Toto-nomine a Unicredit: sarà un asso di Merrill Lynch il nuovo ad?

di Redazione Wall Street Italia
24 Settembre 2010 10:06

Cresce la trepidazione per conoscere il nome del successore di Alessandro Profumo alla guida di Unicredit. I comitati strategico, governance e remunerazioni dell’istituto di Piazza Cordusio, secondo quanto riferito da due fonti a Reuters, hanno avviato le discussioni sul profilo del nuovo amministratore delegato.

Diversi quotidiani riportano poi contatti fra i soci di UniCredit e Andrea Orcel, banchiere d’affari di Bofa-Merrill Lynch, visto da molti come il candidato principale a sedersi nella poltrona di amministratore delegato della banca.

E’ su questo nome che oggi convergono più quotidiani tra cui Repubblica, Il Sole 24Ore e il Messaggero. Ieri il banchiere avrebbe avuto un “colloquio di assunzione” segreto – scrive Repubblica, con il presidente Dieter Rampl, il vicepresidente Palenzona e il presidente di della Fondazione CariVerona, Paolo Biasi.

Secondo il Sole, Rampl non ci sarebbe stato. Orcel è stato “consulente fisso di Profumo – aggiunge il Sole – “in ogni grande operazione di fusione e acquisizione”.

MF, però, punta sul candidato interno, affermando che soci e consiglieri sono orientati su Roberto Nicastro. MF, inoltre, riferisce di voci di uscita di Sergio Ermotti, responsabile della business unit corporate, investment e private banking.

Il Corriere della Sera riferisce che la Consob ha acceso un faro sui recenti movimenti del titolo, rilancia le voci su un’uscita di Ermotti e parla di un’ipotesi di direttore generale, nel quadro di un riassetto della governance per limitare i poteri dell’AD.

Il Riformista scrive infine che in pole position c’è Giampiero Auletta Armenise.

Intanto, intervistato da Libero, Guido Crosetto, esponente del PdL, ad una domanda sull’avanzata di soggetti esteri in Italia, risponde: “Il sistema-Paese deve proteggere i suoi gioielli”. E preannuncia “una riflessione in Parlamento”.

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Da La Stampa:

Il fallimento del consiglio d’amministrazione di Unicredit è peggiore di quello di Hsbc. La governance della banca italiana è più complicata e il licenziamento del suo ad è più drammatico di quello avvenuto nella banca britannica. Trovare un nuovo ad col carattere per opporsi ai politici locali e nazionali sarà un compito difficile. Non c’è da stupirsi che il titolo Unicredit sia sceso. Alessandro Profumo, ex ad di Unicredit, era tutt’altro che perfetto – la sua espansione nell’Est Europa tramite con Hvb ha influito negativamente sul valore della banca.

Ma dagli investitori esteri era visto come un baluardo tra la gestione efficiente della banca e il covo di vipere della politica italiana. Profumo aveva in gran parte tenuto a bada le fondazioni che hanno una notevole quota del capitale di Unicredit e una folta rappresentanza in Cda.

Era anche riuscito a tenersi fuori dagli accordi poco chiari di Roma – sebbene avesse macchiato la sua reputazione quando aveva aiutato il banchiere Cesare Geronzi a diventare presidente di Mediobanca al prezzo dell’acquisizione di Capitalia.

Unicredit è una banca d’importanza sistemica, non solo per l’Italia ma per l’Europa. Non sorprende che la Banca d’Italia abbia chiesto al Cda di trovare rapidamente un forte candidato. Ma questo è più facile a dirsi che a farsi. Finora, i candidati esterni di cui si parla non sembrano convincenti.

Vittorio Grilli, responsabile del Dipartimento del ministero del Tesoro è un alto funzionario pubblico, non un banchiere. Mario Greco, ad Zurich Life, è un esperto assicurativo, non un banchiere. Andrea Orcel, top manager di BofA-Merrill Lynch è un banchiere d’affari, non un banchiere commerciale. Matteo Arpe, ex ad di Capitalia, è un banchiere ma non piace a tutti. Ci sono anche candidati interni. Profumo aveva quattro vice ad.

Ma chiunque sarà nominato dovrà sempre lavorare con le limitazioni imposte dalle fondazioni e dalla politica. Profumo è stato in grado di resistere alle pressioni per indurlo a favorire gruppi particolari grazie al suo carattere forte e perché negli ultimi 15 anni aveva trasformato Unicredit da una piccola banca regionale a un gigante europeo. Il suo successore deve fare lo stesso.