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TLC: SFR SI PIEGA SULLA PRIMA TRANCHE UMTS

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SFR, il secondo operatore di telefonia mobile francese, ha deciso di pagare il primo versamento per la licenza UMTS (telefonia di terza generazione) allo Stato.

La società del gruppo Vivendi Universal aveva annunciato domenica di aver depositato €619 milioni su un conto bloccato della Caisse des dépôts et consignations dichiarando di voler negoziare con i poteri pubblici “una soluzione equilibrata su basi pragmatiche e reali”.

In un comunicato, ha espresso la sua volontà di proseguire “le discussioni approfondite” con il Governo e l’ART (l’Autorità per le telecomunicazioni) e indicando che devono portare “ad una nuova definizione dei prezzi delle licenze e a modalità che non si limitino a trovare dei semplici aggiustamenti di tesoreria”
E anche se ha accettato di pagare il dovuto allo Stato, SFR ha detto di riservarsi « tutti mezzi di diritto in caso le discussioni in corso non otterranno una soluzione adatta al nuovo contesto economico, da qui alla fine dell’anno”.

Un porta parola del ministro dell’Economia e delle Finanze ha dichiarato che SFR ha pagato “senza condizioni” e che c’erano state discussioni “normali” tra gli operatori e lo Stato e che questo non si era impegnato per una modifica dei prezzi delle licenze.

Sul caso intanto c’è chi getta acqua sul fuoco come il segretario di Stato all’industria, Christian Pierret, che ha fatto sapere che le discussioni si tengono in “un quadro aperto e costruttivo”e che proseguiranno “con questo spirito”.

Guy Carcassonne, consigliere giuridico del gruppo Vivendi, ha spiegato lunedì che i prezzi dell’UMTS, fissati nella primavera del 2000 in piena euforia per il settore delle tlc, non ha “più alcuna giustficazione” oggi.

Intanto, sulla questione è intervenuto il Credit Suisse First Boston che ha rilevato come il caso Vivendi-Stato francese possa creare un precedente destabilizzante per il sistema societario transalpino.

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