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TURANI DUETTA CON FUGNOLI

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(WSI) – La nota settimanale di Alessandro Fugnoli, uno dei personaggi più attenti della finanza italiana, titola questa volta «Noia e Paura», sensazioni che, secondo lui, potrebbero essere le dominanti sui mercati di queste settimane.

Noia perché sembra che succeda poco: andamenti laterali su tutto. Paura perché ogni giorno c´è una Grecia, un deficit pubblico, un pericolo – improvviso o quasi – con cui fare i conti. E che spaventa, specie chi guarda le cose un po´ superficialmente.

La J. P. Morgan view della settimana sottolinea la fragilità del sentiment di mercato, non sembra dare gran peso ai problemi delle finanze degli stati, ammonisce più sul non spaventarsi troppo che su eventi evidentemente considerati non cosi gravi e, in fondo, conferma le sensazioni di Fugnoli. In realtà da mesi su queste colonne si ipotizzava un inizio d´anno prima più brillante, poi più soggetto a subire notizie negative, in definitiva pronto «fare ancora un giro al ribasso» di un altro cinque-dieci forse quindici per cento prima di prepararsi ad una seconda metà dell´anno che, tendenzialmente, dovrebbe essere buona. Almeno sui mercati azionari.

L´economia reale continua a non andar bene in buona parte del mondo, però la sensazione che nel corso del 2010 si tocchi il fondo é sempre molto marcata. E´ già partita la selezione delle aziende, con le migliori che hanno budget in crescita decisa rispetto al 2009 e le altre – specie quelle più indebitate – in sofferenza forte. Le banche giorno dopo giorno privilegiano giustamente coloro che assai probabilmente sopravvivranno e lasciano andare chi ha esagerato con il leverage e non ce la può fare.

Anche sulle ristrutturazioni dei debiti si comincia ad assistere a selezioni più drastiche e le banche più intelligenti, prima o invece di avallare piani di semplice allungamento dei rimborsi, spingono per facilitare aggregazioni, fusioni, rafforzamenti sul piano strategico e commerciale. In questo contesto i dati di crescita nei singoli paesi finiscono per avere poca importanza, perché saranno le singole società, in primis molte multinazionali, ad imprimere alle loro personali crescite i ritmi che il loro stato patrimoniale potrà permettere. E che il coraggio dei singoli manager consentirà di attuare.

Con ciò si assisterà ad un interessantissimo riposizionamento di gruppi in tutti i settori. Con vincitori e vinti non facilissimi da individuare oggi.
Chi avrebbe infatti pensato, ad esempio, che gruppi russi che fino a poco tempo fa acquistavano acciaierie, cementifici e società tecnologiche si ponessero ben presto nell´ottica – o si trovassero nella necessità – di dismettere? Proprio nessuno. Ed invece é quello che sta accadendo, con buon vantaggio di chi ha saputo aspettare.

Contrariamente a quello che tanti banchieri stanno raccontando, l´anno 2010 non sarà poi caratterizzato da tante quotazioni in Borsa, perché gli investitori hanno ormai deciso di puntare sui forti che si possono ancora rafforzare, piuttosto che scommettere su dei «new-comers». Per cui chi avrà progetti credibili potrà facilmente finanziare, anche con aumenti di capitale sul mercato, le proprie strategie di crescita, ma si dovrà aspettare un bel po´ per rivedere i lunghi elenchi di nuovi partecipanti ai listini. Ed é giusto, perché tra le esagerazioni degli ultimi anni c´è anche stata quella di voler far crescere troppo chi non aveva la forza intrinseca per farlo.

Non é infatti un caso che si stia già spegnendo quel fuoco fatuo delle emissioni obbligazionarie, anche di quelle ad alto rischio, che ha caratterizzato la seconda metà dello scorso perché non era logico dare troppi nuovi mezzi finanziari a chi veramente non li meritava. E così, mentre le varie Enel fanno il pieno di sottoscrizioni, tanti medi o fragili non riusciranno più a trovar soldi freschi. Lo si é detto più volte ed ogni giorno é più vero: é arrivata la selezione, c´è poco da fare.

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