Il Governo giapponese nega ieri di avere esercitato pressioni per indurre la Banca centrale a non innalzare il tasso di interesse, fermo allo 0,25 per cento. “Non c’è stata nessuna pressione politica di nessun genere”, dichiara il premier, Shinzo Abe, ad alcuni giornalisti giapponesi, nonostante alcune evidenti indicazioni emerse due giorni fa in proposito (e riportate dal Denaro), soprattutto con un clamoroso dietrofront fatto sull’argomento dal ministro delle Finanze, Koji Omi. Anche il numero due del Governo, Yasuhisa Shiozaki, interviene ieri per escludere “nella maniera più totale” che l’Esecutivo sia al corrente di intenzioni diverse del direttivo della Banca, allo scopo di premere poi in senso contrario. Gran parte della stampa nipponica scrive nelle ultime ore di queste pressioni, evidenti anche per le notorie posizioni del governatore Toshihiko Fukui, pronunciatosi più volte per un rialzo di un altro quarto di punto dopo quello che in luglio pose termine a un’annosa politica antideflazionistica di tassi zero. Fukui, coinvolto in alcuni scandali al termine del mandato del predecessore di Abe, Junichiro Koizumi, si sarebbe trovato costretto a cedere dopo un lungo braccio di ferro, conclusosi a scapito delle rivendicazioni di autonomia dell’istituto di emissione. I motivi ufficialmente addotti ieri per non procedere al rialzo riguardano la debole ripresa dei consumi interni e delle tendenze inflattive. In realtà, tuttavia, come indicato da diverse fonti giornalistiche, si tratterebbe di ragioni essenzialmente politiche: Abe, in particolare, avrebbe voluto mantenere basso il costo del denaro per venire incontro a molti piccoli e medi imprenditori legati a doppio filo con la base del partito conservatore. Al di là di qualsiasi smentita, comunque, molti osservatori ritengono che la sofferta decisione annunciata ora dalla Banca del Giappone sia destinata ad acuire le tensioni nella maggioranza conservatrice, gettando anche crescenti ombre sui rapporti già difficili tra Abe e i vertici finanziari e imprenditoriali. La Banca centrale si limita a dire che la crescita del Giappone è più debole di quanto previsto tre mesi fa. In una nota, l’istituto guidato da Fukui spiega anche che l’inflazione sta risalendo più lentamente di quanto previsto a ottobre, quendo la Banca centrale dice che i prezzi al consumo sarebbero saliti dello 0,3 per cento nell’esercizio 2006-07 che termina a marzo.
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