Società

TROPPI ARIGATO’,
E TROPPO POCO
BUON ITALIANO

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(WSI) – Capitalismo asmatico e capitalismo arrembante, in questa fase della vita italiana, sono come un’erma di Giano bifronte in lotta con il potere bancario. La Fiat nel tunnel da anni domani incontra le banche creditrici, e fossimo in loro difficilmente convertiremmo il prestito ai torinesi valutando 10 euro e rotti il loro titolo, che ne vale poco più di un terzo. Perché fino a prova contraria in un paese di mercato non diciamo avanzato ma appena appena normale, decisioni simili potrebbero esporre i manager bancari ad azioni di responsabilità da parte dei propri azionisti.

Gli arrembanti immobiliaristi sono invece in lotta per prendersele, le banche da cui finora sono stati tenuti fuori per considerazioni estetiche prima che etiche, sostengono. La prima come la seconda faccia del Giano bifronte andranno incontro a polemiche mica da ridere, visto che alcuni banchieri che rimproverano agli immobiliaristi denari di provenienza oscura e dubbia non mostrano molta considerazione in più per i denari degli istituti propri, se continuano a buttarli in pozzi senza fondo, che da anni promettono acque di nuovo limpide e che invece restano torbide.

Ed è singolare, come difficoltà e incertezze del Giano bifronte siano poi speculari e simmetriche anche nelle rispettive campagne di comunicazione. Prendete la maxi pubblicità dei marchi Fiat lanciata in questi giorni massicciamente su carta stampata e tv. Quando comprate giapponese i giapponesi ringraziano, è il teaser della campagna che risuona di «Arigatò» stampati a lettere cubitali sullo sfondo del sol levante, e di cachinnici singulti negli spot dall’Hokkaido. E certo che dicono grazie, che cosa dovrebbero mai dire? Producono vetture migliori, l’acquirente le preferisce per quello, e i giapponesi fanno bene a ringraziare perché oltretutto, loro, sono educati.

Diciamolo: tutta la campagna poggia sul messaggio subliminale di quel simbolo di imperialismo giallo, come a dire che a comprare ai Japs si fa un favore al nemico. Una caricaturale nostalgia del «sanzionami questo, albione rapace», con cui il regime scalcagnato replicava alle sanzioni internazionali per la guerra in Abissinia.

Quanto agli immobiliaristi sdegnati per gli attacchi portati loro dalla stampa asservita alle banche nemiche, il Giano rampante non si difende meglio. La lettera appello pubblicata a tutta pagina su molti quotidiani, come inserto a pagamento firmata da Danilo Coppola, presenta ben quattordici – 14 – errori gravissimi di italiano. Virgole sistematicamente apposte tra soggetto e predicato, paratassi e ipotassi sbilenche, verbi senza accento che diventano preposizioni, un disastro assoluto. Pare l’abbia scritta di suo pugno il firmatario, e nessuno abbia osato correggerla. Diceva l’Aretino che falla nell’esprimersi più spesso chi ha bisogno di chi inganna. Talvolta entrambi, a quanto pare.

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