Economia

Tlc: con Iliad emorragia di clienti per altri operatori. Sindacati insorgono

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La concorrenza di Iliad si fa sentire sugli altri operator, specie su Wind-Tre che ha reso noto il bilancio consolidato intermedio al 31 marzo 2018, in cui viene accuratamente dettagliata la  situazione economica dell’azienda.

Ebbene l’ingresso all’interno del mercato italiano, del quarto operatore Iliad e delle sue nuove offerte ha provocato una vera e propria emorragia di utenti mobili iniziata già nel trimestre gennaio-marzo 2017, con la perdita di quattrocentomila clienti e continuata nei mesi a seguire. Nel dettaglio, rivela il bilancio, da aprile a giugno 2017 sono stati persi altri seicentomila utenti, poi cinquecentomila nel periodo Luglio-Settembre 2017, ancora trecentomila nell’ultimo trimestre del 2017.

Iliad quindi ha che da festeggiare visto che dopo aver raggiunto la soglia di 1 milione di utenti ha deciso di prorogare la sua offerta low cost – minuti e Sms illimitati, 30 GB al mese in 4G/4G+ in Italia, minuti illimitati verso 60 destinazioni estere e numerosi altri servizi, a 5,99 al mese per sempre – ad altri 200mila utenti. Ma come rovescio della medaglia la compagnia telefonica francese guidata da Xavier Niel deve affrontare un problema di sindacati in Italia.

Nelle ultime ore le sigle sindacali Slc Cigil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno chiesto un incontro urgente  con i vicepremier Di Maio e Salvini per prendere in esame le questioni occupazionali e di sicurezza collegate ad Iliad.

“Illiad ha una struttura occupazionale di circa 200 dipendenti ed utilizza per la quasi totalità tecnologie  e infrastrutture di altri operatori impegnati ad investire in banda ultralarga e servizi innovativi, con strutture di costi non paragonabili ad un’azienda “virtuale” come l’operatore low cost francese, mettendo a rischio la tenuta occupazionale dell’intera filiera delle telecomunicazioni”.

Così si legge nella nota congiunta che si conclude con un appello:

“Chiediamo al Ministero del lavoro e dello Sviluppo Economico, nonché per la parte di sicurezza nazionale al Ministero degli Interni di aprire una istruttoria per verificare le condizioni di lavoro, il rispetto degli impegni che Illiad avrebbe dovuto osservare a seguito dell’autorizzazioni delle Authority e delle leggi dello stato in materia di sicurezza pubblica”.

Nel mirino dei sindacati oltre alle condizioni di lavoro in Iliad anche le cosiddette Simbox (distributori automatici) che, dicono le sigle “pongono interrogativi sul rispetto delle norme in materia di sicurezza e in particolare delle norme sull’antiterrorismo internazionale – decreto legge 27 luglio 2005, n. 144”.

Immediata la replica della stessa Iliad che snocciola numeri.

“Iliad ha creato in pochi mesi un indotto di circa 1.500 posti di lavoro in Italia, tra diretti e indiretti. L’azienda sta sviluppando la propria infrastruttura di rete su tutto il territorio nazionale, pertanto non è e non può essere definito come un operatore virtuale (…) Iliad si distingue da diversi altri operatori, perché fornisce assistenza agli utenti esclusivamente con strutture e personale localizzati in Italia (…) ribadisce di essere conforme alla normativa sulla sicurezza e di verificare e convalidare l’identità di ogni acquirente come condizione indispensabile e precedente all’attivazione delle sim”