La società di telefonia mobile TIM riporterà un utile netto per il 2000 di €1,8 miliardi, in crescita di circa il 16%, secondo gli analisti sentiti da WallStreetItalia. Ma non c’è unanimità sulle prospettive della società per il 2001.
TIM comunicherà i dati di bilancio sul 2000 entro marzo. Le attese degli analisti convergono su un utile netto di €1,8 miliardi contro i €1,55 del 1999, con una crescita del 16%, e un fatturato in crescita dell’8% rispetto ai €745 miliardi dell’anno precedente, intorno agli €8 miliardi: Dresdner Kleinwort punta su €7.895 milioni; una primaria Sim milanese su €8.030 milioni; Banca Leonardo su €8.000 milioni.
Alla base di questo miglioramento dei conti, spiegano gli analisti, c’è innanzi tutto la crescita del numero dei clienti, “a fronte – sottolinea Paola Toschi di Banca Leonardo – del calo del fatturato medio per utente”. E’ migliorata anche l’efficienza, fa notare Toschi.
Gli esperti di Dresdner Kleinwort sottolineano il miglioramento della parte finanziaria e l’apporto positivo derivante da “una minore imposizione fiscale, che nel 2000 è scesa dal 40% al 38%”.
Sulle stime per il 2001 tuttavia gli analisti si dividono. “Gli anni del boom sono finiti per Tim – sentenzia l’analista della primaria Sim – le sue quote sono decrescenti e comincia ad accusare la concorrenza, con Wind che va bene e Blu che sta partendo”. La primaria Sim assegna un prezzo obiettivo a dodici mesi pari €7,9. “Per noi – spiega l’analista – la visione è negativa; il nostro consiglio è underperformer,” cioè il titolo guadagnerà meno di Piazza Affari in generale.
Toschi, invece, sottolinea la qualità dell’azienda, “che non si discute: è una delle poche in Europa ad avere una posizione finanziaria netta positiva, e vanta una forte presenza internazionale”. Banca Leonardo assegna un prezzo obiettivo a dodici mesi pari a €12.
Meno ottimista Dresdner Kleiwort, che assegna un prezzo obiettivo a dodici mesi pari a €10.
Giovedì il titolo a Piazza Affari ha chiuso a €8,86.
