Società

TOH, UN PAESE SERIO

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L’ Italia esce da giornate orribili scoprendosi inaspettatamente seria. Si temevano le reazioni isteriche dei politici, il rancore sguaiato dei parenti, la retorica appiccicosa delle tv, un sostanziale menefreghismo da parte dei cittadini, resi cinici dal concatenarsi di troppi orrori.

Invece si è ripetuto quel che accadde dopo i grandi attentati di mafia e Brigate Rosse. Il dibattito in Parlamento è stato degno di una nazione civile, tanto che si stentava a riconoscere in quelle maschere severe i piazzisti di mille dichiarazioni fumogene.

Le famiglie dei caduti, al Nord come al Sud, hanno espresso il loro strazio con una compostezza più commovente di qualsiasi sceneggiata. L’informazione televisiva è stata meno nevrotica del solito e la Rai ha saputo persino scusarsi per aver oscurato il minuto di silenzio della Nazionale con una raffica di spot (adesso però ne devolva il provento alle famiglie in lutto).

E’ stata soprattutto la gente comune a dare il segno di un’Italia cosciente di sé. Quei fiori deposti a capo chino davanti alle caserme. Quel dolore senz’odio che ha riempito i siti web e le redazioni dei giornali. Come se la patria degli individualisti avesse improvvisamente scoperto di essere una nazione.

Qualcuno dirà che stiamo copiando gli americani anche in questo. Altri vi troveranno le ragioni di una sopravvivenza bimillenaria: sempre sull’orlo del baratro, ma al momento decisivo non caschiamo mai. Una cosa è certa: le tragedie ci fanno migliori. E’ l’ordinaria amministrazione che ci frega.

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