Nei primi otto mesi 2006, rispetto al medesimo periodo 2005, si è attestata sul -1,1 per cento la diminuzione delle importazioni del Giappone dall’Italia nel valore espresso in dollari, mentre i dati di base denominati in yen segnalano un netto aumento (del 6,7 per cento). La differenza di circa otto punti percentuali è attribuibile, in primo luogo, al sensibile apprezzamento della valuta unica europea su quella nipponica, verificatosi nell’arco degli ultimi dodici mesi. Nel periodo gennaio-agosto 2006, le importazioni dall’Italia hanno frenato a 4.734 milioni di dollari Usa, mentre le analoghe esportazioni sono aumentate a 4.103 milioni. Riguardo agli scambi commerciali complessivi del Giappone, le importazioni sono aumentate su base annuale del 12,5 per cento a 378.486 milioni di dollari, le esportazioni del 7,7 per cento a 416.802 milioni e l’avanzo commerciale si è ridotto del 24,5 per cento. Le importazioni sono cresciute dalla Cina (6,9 per cento), dalla Corea del Sud (12,6 per cento), dai paesi Opec (39 per cento) e dagli Usa (5,1 per cento). Dei primi quattro paesi fornitori appartenenti all’Unione Europea (che complessivamente ha fatto registrare una flessione dello 0,9 per cento), soltanto la Francia (4,7 per cento) e il Regno Unito (0,4 per cento) sono in crescita. L’apprezzamento dell’euro a un livello record ancora penalizza, soprattutto, i prodotti provenienti da Germania e Italia. Le esportazioni nipponiche sono aumentate verso la Cina (15,5 per cento), la Corea del Sud (8,4 per cento) e gli Usa (7,6 per cento), mentre hanno perso in direzione dei paesi Asean (-1,9 per cento), di Taiwan (-0,7 per cento) e della Francia (-5,1 per cento). Focalizzando l’attenzione sulle importazioni dall’Italia, sono cresciute le categorie merceologiche dei lavori in pelle (8,1 per cento), dei prodotti farmaceutici (1 per cento), delle macchine elettriche (47,3 per cento), delle plastiche (13 per cento). Per il settore alimentare segnaliamo i buoni aumenti dei vini (5,8 per cento), dell’olio d’oliva (5,2 per cento) e l’impeto delle acque minerali (47,5 per cento). Infine, prosegue l’ottimo andamento per gli articoli di ferro e acciaio che hanno guadagnato il 47,8 per cento.