“La cautela sarà il tema della settimana, con i mercati che saranno molto suscettibili a Trump e agli annunci che arriveranno dal suo team”. Così Rodrigo Catril, strategist del mercato del forex presso la National Australia Bank di Sidney, presenta il suo outlook sui mercati, nella prima settimana di contrattazioni della nuova era di Donald Trump, iniziata ufficialmente lo scorso venerdì, con il suo giuramento e la cerimonia di inaugurazione della 45esima presidenza degli Stati Uniti.
“Rimane tutto da vedere se Trump riuscirà a garantire un periodo di prosperità per gli Stati Uniti e, da un punto di vista globale, se è vero che le sue politiche potrebbero garantire all’America una fetta di torta più grande, è improbabile che la stessa fetta di torna diventi più grande se il commercio globale subirà una contrazione”.
Il tono protezionistico che Trump ha utilizzato nel discorso di inaugurazione della propria presidenza sta inevitabilmente pesando sul dollaro, come fa notare Minori Uchida, responsabile della divisione di mercati globali presso Bank of Tokyo-Mitsubishi UFJ. Sul forex, il dollaro continua a scontare la dichiarazione di Trump secondo cui “il dollaro sarebbe troppo forte” e cede quasi l’1% nei confronti dello yen viaggiando sotto quota JPY 114.
A tal proposito Bloomberg scrive che il rapporto “dollaro-yen rimarrà probabilmente volatile, dopo non essere riuscito a superare con decisione la resistenza rappresentata dal massimo testato lo scorso 12 gennaio a JPY 115,51 e essere sceso sotto la media mobile degli ultimi 50 giorni. E anche Wako Ogawa, direttore dei cambi presso Deutsche Securities, a Tokyo, prevede un’ulteriore correzione del dollaro, considerando che gli investitori sono ancora lunghi sulla valuta e short sui Treasuries.
Proprio guardando ai titoli di stato Usa, il rinnovato interesse degli investitori verso gli asset considerati più sicuri scatena il loro acquisto e di conseguenza il calo dei tassi a 10 anni al 2,44% circa. Anche se, come fa notare Bloomberg, rimane il rischio di un sell sui Treasuries Usa, sulla scia di una eventuale politica fiscale aggressiva, che si traduca in un aumento dei rendimenti dei Treasuries.
Il calo del dollaro riporta gli acquisti sull’euro, che sale per il terzo giorno consecutivo attestandosi a $1,0743. Ben comprati anche oro e bond. Negativa la performance dell’azionario asiatico, con il Nikkei della borsa di Tokyo che scende di oltre l’1%. Si scontano i piani dell’amministrazione di Trump di rinegoziare, probabilmente, gli accordi di libero commercio del Nord America e abbandonare il trattato di libero scambio TPP (Trans-Pacific Partnership). Crescono sempre di più i timori su una escalation della guerra valutaria.
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