs: “La sterlina è sottovalutata”

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La sterlina, che da inizio anno ha perso sull’euro circa il 6% del suo valore, potrebbe essere vicina a toccare il fondo e interrompere la sua discesa: lo ha affermato l’economista di Ubs wealth management Dean Turner in una nota, allontanando i timori di ulteriori livellamenti del tasso di cambio, sino all’ipotizzata parità con la moneta unica. Attualmente la sterlina ha toccato, nel corso della settimana, i minimi degli ultimi sette anni sull’euro e i timori che la Brexit possa rivelarsi più svantaggiosa del previsto per il Regno Unito alimenta la visione di ulteriori ribassi.

“Mi chiedono spesso quanto la sterlina possa ancora cadere. ‘Non remare controcorrente’ [Don’t fight the tape, Ndr.] è la frase che viene in mente. Cionondimeno la sterlina sembra molto sottovalutata secondo molti indicatori”, ha detto Turner, “la Brexit cambierà le relazioni commerciali attuali con l’Ue, ma ogni cosa ha il suo prezzo”. Rispetto al tasso di cambio pre-referendum, la sterlina ha ceduto il 15% circa su euro e dollaro, anche se rispetto a inizio anno le valutazioni sul biglietto verde sono salite del 4% a causa della caduta di quest’ultimo dovuta, fra le altre cose, alle difficoltà politiche di Trump.

Quali sono, dunque, gli elementi per ritenere la discesa della sterlina sull’euro prossima alla fine? Dobbiamo “considerare il Regno Unito in un contesto globale, non dimentichiamo che è un Paese relativamente piccolo, un’economia aperta e che il percorso della sterlina non sarà sempre deciso da eventi interni”, ha affermato l’economista, “gli indicatori dal settore manifatturiero mostrano che la moneta più debole sta dando slancio alla domanda di esportazioni e dovrebbe anche rendere il Paese un posto relativamente attraente per gli investimenti delle società estere”.

Turner ha sottolineato che il cambio nominale più importante per il Regno Unito è proprio quello con l’euro in quanto metà delle esportazioni del Paese sono dirette verso l’Eurozona, mentre solo il 20% prende la strada degli Stati Uniti. “Alla fine, i fondamentali economici si affermano, e quello che suggeriscono è che il viaggio discendente della sterlina contro l’euro è probabilmente più vicino alla fine che all’inizio”, ha concluso.