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Tra euro e dollaro vince il franco (CH)

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Legnano – Giornata davvero interessante quella vissuta ieri sui mercati, dalla quale abbiamo avuto conferma di come né il dollaro né l’euro siano attrattivi per gli investitori. Lo si deduce da alcuni movimenti avvenuti: il quasi raggiungimento dei massimi storici fatti segnare tra febbraio e marzo del 2008 dal NzdUsd, il movimento che abbiamo visto su UsdJpy e dal fatto che l’EurChf abbia toccato i minimi storici.

La forte discesa che ha interessato l’euro sappiamo che è stata dovuta ai problemi legati ai debiti sovrani europei, non ultimi i commenti che sono arrivati da Junker, il presidente dell’Eurogruppo, il quale ha dichiarato che l’IMF potrebbe non elargire la prossima tranche di aiuti senza le dovute garanzie da parte della Grecia (non ha parlato a nome del Fondo, ma ha citato le sue regole), ma ora stiamo assistendo ad un recupero della moneta unica.

E’ forza di euro? E’ debolezza di dollaro? O e’ semplicemente confusione del mercato che si sta affidando ai livelli tecnici senza avere la forza di spingere la quotazione sotto i supporti fondamentali? Crediamo che la terza ipotesi sia la più plausibile, e questo ci viene suggerito dall’andamento dei due benchmark di valutazione per euro e dollaro.

Stiamo parlando dell’EurChf, che nonostante il fatto che la SNB a 1.4000 ha cercato di frenare la salita della propria divisa domestica andando a vendere pesantemente franchi sul mercato, si è portato ai livelli che vedremo nella sezione di analisi tecnica pur avendo fatto registrare buone performance dal punto di vista dell’economia, il che rende questa quotazione ancora sostenibile nel breve periodo (trade surplus di 1.52 miliardi in aumento da 1.00 bill, importazioni a +4% ed esportazioni ad un sorprendente – ai livelli attuali di cambio – +7.9%).

Dalla Banca Centrale non sta arrivando nessun segnale di possibili interventi e dal FMI arrivano commenti sul fatto che comunque un intervento è poco verosimile a meno che la volatilità aumenti in maniera estrema e spinga il cambio in maniera molto veloce verso il basso (la stessa situazione la si sta vivendo sul UsdChf, ma i rapporti commerciali tra Svizzera ed Europa sono più intensi di quelli con gli States, il che rende più importante gli squilibri sul cambio EurChf).

Il Fondo ha addirittura suggerito possibili rialzi dei tassi in quanto la forza del franco non sembrerebbe comunque in grado di contenere le pressioni inflattive. Il secondo benchmark da guardare è il UsdJpy, che ieri è sceso, innescando delle vendite generalizzate di dollari (tranne contro l’euro, dove abbiamo visto il motivo), facendoci capire come il mercato non voglia dollari americani in questo momento anche a causa dei dati macro rilasciati ieri.

Il Pil ha fatto segnare un +1.8% contro aspettative di +2.2%, ma a sorprendere è stato soprattutto il dato sui consumi personali, che hanno mostrato un calo di mezzo punto percentuale rispetto alla rilevazione precedente, passando a 2.2% contro aspettative di 2.8% sebbene le vendite al dettaglio di inizio anno ci avevano mostrato un lieve miglioramento. Anche dal punto di vista del mercato del lavoro non arriva nulla di rassicurante, in quanto le richieste di sussidi di disoccupazione sono state rilasciati a 424k, facendo sì che la media mobile a 4 settimane si sia portata a 438.5k, un livello ancora molto alto, indicativo del fatto che di miglioramenti significativi non ne stanno arrivando.

L’unico fattore che al momento ci sembra in grado di poter dare supporto al greenback è l’avversione al rischio, che però al momento si sta verificando in maniera particolare, mostrando una sorta di voglia di flight to quality verso la valuta elvetica. Se però le borse tra oggi e lunedì (che sarà il memorial day negli Usa) faranno i capricci, potremmo assistere a correzioni sui dollari che potrebbero guadagnare un po’ di terreno contro le altre divise.

