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TRADER D’ASSALTO

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(WSI) – Navigare in burrasca tra gli scossoni dei listini. Roba per gente dai nervi saldi. Gente che con un pc collegato a Internet e una piattaforma professionale è in grado di cavalcare le onde più alte della Borsa, ma anche i riflussi. E da metà settembre, cioè dal crollo della banca statunitense Lehman, tra volatilità impazzita, blocco dello short, aumento dei margini di garanzia, market maker volatilizzati, sospensione dei titoli a singhiozzo e tante altre magagne, i trader italiani si sono trovati di fronte a una scelta: fermarsi per salvare il salvabile o restare sui mercati e magari spingere sull’acceleratore.

Secondo i broker, cioè le banche e le sim che offrono il servizio di trading online ai privati, quelli rimasti «scottati»hanno scelto la prima opzione. Una buona parte però continua ad andare a caccia di occasioni. Un numero non irrilevante, visto che in un mese e mezzo i trader più assidui hanno consentito ai broker di registrare un aumento degli eseguiti intorno al +30% (ma qualcuno fino al +50%) rispetto alla media dei mesi precedenti. Insomma un vero boom, con scalper ed heavy trader in prima linea.

Ma non solo: ci sono anche quelli che si possono definire gli «accumulatori», gente meno attiva ma che riempie i portafogli un po’ alla volta, attratti dai prezzi in saldo e in attesa di tempi migliori. «È una situazione particolare – spiega a B&F Nicolas Bertrand, responsabile di Borsa Italiana per il mercato Idem – I volumi restano forti ma ripartiti in maniera diversa: meno singoli titoli e più future. Ad esempio l’operatività sul miniFib è cresciuta del 40% da inizio 2008. Poi c’è attività in opzioni sugli indici».

Proprio quest’ultimo è un boom amplificato dal blocco degli short, perché le opzioni consentono di guadagnare sui ribassi. Sorprende poi che sui derivati operino molti trader privati, oltre il 20% del totale. «Sono tre le tipologie di trader – spiega ancora Bertrand – Gli scalper che sfruttano la leva, gli investitori di medio periodo e chi ha bisogno di copertura che immunizzi il portafoglio dalla volatilità».

MORDI E FUGGI. È proprio la volatilità la protagonista di questo momento. Che alcuni, come vedremo, cavalcano con grande soddisfazione e che altri invece patiscono: «Sono passato da 500 a circa 100 operazioni al giorno – dice lo scalper Giovanni Borsi – guadagnare non è facile, e le perdite sono dietro l’angolo. Conviene tenere le posizioni e al momento giusto fare il cecchino». «È un periodo di piccoli guadagni», sostiene Eugenio Maccarinelli, trader dal 1985 e scalper con una media di 100 operazioni al giorno. Allora che fare? «Osservare, sentire il polso del mercato, agire a colpo sicuro», sostiene Valerio Peracchi.

Insomma, essere buoni cacciatori. E sparare al momento giusto. Anche se per la maggior parte dei trader non andare short è una iattura. Per Pietro Cantarella, 50 anni, approdato al trading sei anni fa, «è un grosso limite, impedisce gran parte dell’operatività». E non solo per gli scalper. «Io sono un trader di posizione, dieci operazioni al mese, non di più – dice il trentenne Gabriele Bellelli – Ma senza short l’operatività sulle azioni è morta. Tra l’altro il blocco non è servito a sollevare la Borsa, ha solo allontanato i piccoli».

Anche tra gli istituzionali le opinioni sono simili: «Questi blocchi creano più danni che benefici – aggiunge Roberto Malnati, trader per la svizzera Weltika – Sarebbe più utile aumentare i margini sui derivati e proibire la vendita di opzioni a chi non è in grado di ricoprire quotidianamente le posizioni in perdita di oltre il 25%». C’è però anche qualche voce contraria. Ad esempio quella di Maccarinelli, che si dice «contento perchè per molti lo short è solo fonte di guai». O di Martina Cassetta, scalper sul mercato azionario italiano, convinta che «il blocco delle operazioni corte abbia avuto effetti positivi».

Short o no, la volatilità resta un’opportunità. «Sono riuscito a cavalcare il ribasso dei listini europei sfruttando l’effetto leva dei future – dice il cuneese Alberto Peano – dall’inizio della crisi ho quasi raddoppiato il capitale». Molti, in effetti, parlano di guadagni eccezionali: «Opero sulle valute perché meno manipolabili delle azioni – spiega Stefania Conti – Da metà settembre ho ridotto il capitale utilizzato perché il rischio è aumentato, ma sono stati giorni eccezionali. E sono ampiamente in attivo». In alcuni casi, poi, la volatilità è stata la spinta: «Avevo smesso – conferma Salvatore Pilìa, di nuovo attivo intraday con circa 200 operazioni al giorno – All’inizio ho perso il 30%, ma con lo scalping in tre giorni ho recuperato tutto».

