Economia

Tutto quello che dovete sapere sul risparmiometro

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di Alberto De Franceschi Tributarista e Fiscalista qualificato Lapet

Nell’attuale governo una delle priorità è la lotta all’evasione fiscale. Da molti anni l’Agenzia delle Entrate ha provato con vari strumenti e politiche un’azione di contrasto alla politica dei “furbetti” mediante il controllo delle “anomalie”: il redditometro, lo spesometro e oggi l’ultimo “figlioletto”, il risparmiometro

Cos’è e come funziona

Il risparmiometro è un algoritmo che calcola la differenza tra quanto dichiarato nel 730 (o modello Unico) e quanto risparmiato e depositato nei conti correnti bancari. La logica di base di questo calcolo è il semplice presupposto che un contribuente dichiara un certo reddito, ma successivamente il saldo delle somme detenute nel conto corrente non trovi alcuna giustificazione logica. Se questo si verifica il “fisco” che non sarà poi così amico azionerà dei controlli per verificare se le somme depositate sono frutto di evasione/elusione fiscale o altre attività illecite.

Ovviamente i casi potrebbero essere molti ed in alcune situazioni, come ad esempio quando i genitori aiutano i figli, i problemi potrebbero essere molti. Bisogna pertanto imparare a difendersi da possibili anomalie fatte in “buona fede” e non. Facciamo un paio di esempi:

Prima situazione

Giuseppe Verdi è un dipendente regolare e guadagna 1.200 euro al mese. L’azienda fa un bonifico bancario ogni mese sul suo conto corrente. Giuseppe però fa anche delle collaborazioni diciamo “in nero”. Queste vengono pagate in contanti, di conseguenza non risultano. Decide poi di spendere per il proprio mantenimento proprio e dei suoi familiari il denaro contante. Risultato lascia sul conto corrente il suo stipendio, che quindi si va ad accumulare mese per mese. Questo comportamento è l’anomalia che da adito al fisco di chiedere conto di come si mantiene e vive. 

Seconda situazione

Ugo Fantozzi vive da solo e non ha un lavoro. Riesce a mantenersi grazie ad una risomma versata dai propri genitori che vedendolo in difficoltà gli regalano 200.000 euro dei propri risparmi che Ugo utilizzerà per mantenersi fino a che non trova lavoro. Ugo è in regola con il fisco, ma l’Agenzia delle Entrate, vedendo che non lavora, potrebbe fargli un controllo visto il denaro detenuto in banca.

Quando parte? Il risparmiometro è già attivo, da gennaio 2019 anche per le aziende. Consideriamo anche che l’Agenzia delle Entratel’Agenzia delle Entrate controlla il saldo del conto corrente dei cittadini non è assolutamente una novità di oggi. Nel 2011, con il decreto “Salva Italia” di Mario Monti (D.L. 201/2011) ha previsto che il fisco può accedere ai dati bancari dei contribuenti, allo scopo di ricostruire la sua situazione patrimoniale in base ai depositi.

La formula cosa prevede?

È utile sapere che le banche, a partire dall’entrata in vigore del decreto Monti nel 2011, sono tenute a fornire all’Agenzia delle Entrate il saldo del conto corrente. A questo punto fare dei calcoli è molto semplice: si confronta la giacenza con la dichiarazione dei redditi e se la differenza è rilevante scatta il controllo. Cosa si intende come differenza rilevante? Su questo punto l’Agenzia delle Entrate è solita considerare un discostamento superiore al 20% tra quanto dichiarato e quanto tenuto in conto corrente. Pertanto una differenza superiore al 20% è da considerarsi “sospetta”.

Chi è controllato?

Attenzione il risparmiometro non è indirizzato solo ai “ricchi”. I controlli non sono sulla base di un conto corrente milionario, ma anche su conti correnti più “normali” dove però l’algoritmo calcola una differenza sostanziale tra quanto depositato e quanto dichiarato. Il controllo inoltre, non si limita solo ai conti correnti, ma tutti coloro che hanno di rapporti finanziari quali deposito titoli, conti deposito, buoni fruttiferi postali, conto terzi, investimenti in società di gestione collettiva del risparmio, prodotti assicurativi, carte di credito.

Cosa ci controllano?

Partendo dalla titolarità dei rapporti finanziari il risparmiometro individua prima i titolari di:

Successivamente ricostruisce la situazione reddituale di quella persona, affiancando ai dati del prodotto finanziario, quelli della dichiarazione dei redditi. La discrepanza riscontrata rappresenterà motivo per effettuare un controllo più approfondito.

Ci si può difendere? Si, ecco come

Partendo dal presupposto che è improbabile che una persona che guadagna 1.300 euro al mese, non prelevi nulla dal conto per la sua sussistenza, per il cibo, per il vestiario, per le bollette. Quindi uno vive con soldi ricevuti in contanti e a “nero”.

L’Agenzia delle Entrate però non può accusare il contribuente senza neanche aver ascoltato le sue ragioni. Ne deriva pertanto una seconda fase il “contraddittorio preventivo”, che consiste in un incontro con il funzionario del fisco a cui si può spiegare che quel denaro non arriva da attività illecite o evasione/elusione fiscale.

Se le ragioni non sono sufficientemente convincenti e non supportate da eventi e documenti tangibili, si passa all’accertamento fiscale, ossia un controllo più approfondito volto a mettere in chiaro la situazione del contribuente.

Confronto tra spesometro, redditometro e risparmiometro

In tutti questi tre strumenti vi è un unico, comune scopo: quello di combattere l’evasione/elisione fiscale, pur essendo molto differenti:

  • Lo spesometro confronta le spese sostenute con i redditi dichiarati, con il presupposto che non si può spendere più di quanto si guadagna;
  • Il redditometro confronta il valore dei beni posseduti con i redditi dichiarati, con il presupposto che è alquanto strano possedere beni di ingente valore se il reddito dichiarato è molto più basso;
  • Il risparmiometro confronta i risparmi posseduti con i redditi dichiarati, con il presupposto che è certamente fonte di dubbio un conto corrente su cui è depositata una grande somma rispetto ai redditi dichiarati.