Società

TITOLI ANTI-ORSO

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) –
Un’estate con l’Orso? Magari no, ma dopo i fuochi d’artificio vissuti nei primi mesi dell’anno, soffia sempre più forte il vento della correzione: giovedì 26 luglio lo S&P 500 ha preso una bella sberla, cedendo in una sola seduta il 2,33 per cento. Un tonfo che ha contribuito, e come poteva essere altrimenti, a far scivolare ancora le Piazze europee.

Tra queste proprio Milano è quella che, da inizio anno, fa segnare il peggiore saldo con un ribasso di oltre il 3 per cento. Dimenticare le Borse, quindi? In realtà, a guardare tra le pieghe del listino, si possono trovare delle società con i conti in regola che hanno buone prospettive per tornare a salire. Aziende solide dai buoni fondamentali e ricchi dividendi, che godono di un consenso diffuso tra gli esperti. Insomma un po’ titoli rifugio un po’ Belle Addormentate.

Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER

UNA LUCE NEL BUIO. Come Enel su cui si sprecano le lodi: negli ultimi due mesi ha ricevuto quasi solo raccomandazioni di acquisto con target che partono dagli 8,81 euro di Kepler e arrivano ai 9,50 di Centrosim ed Exane. Perfino chi invita alla prudenza come Cheuvreux (underperform) fissa un target a 8,6 euro, il 15% in più circa rispetto agli attuali livelli di contrattazione.

Eppure non si muove. A riportate l’attenzione sul colosso elettrico potrebbe concorrere la partenza dell’Opa, lanciata dal colosso elettrico, guidato da Fulvio Conti, insieme ad Acciona, sulla spagnola Endesa (di cui già ora i due gruppi controllano il 46,01%). Ormai, con il via libera della Consob spagnola, è questione di giorni, dopodiché si inizierà a parlare di progetti industriali e sinergie, un newsflow che dovrebbe sostenere la performance del titolo che vanta multipli a sconto (tratta a 14,3 volte gli utili 2007 rispetto a una media europea di settore che oltrepassa le 18 volte) e un rendimento estremamente attraente (il dividend yield atteso per l’anno prossimo si attesta intorno al 7%, rispetto alla media europea che viaggia intorno al 4,2%). Dopo l’aggregazione nascerà il secondo player europeo dell’energia elettrica con 57,6 milioni di clienti, 79GW di potenza installata e una presenza in 22 paesi.

Endesa, inoltre, porta in dote il nucleare, il rafforzamento nel carbone e nelle energie rinnovabili, oltre ad una diversificazione geografica complementare a quella di Enel, ad iniziare dalla Spagna (un mercato con tassi di crescita al 4% rispetto ad una media europea dell’1,9%) e dall’America Latina. L’operazione, a giudizio di Rasbank, è accrescitiva a livello di eps, già dal primo anno, del 35 per cento. I punti deboli? Ovviamente ci sono, soprattutto legati al rischio regolatorio. Ma i prezzi già appaiono scontarli abbondantemente.

FINANZIARI DA RISCOPRIRE?. Tra i gruppi rimasti in ombra, si segnala poi Intesa SanPaolo. «Dopo la recente debole performance dello share price vediamo ora un potenziale upside del 15% sul titolo» spiega, in modo prosaico, Banca Leonardo in un recente report in cui alza il target a 6,24 euro (da 6,20) con una raccomandazione a buy (da hold). Il resto lo fanno i multipli attraenti (il titolo tratta a 10,5 volte gli utili attesi sul 2008) e le buone prospettive di crescita con un utile stimato da Mediobanca (outperform) in crescita media annua del 15% fino al 2009.

Certo, non mancano i problemi sotto il profilo della crescente pressione competitiva e regolatoria del mercato italiano (di cui la banca guidata da Corrado Passera ha il 25% circa), «ma questo è compensato dai benefici dell’integrazione in corso (all’incirca 1,4 miliardi di euro di sinergie entro il 2009, ndr) e da una forte capitalizzazione (7,1% Tier capital dopo l’operazione su CariFirenze, ndr), che dovrebbe implicare una generosa politica dei dividendi (7,6% yield nel 2007 e, 6% nel 2008-09, ndr)» annota Banca Leonardo. Indicazioni che dovrebbero trovare conferma con la revisione del piano industriale attesa per l’autunno con l’inclusione di CariFirenze.

