Società

TITOLI TOSSICI ALL’ASTA

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Le aste di titoli «tossici» proposte dal ministro del Tesoro americano Tim Geithner sono un piano ragionevole e possono funzio­nare: forse non saranno suffi­cienti a risolvere da sole la cri­si finanziaria, ma sono un passo importante nella dire­zione giusta.

Lo spiega a CorrierEcono­mia il premio Nobel 2007 per l’Economia, Eric Maskin, do­cente di Princeton, teorico di come disegnare le aste per ot­tenere i migliori risultati pos­sibili e che per questo è stato consultato anche dalla Ban­ca d’Italia sulle aste dei Bot. Il piano di Geithner è contro­verso: lo ha bocciato sul New York Times un altro Nobel dell’Economia, Paul Stiglitz perché troppo favorevole a Wall Street, mentre il Wall Street Journal ha criticato l’idea che solo pochi grandi operatori finanziari possano partecipare alle aste. Anche secondo Maskin è importan­te che ci sia molta competi­zione fra i potenziali compra­tori.

Non ne puoi piu’ della Borsa? Sbagliato, perche’ qualcuno guadagna sempre. Prova ad abbonarti a INSIDER: costa meno di 1 euro al giorno. Clicca sul
link INSIDER

Perché questa volta il pia­no dovrebbe funzionare? Che differenza c’è con quel­lo simile dell’ex ministro Paulson?

«Quel piano, mai stato at­tuato, prevedeva un solo compratore, il governo, in un meccanismo di asta al contra­rio: erano le banche che offri­vano prezzi sempre più bassi per riuscire a vendere i titoli e l’equilibrio era raggiunto quando l’offerta eccedeva la domanda. Il rischio era che i prezzi scendessero troppo, sotto il valore reale, vanifican­do lo scopo di ricapitalizzare le banche».

E il nuovo meccanismo?

«È migliore, perché è un’ asta normale con potenzial­mente molti compratori, quindi è più probabile che il prezzo finale rifletta il valore reale».

Ma come fanno i compra­tori a valutare i titoli tossici, se i modelli matematici con cui erano stati creati e ven­duti si sono rivelati sbaglia­ti?

«Il grosso problema di quei modelli è aver sottovalutato le probabilità di default dei mutui alla base di qui titoli ovvero la possibilità che i prezzi delle case crollassero come è successo. Tuttora non sappiamo dove andran­no a finire le quotazioni del mattone, ma basta che i par­tecipanti alle aste siano in grado di fare una scommes­sa, assumendosi i relativi ri­schi come sempre succede quando si decide di investire in qualsiasi impresa o titolo sperando di guadagnarci».

Oggi però è proprio la vo­glia di rischiare che sembra scomparsa… «È vero, siamo passati da un eccesso all’altro, dall’assu­mersi troppi rischi all’evitarli del tutto. Per questo il gover­no ha introdotto un sussidio per incentivare i compratori nelle aste dei titoli tossici, di­ventando socio in pratica di chi fa le offerte: così dovreb­bero alzarsi i prezzi fino a un livello accettabile dalle ban­che. E per cambiare la psico­logia del mercato sono anche importanti le misure di stimo­lo economico già avviate».

Ma se per paura che si sco­pra il loro stato di insolven­za i top manager delle ban­che continuano a rifiutare di vendere i titoli, che cosa succede?

«Il governo può usare il suo potere di moral suasion e far capire che alla fine, co­munque, scoprirà il vero sta­to di salute delle banche e, se sarà necessario, prenderà al­tre misure compresa la nazio­nalizzazione di quelle insol­venti». (M.T.C.)

Copyright © Corriere della Sera. All rights reserved