Economia

Tonfo petrolio, per le aziende del settore in fumo mille miliardi in Borsa

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Non si arresta la caduta del prezzo del petrolio, che oggi ha aggiornato i minimi dal 2017 per via dell’improvvisa impennata della produzione dei mercati emergenti e le prospettive economiche negative per il prossimo anno.

Sulla scia di questi fattori, i future sul greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) sono crollati del 2,3%, a $ 53,38 al barile dopo aver toccato un minimo di $ 52,82, solo 5 centesimi rispetto al livello di $ 52,77 raggiunto martedì, che era il più basso da ottobre 2017. Male anche i future sul Brent scesi fino ai minimo da dicembre 2017 a 61,52 dollari al barile, per poi risalire a 62,13 dollari.

Per frenare la caduta verticale, e quindi contrastare l’offerta in espansione, gli analisti si aspettano che l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC) decida un taglio della produzione, in occasione della riunione prevista per il 6 dicembre.

Anche guardando avanti, il futuro non sembra roseo. A questo proposito, ieri, Jp Morgan ha rivisto nettamente al ribasso le stime sulle quotazioni del Brent per via di un rallentamento della domanda previsto per il biennio 2019-2020. In base alle ultime stime della banca d’affari, il prossimo anno, i prezzi si attesteranno in media a $73 dollari dagli $83,50 previsti in precedenza.

Pesanti le ripercussioni Borsa. Negli ultimi quaranta giorni, i titoli del comparto hanno mandato in fumo, su scala mondiale, mille miliardi di dollari. Solo le società statunitensi, quotate sullo S&P 500, hanno bruciato 240 miliardi.