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Tra euro e dollaro, quale e’ destinato a salire?

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Bangkok – I timori su un rallentamento della crescita economica cinese e sulla fine del QE2 negli Stati Uniti sono stati i market mover più importanti nelle ultime settimane: sono stati questi di fatto i fattori che hanno pesato sui mercati, provocando, prima di tutto, un forte calo delle commodities.

Ora però l’attenzione torna sul debito, con il problema della Grecia sempre più a rischio default e con gli Stati Uniti che raggiungono il tetto limite. Ecco allora che John Stepek, editorialista di MoneyWeek, si pone la domanda: “Chi cadrà prima, euro o dollaro?”.

Il suo ragionamento parte dall’Europa, ricordando come la Bce abbia alzato i tassi di interesse in tutta tranquillità, come se la situazione fosse delle migliori. Già nell’ultimo meeting, però, si sono avuti i primi ripensamenti, con l’istituto centrale che ha mostrato maggiore esitazione per il futuro: questo fattore, insieme al problema Grecia, ha contribuito alla ripresa del dollaro verso la moneta unica.

Tale trend dovrebbe proseguire, visto che le aspettative future sono poco rassicuranti. L’obiettivo del primo pacchetto di aiuti alla Grecia da €110 miliardi, era quello di impostare le basi per una ripresa economica, in modo che il paese potesse fare fronte autonomamente alle obbligazioni future. Ma non è questo quanto si è verificato. Tutt’altro: l’economia rallenta, si hanno problemi ad alzare le tasse e i rendimenti sui titoli di stato raggiungono nuovi massimi. Le stime per il 2011 ormai parlano di un debito che arriverà al 157,7% del Pil.

Insomma, secondo John Stepek la probabilità di un bailout è diventata ormai una certezza, per cui la giusta domanda da farsi ora sembra essere: “chi pagherà?”. La sua risposta è altrettanto immediata. “La risposta più semplice è che la maggior parte del conto cadrà sui contribuenti tedeschi. Ma questo non sarà un processo semplice”. L’ultimo sondaggio riportato dal giornale tedesco Bild am Sonntag, afferma che il 48% è favorevole a ulteriori aiuti alla Grecia, mentre il 41% si schiera contro. A calare sembra essere la fiducia nella moneta unica, con il 58% che si è detto poco fiducioso, rispetto al 54% di dicembre.

Ma chi pensa che gli Stati Uniti siano messi meglio si sbaglia. Nella giornata di ieri l’America ha raggiunto il tetto limite per il debito statale, di $14,3 trilioni. Ora, anche se c’è accordo sulla necessità di ridurre i debiti, bisogna ancora capire come raggiungere questo obiettivo.

Per riassumere, scrive John Stepek, i repubblicani vogliono ridurre i benefici ma non toccare le tasse, mentre i democratici preferirebbero fare l’opposto. L’importante ora sembra trovare un accordo prima che il mercato si innervosisca e, in linea con una maggiore incertezza, subisca forti pressioni.

E allora quale delle due valute ha maggiori probabilità di cadere? Ad ora la situazione peggiore sembra colpire la moneta unica. Gli Stati Uniti, infatti, dovrebbero riuscire a raggiungere un accordo e comunque potrebbero sempre stampare banconote per ripagare i debiti, per cui la probabilità di default è nulla. Non è la soluzione migliore ma è una soluzione. L’Europa, per contro, non ha un’unione politica come negli Stati Uniti, ma solo un’unione monetaria e il problema diventa dunque più serio.