Tremonti apocalittico: “Siamo sul Titanic”. Intanto, piu’ tasse per tutti: 1200 euro a famiglia
Roma – Nell’Unione Europea “e’ come sul Titanic: non si salvano neanche i passeggeri in prima classe”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, intervenendo nell’aula del Senato prima del voto di fiducia (vedi video qui sotto). “Oggi in Europa – ha spiegato il ministro – abbiamo l’appuntamento con il nostro destino: la salvezza non ci viene dalla finanza ma dalla politica. La politica non deve piu’ fare errori”.
“Siamo arrivati insieme al dilemma e al dramma dell’euro e dell’Europa. O si va avanti insieme – ha spiegato Tremonti – o si va a fondo. La soluzione o e’ politica o non e’, senza illusioni di salvezza per nessuno”. Secondo il ministro, “serve una visione alta sul nostro futuro e la costruzione di una governance capace di guidare unitariamente e autorevolmente i 27 paesi verso un destino comune”.
Il pareggio di bilancio deve essere un obiettivo permanente e previsto dalla Costituzione altrimenti “il debito pubblico, un mostro che viene dal passato, divorerebbe il nostro futuro e il futuro dei nostri figli”.
Ad affermarlo e’ sempre il ministro dell’Economia nel suo intervento al Senato. “Il nostro lavoro non termina oggi – ha detto – dovremo insieme, maggioranza e opposizione, introdurre nella nostra Costituzione la regola d’oro del pareggio di bilancio. Senza questo il debito pubblico, un mostro che viene dal passato, divorerebbe il nostro futuro e il futuro dei nostri figli”.
Il governo ha posto stamattina la questione di fiducia sul maxiemendamento con la manovra in Senato. Manovra che vale nel 2013-2014 oltre 70 miliardi di euro, compresa la delega fiscale. E’ la stima fornita dal relatore, Gilberto Pichetto Fratin, a margine dei lavori nell’aula.
La seduta dell’aula e’ ripresa alle 12,15 con la diretta televisiva (vedi sotto). Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha annunciato che la seduta riprendera’ con l’intervento del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Seguiranno le dichiarazioni di voto.
A regime la misura economica vale nel 2014 47 miliardi. L’intervento sul 2013 e’ di 17 miliardi a cui vanno aggiunti, per effetto delle modifiche, altri 6 miliardi. L’impatto sul 2014 e’ di 25 miliardi a cui si sommano altri 22 miliardi dopo i correttivi.
A sorpresa viene anticipato l’ingresso del ticket sanitario. Si pagheranno 10 euro per le visite specialistiche e 25 euro per il codice bianco al pronto soccorso.
Il taglio agevolazioni fisco interessera’ anche le famiglie e sarà indistinto. Cioè riguarderà tutte le 483 voci di agevolazione attualmente previste. Il taglio sarà lineare e sarà del 5% nel 2013 e del 20% a partire dal 2014. Riguarderà, tra l’altro, i figli a carico, le spese per la sanità, i redditi da lavoro dipendente, gli asili, gli studenti universitari. Questo anche se – spiega il relatore Gilberto Pichetto Fratin – “il governo con successivi decreti potrà decidere di escludere alcune categorie”.
Quanto alle pensioni chi ha 40 anni di contributi andrà in pensione un mese più tardi già a partire dal 2012, due mesi dopo nel 2013 e tre nel 2014.
Previsti anche tagli alle cosiddette rendite d’oro con un prelievo del 5% sulle pensioni superiori ai 90 mila euro l’anno e del 10% per chi supera i 150 mila euro.
Capitolo deposito titoli. Chi ha azioni, obbligazioni o titoli di Stato subirà un prelievo di 34,20 euro fino a 50 mila euro, 70 fino a 150 mila, 240 tra 150 e 500 mila, 680 oltre i 500 mila.
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Roma – E’ cominciato alle 9,30 l’esame dell’Aula del Senato sulla manovra di bilancio approvata nella notte dalle commissioni. L’ok dovrebbe arrivare con un voto di fiducia in entrambi i rami del Parlamento. Dopo il via libera di Palazzo Madama, l’aula di Montecitorio, dopo un breve passaggio formale in commissione, dovrebbe di fatto solo ratificare il testo. Stasera verrebbe chiesta la fiducia e il via libera definitivo arriverebbe domani in serata.
