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TIM-TELECOM: MIGLIAIA DI ESUBERI?

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(WSI) – La primavera del 2005 sarà quella della “grande fusione”: Tim, Telecom Italia Mobile, la “gallina dalle uova d’oro” del Gruppo Telecom Italia, la società più profittevole del listino italiano ed una delle più profittevoli in Europa, sarà fusa con la casa madre Telecom Italia, dalla quale si era staccata nel 1994 su costrizione dell’allora appena nata Antitrust.

Telecom Italia che era a sua volta appena nata, con la fusione di Sip Italcable, Telespazio e l’Azienda di Stato per i servizi telefonici, fu costretta a cedere la divisione di telefonia mobile per non scoraggiare l’appena nata Omnitel dell’Ingegner De Benedetti. La vita della “figlia” di Telecom Italia, la Tim è stata particolarmente fortunata: è il primo gestore mobile europeo, ha superato la mamma come numero di abbonati, come ricavi e ricavi medi per abbonato, come utili. Ora, però, è venuto il momento di tornare a casa: i ricchi profitti di Tim servono a Tronchetti Provera per fronteggiare il debito Telecom Italia che pur sotto i 15 miliardi di euro, rimane sempre grande come una finanziaria dello Stato italiano.

Tronchetti Provera in questi anni ha sempre dichiarato che la fusione Tim-Telecom Italia non è all’ordine del giorno, che le due aziende sono in competizione tra di loro ma, intanto, ha reso comuni molti servizi: dal legale alla pubblicità, da alcuni negozi di Gruppo ai servizi generali, le due aziende sono sempre più integrate e dipendenti dall’unica testa che sta nel nuovo fiammante palazzo, accanto a Mediobanca a Milano dove ci sono la sede legale e la direzione generale del gestore telefonico.

Uno dei problemi che, però, sorgeranno subito con la fusione è quello degli esuberi di personale: i 75.000 dipendenti di Telecom Italia e i 10.000 di Tim sono troppi, tra i 75.000 di Telecom Italia ancora troppe vecchie anzianità mentre in Tim il personale è molto giovane, fresco e ad alta scolarità. L’innesto delle giovani professionalità Tim in Telecom Italia è interessante anche perché a causa della giovane età in Tim il costo del lavoro è più basso, si usa molto personale inerinale, c’è un’organizzazione del lavoro più flessibile che nella “vecchia” Telecom e, alcune indennità economiche aggiuntive, oggi riconosciute ai dipendenti Tim, con la fusione sparirebbero con un ulteriore abbassamento dei costi.

Rimane che, comunque, con la fusione c’è qualche migliaio di posti che cresce, forse 3.000 secondo stime prudenti, soprattutto nelle funzioni di direzione generale oggi concentrate a Roma che dovrebbero smagrire ed essere trasferite a Milano, oggi cuore dell’impero Telecom Italia. Senza una leggina ad hoc come quella che dal 1998 al 2004 ha permesso ad un’azienda come Telecom Italia, dai ricchi bilanci in attivo, di utilizzare cassa integrazione e, soprattutto mobilità, per “esodare” il personale in esubero non se ne esce.

Allora fu il Governo di CentroSinistra a concedere questa deroga, in nome del riinnovamento del mix occupazionale, adesso ci dovrebbe pensare Berlusconi e, forse, anche di questo si è parlato nel recente incontro Tronchetti-Berlusconi, avvenuto a Palazzo Chigi e che ha scatenato i rumors borsistici a proposito di un’imminente fusione Tim-Telecom Italia.

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