Sulla polemica “Turani e’ troppo pessimista?” abbiamo gia’ pubblicato ben 44 lettere di nostri lettori (piccoli investitori, imprenditori, banchieri d’affari, liberi professionisti, promotori finanziari, commercialisti, consulenti, trader) con reazioni cosi’ accese che sono state riprese da La Lettera Finanziaria, diretta dallo stesso Turani per il sito online di Repubblica. Oggi pubblichiamo un’interessante opinione, decisamente pro-Turani, di Gianni Tamburi, uno degli osservatori piu’ indipendenti e acuti del mercato finanziario italiano e internazionale.
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*Gianni Tamburi, banchiere d’affari, presidente Tamburi & Associati
Caro Luca,
essendo come sai un vostro piu’ che affezionato visitatore ho
assistito, in settimana, alle polemiche sugli articoli di Turani e sulla
opportunita’ che voi le pubblichiate. Solo oggi pero’ ho qualche minuto per
dire la mia.
Turani ha ragione, ragione da vendere e tutte le persone che
sono un minimo in grado di discernere il grano dalla crusca lo sanno. La
situazione economica internazionale e’ molto compromessa e malgrado l’
enorme abilita’ di Greenspan e Bush di fornire ogni genere e forma di droga
perche’ da una situazione recessiva si passasse a un periodo di rilancio,
seppur “spinto”, non ci sono riusciti. Quasi tutti i dati degli ultimi mesi
indicano che l’America e’ in affanno, che i debiti di famiglie, imprese,
stati e governo centrale sono a livelli record.
Chi li paghera’ questi
debiti se non l’economia in generale che sta frenando anche in Cina? So che
a tuoi visitatori contestatori del rapporto deficit-pil in Usa o da noi
importa poco. A loro interessa
speculare sulle Tim o sulle Stm e guadagnarci!
Pero’ viene il dubbio che
tanti di questi siano coloro che pur di guadagnare hanno comprato Parmalat,
Giacomelli, Finpart e magari anche qualche bond di improbabili small cap.
Poi si lamentano delle bolle che scoppiano e vanno a piangere a Palazzo
Chigi o all’Assogestioni. Imparino a pensare prima, invece di accusare altri
di cose che loro stessi non capiscono, ma che farebbero bene a studiare. Ho
detto bene, a studiare.
Pero’ vediamo di passare dalle parole ai fatti. Solo
ieri, dico ieri, ho raccolto le suguenti frasi da articoli di giornale
solitamente lontani dalle posizioni di Turani e di Repubblica. Sul Sole 24 Ore
Riolfi in un bellissimo quanto attuale articolo che da’ conto del ritorno al
reale di tanti analisti ed economisti, conclude dicendo “c’e’ il dubbio che
le previsioni degli analisti siano troppo ottimistiche” e chiude parlando di
allarmi utili in crescita (ci rendiamo conto che la gente e’ arrivata a bere
meno Coca Cola?) e di dati di consenso sul quarto trimestre da ridimensionare. Su Plus del 24 Ore Platero (solitamente tra gli ottimisti) conclude un suo
pezzo perfetto su Bush e gli effetti in economia scrivendo “se l’economia
non dimostrera’ di poter reagire agli stimoli, allora il 2005 potra’
riservare qualche brutta sorpresa”. E Fabrizio Galimberti, da sempre uno dei
piu’ acuti osservatori dei fatti economici internazionli conclude: “la
patata bollente che George W. Bush lascera’ al suo successore scotta
davvero”. Tutti amici di Turani? Non credo. Solo gente che pensa, che non
crede alle Fate.
Altri fatti ancor piu’ concreti? Se qualcuno ha per caso
letto qualche mio intervento nei mesi scorsi sulla stampa ricordera’ che in
tempi non sospetti (un anno fa, e anche dopo, con pervicacia quasi
fastidiosa) non credevo al fatto che avremmo assistito ad un violento rialzo
dei tassi in tutto il mondo. Cosa che mi pare stia trovando conferma nei
fatti di questi giorni. Coerentemente con questa visione ho cercato di
arginare le pressioni dei gestori delle liquidita’ della societa’ che dirigo e sono rimasto lungo sulla parte
obbligazionaria.
Oggi, dal primo gennaio, il rendimento annualizzato e’ di
circa il 5%, contro il circa 2%, quando e’ andata bene, di tanti amici che
erano piu’ ottimisti sull’economia e che magari hanno fatto ricorso a
sofisticati panieri di hedge funds. Per la parte azionaria poi abbiamo
investito in Interpump, Linificio, Datalogic, Reply, Greenvision. Per ora
non va male. In futuro vedremo.
Da questo si vede come anche prendendosi dei
rischi, purche’ ponderati, si possa far benino. Peraltro queste cose erano
evidenti anche prima dell’esplosione della bolla del 2000, con le
perplessita’ sui “buy” di Tiscali a 1200 euro reiterati da blasonate banche
internazionali o sull’OPA Seat a oltre 4 euro cui qualunque persona di buon
senso avrebbe dovuto aderire. Per concludere saremmo tutti felici se Turani
avesse torto, felicissimi e piu’ ricchi se il torto fosse macroscopico,
pero’ ha ragione e solo l’impatto della politica (acuito dall’imminenza delle elezioni) miscelato con la necessitata superficialita’ di molti analisti e gestori (che non possono vendere
pessimismo ai rispettivi clienti!) sta ritardando l’emergere della verita’.
Una delle piu’ ponderate e chiare conferme di cio’ l’ha data proprio Wall Street Italia nel pezzo di US Macrolab di pochi giorni fa in risposta a Cliff
Droke. Prima o poi la resa dei conti arrivera’ perche’ tutti gli indicatori
confermano che il mondo occidentale vive enormemente al di sopra delle
proprie possibilita’: famiglie, imprese, governi. Pero’ la finanza preferisce
le trimestrali drogate, gli investimenti rinviati, i manager che si
arricchiscono scandalosamente sulle spalle di un mercato cieco, il credito
al consumo che esplode rinviando al futuro una qualche forma di redde
rationem.
Qualcuno ricorda cosa successe qualche centinaio di anni fa dopo
la filosofia del “carpe diem”? Il mondo ahime’ non cambia, neanche con i
derivati, anzi, gli eccessi si pagano sempre e quelli di questi mesi
purtroppo li pagheremo. Speriamo tardi.