In nottata la commissione bilancio ha dato il via libera agli emendamenti del relatore, due dei quali sono stati riformulati. Ok anche a una delle proposte di modifica delle opposizioni, riguardante le sentenze inappellabili. Dei due emendamenti riformulati uno riguarda il patto di stabilità interno con un ‘addolcimento’ dei criteri per individuare gli enti locali virtuosi. Inoltre tra le Regioni che saranno sanzionate per non aver rispettato il patto di stabilità, non saranno annoverate quelle che hanno dovuto affrontare un rientro dal deficit sanitario.
Anche l’emendamento riguardante l’ammortamento per le concessionarie e l’imposta sui depositi titoli è stato modificato. In particolare è sta rimodulata la tassa sui depositi titoli per gli anni a partire dal 2013. Mentre sugli ammortamenti è stato tolto quello al 2% per le società diverse da quelle autostradali e trafori. Arriva invece un aumento dello 0,30% dell’Irap (dal 3,90 al 4,20) per i concessionari non autostradali mentre per i concessionari autostradali e trafori scende dal 5 all’1% la deducibilità del fondo spese di ripristino.
TREMONTI LA RINFORZA, DRAGHI TEME RIALZO TASSE
di Domenico Conti e Andrea D’Ortenzio
La manovra finanziaria va rafforzata e approvata in tempi rapidissimi: entro venerdì. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, fanno fronte comune contro gli attacchi dei mercati sull’Italia. Ma il presidente designato della Banca centrale europea avverte: senza tagli ulteriori alla spesa si rischia di aumentare le imposte, mentre occorre rilanciare la crescita.
A due giorni dal balzo-record dello ‘spread’ italiano e dal crollo della borsa fra venerdì e lunedì, i mercati tornano respirare. Da Fitch – unica agenzia a non minacciare il rating italiano – arriva un segnale positivo: “il rating dell’Italia é sostenuto da un’ambiziosa manovra fiscale”.
Ma le massime autorità finanziarie non abbassano la guardia e cercano di rassicurare i mercati sulla tenuta dei conti italiani. L’occasione è offerta dall’assemblea annuale dell’Abi, dove Draghi e Tremonti intervengono dopo un ‘incipit’ riservato al presidente dei banchieri, Giuseppe Mussari: “l’approvazione della manovra correttiva” deve essere “più che mai” rapida.
L’urgenza è ben presente al ministro dell’Economia. “Il decreto per il pareggio di bilancio sarà rafforzato su tutto il quadriennio”, scandisce Tremonti. “Sarà approvato entro venerdì. E sarà accompagnato, anche nei suoi sviluppi, da chi si è preso e si prende la responsabilità di averlo presentato”. Pochi minuti prima era stato Draghi a sollecitare rapidità. Dopo sei mesi “appena” positivi, la crescita nel secondo trimestre dovrebbe essere stata nella media europea, dice il governatore.
“La manovra presentata dal governo rappresenta un passo importante”. E quest’anno l’Italia avrà un “significativo” surplus prima del pagamento degli interessi sul debito. Tuttavia – è il monito del governatore – i mercati impongono di “definire in tempi rapidissimi il contenuto delle misure ulteriori volte a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014”. E senza frenare la crescita, quindi tagliando le spese e non alzando le tasse. “Se non si incide su altre voci di spesa – avverte il governatore – il ricorso alla delega fiscale e assistenziale per completare la manovra nel 2013-2014 non potrà evitare un aumento delle imposte”.
Un punto cui Tremonti risponde snocciolando 14 “azioni” già decise, dagli sgravi per le imprese giovani al credito d’imposta sulla ricerca. “Si deve fare di più”, ragiona il ministro. Le azioni “da oggi saranno sedici” con l’improvvisa svolta sulle privatizzazioni e le liberalizzazioni. Anche la politica fa capolino nel discorso di Tremonti. Con la citazione di Tito Livio “Hic manebimus optime” in risposta alle voci che lo danno dimissionario. E la postilla “ancora più ottimo è parlare a mercati chiusi”. La soluzione alla crisi europea (gli eurobond, in definitiva) deve essere “politica”, non “tecnica”, avverte il ministro dopo aver ricordato che, a livello europeo, “niente di quello che doveva essere fatto è stato fatto. Non le regole” mentre il Vecchio Continente deve trovare “la forza per avanzare” pena il declino.
