* Fabrizio Tedeschi e´ editorialista di Panorama Economy. Consulente di grandi banche e gruppi finanziari, per otto anni e´ stato responsabile della Divisione Intermediari della Consob a Milano.
All’inizio fu presentata come un’operazione eccezionale, quasi un
riscatto delle banche del Sud contro lo strapotere delle banche romane e
del Nord. Ma fu anche l’ingresso nella new economy e nella finanza
innovativa di una banca paludata e carica di storia. Mps, oggi guidata
da Pierluigi Fabrizi, acquisì Banca 121 a una valutazione oggi
impensabile e, con una complicata operazione di fusioni e scorpori, ne
trasse l’istituto attualmente nell’occhio del ciclone per i suoi
discutibili prodotti finanziari, che negli anni precedenti avevano
determinato livelli di redditività impressionanti.
Ma anche indagini a
carico di ben 37 amministratori e dipendenti, nonché un coinvolgimento
del governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio.
Oggi quella stessa banca, nella quale erano stati iniettati 160 milioni
di euro di liquidità, si vede costretta a ridurre il proprio capitale di
un centinaio di milioni per perdite e a ricostituirlo solo in parte.
Secondo fonti del gruppo senese «resta strategica» (espressione che si
usa sempre di fronte a un investimento sbagliato), ma la sua presenza
sul mercato è destinata a ridursi. I promotori passeranno da 1.500 a
mille e i negozi finanziari da 262 a 212, con la prospettiva di arrivare
a 150, mentre le masse gestite e i dipendenti resteranno stabili. Sarà
anche strategica, ma sembra una ritirata.
Di fronte a una simile débâcle, viene da chiedersi quali altre
sopravvalutazioni siano state compiute nelle diverse fusioni e
acquisizioni che hanno caratterizzato la storia bancaria dell’Italia
negli ultimi anni e come vi si farà fronte.
Ma tornando a Banca 121,
rivolgiamo direttamente tre domande a chi effettuò quell’operazione che
oggi si rivela così deleteria. Fu fatta una due diligence legale sui
prodotti finanziari che erano stati alla base della eccezionale
performance della banca salentina e quale fu l’esito? Fu valutata la
ridondanza del numero dei punti vendita e dei promotori? Ma,
soprattutto, quale fu l’effetto di questi due elementi sul valore finale
dell’operazione?
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