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TREND IDENTICI PROFITTI DIVERSI

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(WSI) – Alla domanda che ci siamo posti nelle scorse settimane (stabilire in modo oggettivo se fosse più facile operare su un mercato di oggi, piuttosto che in passato) abbiamo iniziato a rispondere identificando nel trend e nella volatilità le due componenti essenziali dell’andamento di un mercato. Inoltre, solo quando il trend è superiore, in valore assoluto, alla deviazione standard è possibile ottenere guadagni.

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Per vedere l’evoluzione del rapporto tra: 1) periodi temporali mensili con trend definito e 2) periodi temporali mensili con andamento laterale, abbiamo sottoposto a un test l’S&P500 da aprile 1982 sino ai giorni nostri. Solo nel 62% dei casi si ha un trend definito, mentre nel rimanente 38% il mercato rimane in trading range. Inoltre, la distribuzione dei mesi con movimento laterale dei prezzi non è costante, ma, nel tempo, si notano concentrazioni più o meno marcate di mesi con questa caratteristica. Esaminiamo ora il mercato da gennaio 1996 ai giorni nostri. Il primo grafico mostra l’andamento dell’S&P500 (la linea che parte da zero, sale sino a 100, poi torna a zero e infine risale sino a 40) e la percentuale dei mesi che evidenziano un trend ben definito (la linea che invece parte da 80, scende a zero e quindi risale a 60). La scala di sinistra riporta il valore in percentuale dei mesi con trend definito, la linea delle ascisse il numero di sedute.

Durante il grande rialzo (fino a marzo 2000) la percentuale dei mesi con un trend ben definito oscilla fra l’80% e il 100%, evidenziando il fatto che in quel periodo era estremamente facile produrre utili. Quando il rialzo si ferma, invece, il numero di mesi con trend definito inizia a calare generando incertezza operativa; quando poi il mercato inizia a scendere la percentuale dei mesi con trend definiti arriva a toccare addirittura lo zero. A quel punto (siamo a maggio 2001), il mercato ha continuato a scendere, ma la percentuale dei mesi in trend riprende a salire, con buone operazioni al ribasso. Finalmente, a marzo 2003, il mercato ha ripreso a salire e anche i mesi con trend definito hanno ripreso quota, arrivando al 62%, il valore medio storico.

Da questa analisi si evince solo che il rialzo iniziato nel 2003 era molto difficile da cogliere, perché la percentuale di mesi con trend definito era estremamente bassa. Attualmente tale percentuale è nella media storica: come mai allora si sente dire che vi sono difficoltà nel fare trading? Per rispondere a tale domanda dobbiamo riesaminare ciò che abbiamo sin qui scritto e vedere se non abbiamo dimenticato qualcosa. In effetti abbiamo tralasciato un aspetto non da poco: è importante che esista un trend ben definito, ma bisogna anche che sia di un valore sufficientemente elevato.

In pratica un presunto utile (sulla carta) si trasforma in perdita certa se un trend non ci consente di pagare le commissioni, lo slippage e i tempi morti necessari per capire quando inizia e termina. Il secondo grafico mostra invece il numero di mesi (in percentuale) con trend definito e il valore del trend individuato (le barre verticali). Nell’ultima parte del grafico queste si riducono gradatamente. Ciò sta a significare che gli utili, mese dopo mese, diminuiscono: ecco in tal modo spiegato il fatto per cui, anche se i mesi in trend sono aumentati, gli utili si sono ridotti. Se si raffrontano, quindi, i trend medi mensili passati con quelli attuali, si scopre che questi ultimi valgono circa un terzo: tre mesi di trend ben definito attuale producono un utile potenziale pari a quello fatto in un solo mese (prima del marzo 2003). Forse, in questa ottica, i mercati attuali sono oggettivamente più difficili di quelli passati.

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