(WSI) – Quando si analizza lo stesso problema a lungo e a breve termine spesso si giunge a conclusioni diametralmente opposte. E’ il caso, per esempio, della minaccia posta dal terrorismo di matrice islamica alla sicurezza degli Stati Uniti.
Mapping the Global Future è un dossier accessibile al pubblico in cui il Consiglio nazionale dell’intelligence discute il proprio ruolo futuro, in quanto centro di studio strategico per il governo di Washington, a lungo termine. Negli ultimi sette anni sono stati stilati tre dossier di questo tipo: il primo analizzava i trend globali fino al 2010, il secondo fino al 2015, mentre è stato pubblicato giovedì un terzo dossier che prende in considerazione lo scenario internazionale fino al 2020.
Rispetto ai due progetti precedenti, quest’ultimo si è basato su simulazioni computerizzate e una consultazione di oltre un migliaio di esperti, che collaborando tra loro e in base alle rispettive competenze hanno contribuito a sviluppare il futuro scenario politico, strategico e della sicurezza da oggi al 2020, lavorando per circa un anno. I risultati dei vari workshop sono a disposizione del pubblico sul sito internet della Cia cliccando sulla pagina del National Intelligence Council.
Una della conclusioni a cui gli esperti del Consiglio d’intelligence sono giunti è che il terrorismo di matrice islamica è destinato ad aumentare nei prossimi anni che, come in molti sostenevano già da prima, la globalizzazione fornirà agli estremisti mezzi sempre maggiori e a basso costi e che (forse è questa la notizia meno aspettata) il terrorismo diverrà sempre più innovativo: «I terroristi probabilmente saranno più originali, non tanto per quel che riguarda la tecnologia o le armi di cui faranno uso, quanto piuttosto secondo l’aspetto operativo – cioè nell’estensione, il progetto o la logistica di supporto di ogni attacco».
Come a dire che c’è da aspettarsi un aumento della creatività del modus operandi degli estremisti indipendentemente dai progressi tecnologici che essi riusciranno a compiere; il che non significa che non stiano cercando di acquisire nuovi mezzi scientifici. Secondo il dossier, infatti, «esiste la preoccupazione che i terroristi possano impossessarsi di agenti biologici oppure, meno probabilmente, di ordigni nucleari». In particolare, la minaccia del bioterrorismo è sembrata agli esperti più reale, perché le armi biologiche «sono particolarmente adatte a gruppi piccoli e bene informati».
Stando agli esperti, infatti, in tempo di globalizzazione il terrorismo di matrice islamica andrà sviluppandosi in cellule di dimensioni sempre più ridotte e meglio addestrate , che però si terranno in contatto tra loro, e internet faciliterà la condivisione di materiali per la guerra e l’addestramento. Al Qaida, insomma, è destinata ad essere gradualmente rimpiazzata da un network di entità islamiste «sempre più decentralizzato, che si evolverà in una schiera eclettica di gruppi, cellule ed individui senza alcun quartiere generale». Davanti alla prospettiva di un simile scenario, il Consiglio d’intelligence suggerisce un approccio al terrorismo «su diversi fronti», proprio in virtù della prevista decentralizzazione e ubiquità della minaccia islamista.
Secondo il dossier, inoltre, la capacità militare, politica, e tecnologica degli Stati uniti è destinata a crescere nei prossimi 15 anni, tanto che Washington manterrà il suo ruolo di guida mondiale nonostante l’ascesa di India e Cina, che pur avrà “impatti drammatici” sull’equilibrio internazionale.