Il ‘tecnico’ Draghi come presidente del Financial Stability Board, Draghi ha il difficile incarico di riscriverle, le regole mondiali della finanza (anche se poi devono essere fatte proprie dai governi). Ma oggi lo sguardo del governatore è sull’Europa, e sull’Italia. E anche qui fa capolino la politica. “Dobbiamo trovare un intento comune, al di là degli interessi particolari e di fazione”, dice Draghi in uno dei suoi ultimi discorsi pubblici da governatore. “Dobbiamo riscoprire un agire per il bene di tutti”.
PD-UDC,DOPO MANOVRA NUOVO GOVERNO.TECNICO SU SFONDO
di Marco Dell’Omo
La manovra, prima di tutto. Ma una volta che, in gran fretta, venerdì pomeriggio la Camera avrà approvato definitivamente il decreto, tornerà inevitabilmente in primo piano il tema del futuro del governo e della legislatura. Già da oggi l’opposizione batte sul tasto delle dimissioni di Berlusconi e nel Transatlantico di Montecitorio i deputati discettano di governi tecnici, governissimi o governi del presidente: insomma di come il Cavaliere potrebbe essere sostituito a Palazzo Chigi per gestire la fase due della strategia crisi, quella che dovrebbe attuare la manovra, rilanciare la crescita e tenere la barra dritta verso il pareggio di bilancio.
Per ora si tratta di esercitazioni accademiche, che si scontrano con la ferma volontà del premier, una volta incassata l’approvazione della manovra e rassicurati i mercati, a restare in sella fino alla fine della legislatura e con l’ “hic manebimus optime” di Tremonti. Ma c’é uno scenario che toglie il sonno al premier e che potrebbe dare concretezza alle previsioni più fosche: tutto cambierebbe se nuove rivelazioni sul caso Milanese mettessero ulteriormente nei guai Giulio Tremonti costringendo il ministro dell’Economia a lasciare via Venti settembre.
Non è detto che sarebbe sufficiente l’arrivo di un successore, per quanto autorevole, per evitare all’Italia nuovi colpi speculativi. Di qui il rincorrersi delle voci sull’ex commissario europeo Mario Monti, indicato da più parti come il candidato in pectore per un nuovo esecutivo chiamato a dare attuazione alla manovra.
Se Berlusconi non vuol sentire nemmeno parlare di una soluzione di questo tipo, nell’opposizione non sono pochi quelli che sperano che, sulla scia dell’intesa per l’approvazione a tempo di record della manovra, si arrivi presto a un nuovo esecutivo, con una nuova maggioranza. Attualmente i più convinti sono quelli del Terzo Polo: il leader Pier Ferdinando Casini e segretario dell’Udc Lorenzo Cesa propongono un governo di responsabilità nazionale, che, sembra di capire , dovrebbe arrivare fino alla fine della legislatura.
Mentre Rutelli parla di “governo del presidente”, auspicando cioé che Giorgio Napolitano prenda in mano la situazione. Anche il Pd non vedrebbe male la nascita di un nuovo governo: ma, secondo Bersani, dovrebbe avere un orizzonte temporale limitato, giusto il tempo necessario per riformare la legge elettorale e poi andare al voto. “Dopo la manovra – spiega il segretario dei democratici – bisogna aprire una fase politica nuova, per far riprendere il cammino al paese.
La strada maestra sono le elezioni ma siamo pronti a considerare anche se non sembrano probabili gli spazi, una fase di transizione per cambiare la legge elettorale”. Ipotesi bocciata senza appello dal Pdl (secondo Capezzone se si desse retta a Bersani ci sarebbe un nuovo affondo della speculazione) ma anche dall’Idv, che attestato sulla richiesta di elezioni immediate. Antonio Di Pietro teme infatti che governo tecnico,governissimo e governo di responsabilità nazionale siano tutte formule dietro le quali si nasconde una sorta di “compromesso storico 2.0” tra Bersani e Casini che lo taglierebbe fuori dai giochi. “Non voglio neanche sentir parlare di governo tecnico. sarebbe un’ammucchiata che impedirebbe al Paese di decidere e ai cittadini di scegliersi i propri rappresentanti”.