Sulla crisi delle Borse, quello dei trader è poi un osservatorio privilegiato. «Gli enti di controllo – commenta Enrico Malverti – dovevano evitare che gli istituzionali utilizzassero leve esagerate. Ma le anomalie sui mercati sono tante. Ad esempio, su strumenti come gli Etf, che dovrebbero essere trasparenti ed efficienti, mancano spesso i market maker o questi prezzano a valori molto diversi dal sottostante». Non solo. «Se i margini venissero aumentati e la leva diminuita – dice Biagio Spinelli – i mercati non potrebbero che trarne giovamento».

BOOM DI ESEGUITI. Un altro punto di osservazione sono i broker, che guadagnano su ogni operazione. E dal loro punto di vista, le cose girano bene. «Se il blocco dello short non ci fosse stato avremmo fatto meglio – mette le mani avanti Michele Pertile di Twice sim – ma confermo che anche se parte dei nostri clienti hanno frenato, la crescita di eseguiti è stata del +25-30%. Una vera esplosione, soprattutto su Mta e Cme». Spesso di sole operazioni intraday. La volatilità, infatti, ha reso rischioso tenere posizioni per più giorni: i prezzi oscillano da un minuto all’altro e consentono opportunità a chi sfrutta anche pochi tick; senza contare che, anche volendo operare overnight, i prezzi di chiusura e apertura appaiono del tutto imprevedibili.

«Da metà settembre – conferma Davide Viano di Nuovi Investimenti sim – il numero di eseguiti è cresciuto del 30-40% e le commissioni sono passate dai 220-280mila euro di luglio-settembre ai 370mila euro di ottobre. E questo senza gli short». Cambia infatti anche la tecnica operativa: importi ridotti (poche migliaia di euro), eseguiti più frequenti, chiusura di posizioni in giornata, più derivati a discapito dell’azionario. «Il mercato è irrazionale e l’analisi tecnica non funziona, meglio l’ottica intraday», conclude Viano.

Mario Fabbri, ad di Directa sim, aggiunge un altro spunto di riflessione: «In queste settimane abbiamo registrato un incremento delle aperture di conti e dell’afflusso di fondi sia su nuovi conti che su conti già attivi. In pratica, se è vero che la volatilità attira i trader, molti hanno però dovuto reintegrare i conti a causa delle perdite». Percentuali da capogiro vengono registrate anche da Intesatrade sim.

Il responsabile marketing Marco Marazìa parla di incrementi del 40-50% rispetto al trimestre precedente: «L’operatività in leva si è però ridotta: se prima era sfruttata per il 15% degli eseguiti totali, adesso siamo attorno al 7-8%. L’innalzamento dei margini da parte della Cassa di Compensazione e Garanzia è stato positivo». Più 50% di eseguiti anche per Iwbank, dove il responsabile marketing Vincenzo Tedeschi, guarda già al «dopo crisi»: «La fiducia verso le banche e i prodotti consigliati è crollata. Questo spinge la gente a delegare meno i risparmi. Il trading online, in questo senso, è una grande risorsa».

Non solo: è opinione diffusa tra broker e trader che proprio grazie all’online sia stato possibile per molti intervenire rapidamente sui propri investimenti, uscendo dal mercato o puntando su strumenti più adatti al proprio profilo. Cosa che i cassettisti e gli investitori in fondi o gestioni patrimoniali non hanno potuto fare. «Come effetto della crisi – spiega Marco Briata, responsabile prodotti trading – è aumentata la volatilità e l’operatività dei clienti che hanno diversificato con bond, valute, future italiani e americani ed Etf. E nonostante la volatilità abbiamo garantito la marginazione».

Non sono mancati i problemi alle piattaforme e al flusso dati, spesso per le ripetute sospensioni dei titoli. «Nonostante qualche difficoltà – conclude Briata – per la gran mole di scambi concentrati in poche ore la nostra piattaforma è stata in grado di gestire scambi record, anche oltre 130 mila eseguiti in un giorno. «Le cose sono andate bene in queste settimane – afferma Luca Ferrarese di Sella.it – I clienti che operano meno sono quelli che utilizzano strategie complesse». «L’alta volatilità – conclude Allessandro Capuano di Ig Markets – favorisce i trader più attivi a discapito di quelli più tranquilli. Ma se cala saranno i broker ad avere qualche problema».

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