«L’operazione, anche se in apparenza è cara (CariFirenze è stata valutata implicitamente 22 volte gli utili 2008 rispetto alle 13,3 volte della operazione Unicredit/Capitalia, ndr), ha una forte connotazione strategica», evidenzia Citigroup visto che permette a Intesa SanPaolo di rafforzare l’esposizione in Toscana dove il gruppo non ha ancora raggiunto una consistente massa critica. «Inoltre – aggiunge l’istituto di credito che sul titolo ha una raccomandazione buy con target a 6,50 euro – Intesa utilizza capitale in eccesso per crescere nel mercato domestico più economico rispetto a quello europeo».

Nel parterre dei gruppi rimasti al palo compaiono anche Generali e Mediolanum. Il Leone di Trieste, visti i limiti alla crescita in Italia per motivi di Antitrust, sta portando avanti, lentamente, una strategia di conquista di nuovi territori: Turchia, Russia, Est Europa (grazie anche alla recente alleanza con Ppf per Ceska), Cina e India. Le risorse non mancano: il Leone può contare su oltre due miliardi di capitale in eccesso. Qualche indicazione dovrebbe arrivare a settembre con la revisione del piano triennale che si svilupperà su due strade: l’espansione sia nel private equity che nel business sanitario e pensionistico, un’attività quest’ultima in decisa espansione visto il ritmo di invecchiamento della popolazione. Non fa meglio Mediobanca primo azionista del Leone con il 15,8%, una quota che rappresenta il 40% del Nav di Piazzetta Cuccia. Consenso uniforme per Mediolanum: in due mesi sono tre le raccomandazioni di acquisto.

Tradizionalmente Mediolanum amplifica l’andamento del mercato, negli ultimi mesi però è sceso un po’ troppo (-9,7% da gennaio). Potrebbe quindi esserci spazio per il recupero. Il gruppo fondato da Ennio Doris gode di una serie di vantaggi competitivi: la vasta rete di consulenti (più di sei mila), l’organizzazione verticale, il brand, l’offerta propria e i 33,5 miliardi di capitale amministrato (52% nel vita) che dovrebbe continuare a crescere del 10% l’anno fino al 2010. Un modello che viste le dimensioni e le potenzialità di Mediolanum potrebbe attrarre eventuali partner. «Un accesso raro e quindi pagato lautamente al mercato, come dimostrano le 2,5 volte l’embedded value riconosciute da Axa a Bmps Vita», scrive Exane Bnp Paribas secondo cui Mediolanum tratta a 1,3-1,2 volte l’embedded value 2007-08.

UN PIZZICO DI FASHION. Qualche scintilla potrebbe portarla infine Safilo, numero due nella produzione di occhiali di lusso. Il gruppo di Vittorio Tabacchi, nonostante il rilancio industriale, i buoni fondamentali e un posizionamento in una fascia molto elevata di prodotti, ha finora sofferto del confronto con Luxottica. A raccomandarne l’acquisto, negli ultimi due mesi, sono stati: Akros (accumulate a 5,10 euro), MB (buy a 6,10 euro) e Ubs (buy2 a 5,30 euro). Piacciono i progetti di sviluppo commerciale retail. Safilo ha 160 negozi, ma l’obiettivo è arrivare a 700-1.000 vetrine entro il 2010. Questa strategia dovrebbe sostenere una crescita media annua fino al 2009 del 7,1% a livello di fatturato e del 34,5% per l’eps. Un ritmo di marcia che rende ancora più attraenti i multipli di Safilo: stando al consenso Bloomberg il titolo tratta 15,3 l’utile 2008, rispetto alle 20 volte di Luxottica.

Copyright © Bloomberg – Borsa&Finanza. Riproduzione vietata. All rights reserved