Il settore tlc è stato tartassato da una serie di notizie negative.
Il primo segnale di allarme è arrivato dalle società di telefonia mobile accusate di essere monopoliste in alcuni mercati e di aver fatto “cartello” in altri. Entro la fine del mese l’Unione Europea potrebbe tagliare il costo delle telefonate da fisso a mobile e in una siffatta ipotesi le società telefoniche potrebbero vedere ridursi i profitti di circa otto punti percentuali.
Sotto accusa ci sarebbero da un lato il “roaming” internazionale (seconda la Commissione Ue i costi per l’Utente sarebbero cinque volte superiori al reale costo della società telefonica) e dall’altro il caro prezzi legato alle telefonate dal fisso al mobile (i prezzi sarebbero 10 volte superiori a quelli delle telefonate tra i cellulari).
A buttare ulteriore benzina sul fuoco, poi, sono arrivati i dai di bilancio di Deutsche Telekom che, seppur in crescita, sono stati inferiori sia rispetto alle stime degli analisti sia rispetto a quanto dichiarato inizialmente dalla società stessa. Il primo trimestre 2002 per DT si è chiuso con un margine operativo lordo di €3,782miliardi. E se da un lato il mol è aumento su base annua di oltre quattro punti percentuali, dall’altro il dato non ha rispecchiato le previsioni degli analisti che si aspettavano un Ebitda (margine operativo lordo) compreso tra i €3,79 e i €4,1miliari. In crescita anche i ricavi, che si sono attestati a €12,8miliardi (+15%). Il dato, però, non ha rispecchiato quanto dichiarato dalla società stessa circa un mese fa.
Il risultato peggiore, comunque, ha riguardato la perdita netta a livello di gruppo che è salita dai €358milioni di un anno fa agli attuali €1,8miliardi. Il riflesso sull’Eurostoxx Telecom, ovviamente è stato tutt’altro che positivo. L’indice europeo del settore tlc si è allontanato dai massimi fatti registrare nella seduta di Borsa del 17 maggio a 377 punti archiviando l’ultima ottava di contrattazioni a quota 350 punti (chiusura di venerdì 24 maggio).
Ma nulla è perduto e, seppure messo “k.o.” dalle notizie poco rassicuranti proveniente dall’Unione Europea e da DT, il settore “Telecom” potrebbe riuscire a rialzarsi prima che “l’arbitro abbia contato fino a 10” .
Da un punto di vista tecnico, è fondamentale per una ripresa del movimento ascendete che l’Eurostoxx Telecom non rompa al ribasso il supporto statico e dinamico individuabile a quota 335 punti, livello attorno al quale transita la trendline rialzista in atto dai minimi di settembre 2001.
In caso contrario, infatti, l’indice settoriale di riferimento potrebbe scivolare pericolosamente a ridosso di quota 320. Un primo segnale di forza, invece, arriverà da un ritorno dei prezzi al di sopra di 355 punti; in tal caso l’Eurostoxx Telecom potrebbe spingersi al rialzo prima verso 375 e successivamente verso quota 385 punti, media mobile a 40 giorni. Per poter auspicare una definitiva inversione di tendenza, comunque, bisognerà attendere conferme al di sopra di 440 punti, livello attorno al quale transita la trendline ribassista originata dai massimi di novembre 2001.
La view, dunque, continua a essere positiva, almeno fino a quando le quotazioni dell’Eurostoxx Telecom si mantengano al di sopra di 335 punti.
Telecom e Tim, che nell’ultima ottava hanno retto bene alla debolezza generalizzata di Piazza Affari, sembrano rappresentare delle ottime opportunità di investimento.
Per la prima un importante segnale di forza arriverà da un ritorno delle quotazioni al di sopra di quota €9, media mobile a 40 giorni. E questo potrebbe rappresentare un corretto entry price in un’ottica di medio lungo periodo. La rottura al rialzo di €9, infatti, consentirebbe al titolo di riprendere il movimento ascendente che lo caratterizza dai minimi di settembre 2001 con obiettivi individuabili a €9.50 prima e in area €10-€10.20 successivamente.
Un adeguato livello di stop-loss potrebbe essere posizionato in area €8.70, livello al di sotto del quale i corsi andrebbero immediatamente a testare l’area di supporto individuata a €8.50-8.30. L’eventuale cedimento di €8.30, poi, farebbe scivolare le quotazioni del titolo prima verso €8.10 e successivamente verso quota 7.70 euro, 61,8% di ritracciamento del rialzo messo a segno tra settembre e novembre.
Per entrare in acquisto su Tim, invece, bisognerà attendere la rottura al rialzo di quota €5, livello attorno al quale transita la trendline ribassista in atto dai massimi di dicembre 2001. Sopra tale resistenza si aprirebbero margini di ascesa prima verso €5.15 e successivamente verso quota 5.35.
Dei chiari segnali di debolezza, invece, arriveranno soltanto da una discesa dei corsi al di sotto di €4.50; in una siffatta ipotesi, infatti, le quotazioni del titolo potrebbero scivolare pericolosamente in direzione di €4.33, minimi fatti registrare nella seduta del 21 settembre 2001. Tim, inoltre, è stata promossa a pieni voti da Jp Morgan che da un lato ha confermato il suo giudizio positivo sul titolo, ma dall’altro ha abbassato il target price a quota €6. E quota €6 (trendline ribassista in atto dai massimi di maggio 2001) rappresenta proprio il livello chiave da superare per poter auspicare una definitiva inversione di tendenza.
*Gabriele Petrucciani è analista finanziario indipendente di Milano.