Passiamo all’analisi tecnica incominciando a notare come qualcosa sembra si stia muovendo sul cambio eurodollaro. I prezzi infatti sono ritornati sui livelli abbandonati sul finire di settimana scorsa, dopo un forte apprezzamento nella notte in grado di mostrare la rottura di 1.42. Per le prossime evoluzioni crediamo che siano due i livelli da considerare, entrambi suggeriti da due linee di tendenza dinamiche. Troviamo infatti, congiungendo i minimi crescenti dell’ultima settimana 1.4080 (anche se non proprio dietro l’angolo rispetto ai prezzi attuali), mentre troviamo invece 1.43 figura congiungendo i massimi decrescenti individuabili dal 9 maggio scorso (livello non distante dal punto di massimo mostrato nella notte e precedente di soli 40 punti il livello di doppio massimo evidenziato dal cambio nelle due settimane passate, 1.4335). Possiamo ipotizzare quindi che una fuoriuscita dei prezzi da questa configurazione di congestione possa portare ad un chiarimento sulle intenzioni della moneta unica nel medio-lungo periodo.

Vediamo ora il cambio UsdJpy che ha rotto con grande forza il canale rialzista evidenziato nell’ultima settimana. 81.50 infatti non ha retto all’impatto portando ad un rapido apprezzamento dello yen sino a ritornare al di sotto di 81 figura dopo una decina di giorni. Questa rottura ovviamente complica la situazione che era sembrata potesse riprendere a favore del dollaro americano e non fa altro che aprire nuovamente la strada a possibili, nuovi, ribassi, di fatto non facendo allontanare i prezzi dalla media mantenuta degli ultimi mesi.

Per trarre qualche possibile spunto come obiettivo utilizziamo le percentuali di ritracciamento del movimento in salita compreso fra 79.60 ed il doppio massimo a 82.20: così facendo possiamo ottenere 80.85, dove per il momento i prezzi in effetti si sono fermati e troviamo poi 80.55, ultimo livello di supporto prima di un ritracciamento completo al punto di partenza.

Il movimento del cambio EurJpy dell’ultima settimana potrebbe facilitare il nostro compito di ritrovare livelli giornalieri interessanti. Facciamo riferimento a 116.20 e 114.80, con un minimo di approssimazione i due livelli confermati da massimi e minimi del cambio.

La sterlina ha approfittato della generalizzata debolezza del dollaro per andare a oltrepassare l’area di resistenza importante posta poco al di sopra di 1.63 figura. Nonostante i prezzi vi si siano allontanati di più di una figura possiamo ipotizzare che questa rimanga l’area di supporto di maggiore interesse. Il livello di arrivo di questo spunto a rialzo potrebbe essere dato dal picco mostrato dal cambio l’11 maggio, poco al di sopra di 1.65, non distante da dove transita l’ultimo livello di ritracciamento di Fibonacci del movimento in calo compreso fra 1.6740 e 1.6070.

Osserviamo ora il cambio EurGbp per notare come vi sia ancora molta incertezza intorno al livello di 0.8670. Questo, di nuovo ieri, ha favorito un calo a ribasso sino ad un livello davvero interessante. Nei pressi di 0.86 figura infatti (minimo di ieri 0.8609) troviamo l’ultimo supporto prima di assistere ad un ulteriore rafforzamento della sterlina, ancora più profondo del movimento in calo visto da inizio maggio.

Il cambio GbpJpy per un soffio ieri non ha raggiunto il massimo indicato a 134, che comunque rimane il livello da osservare per le prossime ore. Per ottenere un livello di supporto possiamo affidarci alla linea di tendenza positiva che dal 13 di maggio scorso, con gran precisione, segue la risalita della sterlina: per oggi otteniamo così un supporto dinamico a 132, confermato comunque da un minimo, quindi livello statico, registrato tre giorni fa.

Concludiamo con il franco svizzero che, come abbiamo già visto, ha mostrato dei nuovi massimi storici nei confronti di euro e dollaro, anche se la situazione per le prossime ore però potrebbero risultare differenti. Il cambio EurChf infatti ha rotto pesantemente ieri sera il minimo precedente andando sino a toccare il nuovo 1.2165, mentre il cambio UsdChf per il momento sembra avere solamente parzialmente superato il precedente minimo di 0.8545, toccando 0.8530: crediamo non saranno pochi quelli che, andando contro ad uno dei fondamenti dell’analisi tecnica (mai andare contro ad un trend), cercheranno di sfruttare un potenziale doppio minimo di lungo.

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